L'artista inglese ha pubblicato "My Songs", album in cui reinterpreta 14 suoi successi tratti dal repertorio dei Police e solista. Tgcom24 lo ha incontrato
di Massimo Longoni© mayumi-nashida
Sting ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera di autore recuperando 15 tra le sue canzoni più famose di sempre, dal repertorio Police quanto da quello solista, per rivisitarli in chiave "più contemporanea". E' questo "My Songs", il nuovo album uscito da qualche giorno. "Volevo strappare questi brani dalla loro 'storicità' rendendoli attuali, sia per le tecniche prdduttive che per la mia voce, che è molto cambiata" spiega lui a Tgcom24.
In Italia per partecipare al concertone di Radio Italia in piazza Duomo a Milano, Sting ha colto l'occasione per parlare di questo nuovo progetto, che a qualcuno potrebbe sembrare l'ennesima raccolta di successi mentre nasconde un intento più nobile. "Volevo portare all'oggi quei brani che la gente conosce molto bene ma che registrate con le tecniche moderne e arrangiante con un approccio contemporaneo mostrano lati diversi - spiega -. Inoltre la mia voce è cambiata nel corso degli anni, ha una tessitura più ricca. No dico sia migliorata, è semplicemente diversa".
La scintilla è scoccata qualche mese fa, per l'esattezza quando gli è stato chiesto di esibirsi a Times Square per il Capodanno. "Mi hanno chiesto di suonare 'Brand New Day' perché è una canzone con un testo ottimista, adatto all'occasione - racconta -. Avrei cantato dal vivo sulla base registrata. Ma visto che è un pezzo che ha 21 anni ho pensato di riregistrare la base per renderla più contemporanea. Mi è piaciuto quello che ne è uscito e non solo a me perché il giorno dopo la canzone era nella top 10 di iTunes. Ho così pensato di farlo su altri pezzi". È nato così "My Songs", realizzato in meno di 4 mesi (“beh, le canzoni le sapevo già suonare” sottolinea lui ridendo) in ogni momento libero tra una data e l'altra del tour che lo ha visto impegnato con Shaggy fino a pochi giorni fa. "Sono diverse le tecniche produttive, la mia voce è più ricca e matura e forse anche il mio gusto musicale è più sofisticato. Inizialmente era un interessante esercizio di comparazione con il passato, ma poi ho deciso di pubblicare il disco perché come è stato divertente per me farlo può essere divertente per la gente ascoltarlo".
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Sting si è trovato così a riscoprire nuove sfaccettature in brani che sono patrimonio comune di più generazioni. Un'operazione non priva di rischi ma condotta con grande rispetto delle storia stessa dei brani che in molti casi si discostano impercettibilmente dal.e versione originali. "Ho portato in primo piano basso e batteria dando grande evidenza al sezione ritmica come si usa oggi". A tal proposito la canzone che ne esce più stravolta è "if You Love Somebody (Set Them Free)", con una strofa dalla rimirica dance. "È interessante che la pensiate così - dice quando glielo si fa notare -, perché in realtà tutti gli elementi di questa versione erano già in quella originale, solo che il gusto dell'epoca aveva portato a nascondere molte cose e a dare risalto ai fiati funky. Ho solo tirato fuori dal pezzo quello che nascondeva gelosamente". E questo riguarda comunque tutte le canzoni. "Non sono un jazzista ma ho la stessa sensibilità e curiosità musicale - avverte -. Anche quando suono dal vivo le mie canzoni mi piace scoprire qualcosa di nuovo. Che sia un ritmo, un'armonia, una tonalità, l'uso degli strumenti... ogni volta che scopro qualcosa di nuovo la canzoe evolve. E così è successo in questo disco".
La scelta dei brani da inserire nel disco si è deliberatamente orientata sui successi più noti, ma non per un banale motivo di appeal commerciale. "Volevo essere sicuro fossero pezzi che la maggior parte della gente conoscesse in modo da fare immediatamente un confronto ideale con la versione originale - spiega -. Per questo ho scelto solo hit. Unica eccezione è 'Demolition Man', un brano che avevo scritto inizialmente per Grace Jones e poi abbiamo registrato con i Police nell'album ‘Ghost In The Machine' e al quale sono molto affezionato".
A quasi 68 anni Gordon Matthew Sumner è ancora un artista curioso e aperto alla possibiltià di farsi sorprendere dalla musica. "Io sono sempre alla ricerca di sorprese, credo si possa sempre imparare da qualcosa che non ho mai sentito prima - ammette -. Per quanto mi riguarlda la musica non è mai finita, non si smette mai imparaare e per questo sono sempre alla ricerca della prossima scoperta. Credo di poter migliorare ancora come musicista: essere un miglior esecutore, un miglior cantante, arrangiatore e conduttore di un gruppo. Non è ancora finita". Anche per questo è praticamente dentro un "never ending" tour che, dopo averlo visto in giro con Shaggy lo vede ripartire per una lunga serie di date soliste, che toccheranno anche l'Italia, il 29 luglio al Lucca Summer Festival e il 30 a Padova all’Arena Live @ Gran Teatro GEOX. Ma non chiedetegli come sarà lo spettacolo: "Non ve lo posso dire perché ogni sera cambierà qualcosa quindi, da quando inizieremo tra pochi giorni a quando verremo in Italia, sarà molto cambiato".
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