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"Quanto Basta", oltre le diversità tra pentole e padelle... nel nome dell'amicizia

Il film di Francesco Falaschi dal 5 aprile al cinema. Guarda la clip in esclusiva

05 Apr 2018 - 17:14

Arturo è uno chef talentuoso, finito in galera per una rissa, che sconta la sua pena tenendo un corso di cucina in un centro per ragazzi autistici. Guido è un ragazzo affetto dalla sindrome di Asperger. Dal loro incontro, tra pentole e padelle nasce un'improbabile amicizia, che cambia la vita di entrambi. E' questa la trama di "Quanto Basta" il film di Francesco Falaschi, con Vinicio Marchioni e Valeria Solarino, al cinema dal 5 aprile e di cui Tgcom24 vi offre una clip esclusiva...

Una storia delicata, di amicizia e passione per la cucina, che esplora le neurodiversità, quelle conclamate come l'autismo, di cui l'Asperger è una variante e quelle meno "ufficiali" come l'incapacità di controllare la rabbia, per raccontare forti emozioni e sentimenti positivi. Arturo (Vinicio Marchioni), cuoco non più di successo, con problemi di controllo dell’aggressività, “troppo bravo per i ristoranti scarsi e troppo sputtanato per quelli fighi”, incontra sulla sua strada Guido (Luigi Fedele), un mite giovane aspirante cuoco con sindrome di Asperger. Quando le circostanze lo obbligano ad accompagnare Guido a un talent culinario – manifestazione che Arturo odia - si crea un rapporto di amicizia e di fratellanza che cambierà i destini di entrambi.

"Arturo tratta Guido senza filtri, senza pietismo", spiega Falaschi, al suo quarto film e alla sua seconda prova cinematografica sul tema dell'autismo, "in modo istintivo, alla pari, talvolta sbagliando. Ma di fronte alla “neurodiversità”, che non è inferiorità, del ragazzo, Arturo tende a poco a poco a mutare il proprio comportamento e a ridefinirsi come persona". Secondo il regista la sindrome di Asperger ha un interessante aspetto metaforico e universale: alcune delle criticità che la caratterizzano, come la difficoltà (non l’impossibilità) ad entrare in empatia con gli altri, e la fatica nel capire le convenzioni sociali e le regole non scritte, sono comuni ai due protagonisti e a tutti i “neurotipici”, i non appartenenti allo spettro autistico.

Ed è proprio su questa "vicinanza" nelle diversità dei due protagonisti, ambedue ai margini della società anche se per ragioni diverse, che si concentra il film. Arturo ha una forte tendenza alla critica e alla polemica, che ha finito per emarginarlo. Guido rischia di apparire troppo normale per essere considerato bisognoso di supporto e troppo bizzarro per potersi inserire nel lavoro. Ma entrambi hanno una visione personale del cibo e della gastronomia. E a dispetto della loro eccentricità, ai fornelli sono più tradizionalisti che sperimentatori. Ed è davanti al cibo che i due trovano il loro punto d’incontro: sono rigorosi fino all’intransigenza. "Avviene così una sorta di rovesciamento di prospettiva" dice Falaschi, che fa in modo che lo spettatore si chieda chi sia quello che sta accompagnando l’altro. La diversità, vera o apparente, che sia, diventa anche una risorsa e rovescia così lo schema di rapporti tra chi aiuta e chi viene aiutato.

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