Stefano Bollani, una vita improvvisando: "Se non cambio di continuo mi annoio"
© ufficio-stampa
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Lo straordinario pianista milanese sarà protagonista di due concerti a Milano e Bergamo il 16 e il 21 febbraio. Tgcom24 lo ha incontrato
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Un uomo solo con il suo pianoforte. A Stefano Bollani per fare spettacolo non serve altro. No a scalette, prove particolari, sopralluoghi: sale sul palco e inizia a suonare ispirato dal momento, dalla sala e dal suo strumento. E' quello che accadrà il 16 e il 21 febbraio, a Milano e Bergamo, con "Piano solo". "Non ho mai avuto il timore di salire in scena e non aver voglia di suonare - dice a Tgcom24 -, ma ripetere sempre le stesse cose mi annoierei".
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"Piano solo" è un viaggio senza paracadute nelle emozioni e nella storia del pianista milanese, che passerà dal Brasile alla musica degli anni 40, fino ad arrivare ai bis, dove si metterà nelle mani del pubblico mescolando, come fosse un dj, fino a 10 brani arrivati a richiesta dalla sala. Nessuna paura nel fare questo, nessun timore dell'ignoto, perché se c'è una cosa che Bollani sembra proprio non sopportare è il "noto", il prefissato, la mancanza di sorpresa e spontaneità. "Io suono dal vivo - spiega -, non avrebbe senso portare qualcosa di precotto, lo spettacolo lo cucini lì, appunto... dal vivo. Non faccio scalette e non preparo il repertorio, lo spettacolo è improvvisato al 95%".
Come ti prepari per uno spettacolo di questo tipo?
Principalmente suonando, scaldandomi. Non faccio nemmeno delle prove prima e nemmeno voglio fare sopralluoghi dei teatri nei quali devo suonare. In questo modo coniugo la mia pigrizia con la pretesa artistica: quando arriva l'impatto con il posto e con il piano sono completamente nuovi.
Ti è mai capitato che una volta arrivato sul palco non ti arrivasse nessuna ispirazione?
Se intendi che non mi venisse voglia di suonare, la risposta è no. Faccio quello che mi piace e mi pagano pure. Poi il fatto di distrarre la mente durante il giorno fa sì che arrivi alla sera con la voglia di suonare e poi il contesto è così bello... Può invece capitare che non mi piaccia come è venuto un pezzo ma il tempo di passare al successivo e già l'ho dimenticato. E con me il pubblico.
Improvvisi così tanto anche nei concerti in cui sei accompagnato da un gruppo?
Sì, ormai anche con loro abbiamo abbandonato l'abitudine di preparare una scaletta. Sappiamo che ci sono quei 30 pezzi dai quali pescare ma detto questo nel corso della serata può accadere di tutto.
Hai suonato per Irene Grandi nel suo nuovo disco. Hai mai pensato di scrivere una canzone pop?
Sì, in realtà l'ho anche fatto ma non è piaciuta. L'avevo scritta proprio per Irene: lei ha impiegato un po' di ascolti per farsela piacere, ma più l'ascoltavamo meno piaceva a me. E comunque il suo entourage era molto meno entusiasta.
PIANO SOLO
16 febbraio - Milano, Teatro Arcimboldi
21 febbraio - Bergamo, Creberg Teatro