"All Born Screaming" è il settimo album di Annie Clark: “Ci sono alcuni posti, dentro di noi, che possiamo raggiungere solo se attraversiamo il bosco da soli"
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St. Vincent è tornata. La cantante e polistrumentista americana pubblica il settimo album intitolato "All Born Screaming". Questa volta Annie Clark (vero nome dietro al moniker) ha deciso di fare le cose in proprio. Ecco quindi il primo disco interamente autoprodotto da lei, aspetto che le consente di mostrarsi senza filtri: “Ci sono alcuni posti, dentro di noi, che possiamo raggiungere solo se attraversiamo il bosco da soli, per scoprire quello che il nostro cuore ha da dire”, ha spiegato la cantautrice che dal 2006 agisce abilmente ai margini del mainstream e ha conquistato tre Grammy.
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"All Born Screaming" è un invito a sfidare i limiti del possibile e a oltrepassarli, e nel realizzarlo St. Vincent si è avvalsa anche dell’aiuto di una selezione di amici e collaboratori come Dave Grohl e Josh Freese (Foo Fighters), Cate Le Bon e Stella Mozgawa (Warpaint), Rachel Eckroth, Mark Guiliana, Justin Meldal-Johnsen, e David Ralicke, che danno un imprinting rock, crudo, al disco.
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Prima della pubblicazione, è arrivato “Big Time Nothing” terza anticipazione di "All Born Screaming". Un brano perfetto per espandere la palette sonora dell'album, e insieme ai singoli precedenti "Flea" e "Broken Man" forma una triade incendiaria. "Broken Man", incrocio tra rock e funky vede alla batteria Dave Grohl, che a NME, la cantautrice ha descritto come l'ideale assaggio dell'album, rappresentando "quello splendore e quella spavalderia che senti prima che le cose vadano terribilmente storte". Il brano è accompagnato da un video per la regia di Alex Da Corte, i cui visual completano l'estetica di tutto il nuovo progetto di St.Vincent.
L’ultimo album di St. Vincent è stato “Daddy’s Home” del 2021 (ispirato al suo rapporto difficile con il padre, uscito di prigione nel 2019). Rispetto a quello il nuovo lavoro presenta chitarre e sintetizzatori analogici degli anni 70-80: "Suona urgente e psicotico, con un’atmosfera di grande intensità. Urgente e psicotico in parti uguali. È un suono di alta qualità. Nell’ultimo disco affrontavo argomenti difficili con un umorismo e un’arguzia molto pungenti. Mi mettevo una parrucca, saltellavo in giro, era così divertente. Questo disco è più scuro, più duro. Direi che è il mio disco meno divertente! Non c’è niente di carino", come ha spiegato a Mojo. "Avevo bisogno di andare più a fondo per trovare il mio vocabolario sonoro. Mi piace pensare a questo disco come a un pop che parla molto di paradiso e inferno, in senso metaforico. Il che è appropriato, perché stare seduti da soli in uno studio per così tante ore direi che è una versione dell’inferno".