Il regista Baz Luhrmann regala scene d'effetto ma dopo due ore alcuni dettagli stancano
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"Il Grande Gatsby", tratto dal romanzo omonimo di Francis Scott Fitzgerald, al Festival di Cannes è stato accolto freddamente dalla critica e non c'è da stupirsi. Il kolossal (dura oltre due ore) firmato dal talentuoso Baz Luhrmann nel suo complesso risulta essere noioso a causa non solo dei dialoghi ma anche della scelta di soffermarsi su alcuni dettagli (inutili) psicologici. Leonardo DiCaprio in stato di grazia e colonna sonora azzeccata.
La storia è molto semplice. Lo scrittore Nick Carraway (Tobey Maguire), rinchiuso in una clinica psichiatrica, racconta e scrive la storia magica e surreale che ha vissuto qualche tempo prima. Nick si trasferisce nel 1922 a New York e il suo vicino di casa è un misterioso e giovane milionario che di nome fa Jay Gatsby (Leonardo DiCaprio). I due ragazzi entrano in contatto e Nick viene travolto dalle feste meravigliose di Jay che in realtà ha un obbiettivo preciso. Il milionario vuole riprendersi Daisy (Carey Mulligan) con cui è stato fidanzato durante la Guerra. Ma Daisy poi ha scelto di sposarsi con lo scapolo d'oro d'America Tom Buchanan (Joel Edgerton).
Baz Luhrmann è pur vero che si è preso alcune licenze poetiche rispetto al romanzo soprattutto per rendere spettacolari alcune scene, in particolar modo le feste ricche di glamour con i costumi stupendi di Prada e Miu Miu, per il resto ha cercato di prendere per mano lo spettatore in modo da comprendere la psicologia ferita di Gatsby e Nick. Il ritratto dell'America degli anni 20 è impietoso: tutti rincorrono il dio denaro dopo la depressione. Però oltre due ore di film con ritmo così lento inevitabilmente stanca e quindi tutto ciò che di bello e creativo c'era prima del finale, viene dimenticato a favore di una sceneggiatura eccessivamente sovraccarica di inutili orpelli. In compenso la colonna sonora composta dal solito collaboratore di Luhrmann, Craig Armstrong, che ha lavorato con il regista per "Moulin Rouge" e "Romeo + Juliet", è azzeccata. Si va da Jay-Z ("100$ Bill") a will.i.am ("Bang Bang"), passando per Lana Del Rey ("Young And Beautiful") e Gotye ("Hearts A Mess"). Resta inspiegabile l'utilizzo del 3D dal momento che è inutile perché grazie all'efficace fotografia e alle inquadrature la magia del film rimane intatta. Ma qualche maligno sussurra che il prezzo maggiorato serve a far lievitare i dati degli incassi. Dopo "Australia" senza dubbio Baz Luhrmann (che resta comunque uno dei registi più interessanti degli ultimi anni) vuole tornare alla spensieratezza visiva delle origini ma c'è ancora un po' di strada da fare.