Si chiude il caso che vede coinvolto il regista 83enne, gli Stati Uniti volevano processarlo
La Corte suprema polacca ha confermato il rifiuto di un tribunale di Cracovia di estradare il regista Roman Polanski negli Stati Uniti qualora entrasse in Polonia. Polanski è ricercato dagli Usa per un caso di stupro di una 13enne risalente a quasi 40 anni fa. L'83enne, che vive attualmente in Francia, non era presente in tribunale e il suo legale ha testimoniato a suo nome.
Il ministro della Giustizia polacco Zbigniew Ziobro aveva portato all'attenzione della Corte Suprema il verdetto del tribunale di Cracovia che a maggio aveva rifiutato la domanda di estradizione, sottolineando che nessuno è al di sopra della legge. Posizione che fa parte della campagna di rivoluzione morale del partito conservatore Diritto e Giustizia al governo.
La Corte Suprema "rigetta il ricorso", ha dichiarato il giudice Michal Laskowski, chiudendo la vicenda che è iniziata nel 1997 negli Stati Uniti dove Polanski venne accusato della violenza sessuale su Samantha Gailey, all'epoca 13enne. Il capo d'accusa venne ridotto a rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne, Polanski si dichiarò colpevole, ma temendo una sentenza più dura dei 92 giorni inizialmente comminati, fuggì in Europa.
Geimer, all'epoca dei fatti Gailey, ha pubblicato un libro sulla sua storia in cui racconta di essere stata drogata prima di essere violentata da Polanski nella casa dell'attore Jack Nicholson.