PARLA IL REGISTA

Roman Polanski: "La mia venere sadica, tutta ironia e femminismo"

E' nei cinema "Venere in pelliccia", il film tratto dalla piece di David Ives ispirata al romanzo di Sacher Masoch

15 Nov 2013 - 09:41

Dopo gli applausi ricevuti a Cannes, è finalmente arrivato nei cinema "Venere in pelliccia", il nuovo film di Roman Polanski con protagonista Emmanuelle Seigner. Il soggetto, tratto dalla pièce teatrale di David Ives ispirata al libro di Sacher Masoch, ha subito ispirato il regista. "L'ironia della pièce, che talvolta sfiora il sarcasmo, era irresistibile - racconta -. Mi è piaciuto anche l’elemento femminista e ho voluto immediatamente farne un film".

In che modo ha scoperto il lavoro di David Ives, ispirato al romanzo di Sacher-Masoch?
Grazie al mio agente, Jeff Berg. L'anno scorso a Cannes, dove mi trovavo per assistere alla proiezione della versione restaurata di Tess, mi ha consegnato la sceneggiatura di 'Venere in pelliccia' e mi ha detto: "E' perfetta per te!" Non avevo molto da fare e così sono salito nella mia stanza e ho iniziato a leggerla e… ho pensato: “Sì, mi piace!" Il testo era così divertente che mi sono ritrovato a ridere da solo, il che è piuttosto raro. L’ironia della pièce, che talvolta sfiora il sarcasmo, era irresistibile. Mi è piaciuto anche l’elemento femminista e ho voluto immediatamente farne un film.

Le è familiare il mondo di Sacher-Masoch?
No, niente affatto!

E' un mondo che la attrae?
Per niente! In un certo senso lo trovo buffo. Un amico mi ha fatto vedere alcuni film pornografici giapponesi sadomaso. Folli! Al punto da essere lievemente terrorizzanti. Non avevo idea che così tanta gente potesse essere appassionata di questo tipo di cose. Intravedo un parallelismo con il punk e il gotico: c’è qualcosa di innaturale, fatto per impressionare gli altri o per seguire una moda. Penso che alcuni lo facciano per sentirsi parte di un gruppo, per essere come gli altri punk o gotici, piuttosto che per il piacere di bucarsi le guance o indossare abiti scomodi. Nel sado-masochismo c’è qualcosa di non molto diverso dal teatro: diventi regista delle tue fantasie, interpreti un ruolo, diventi un'altra persona... Il film gioca con questa teatralità, un lavoro teatrale all'interno di un lavoro teatrale: dove dominazione e sottomissione, teatro e vita reale, personaggi, realtà e fantasia si incontrano, si scambiano di posto e confondono le linee di confine...

Quale dei punti di forza di Emmanuelle Seigner l’hanno resa particolarmente adatta a interpretare questo ruolo?
La sua fisicità, l’immagine che proietta e la sua abilità nel passare da un’emozione all'altra... pensavo che il personaggio dell’attrice sarebbe stato molto facile per lei da interpretare, ma durante le riprese mi sono reso conto che era l’altro personaggio – il personaggio del libro di Masoch, Vanda von Dunajev – che le veniva molto più facilmente, anche se non ha mai avuto problemi con nessuno dei due. Passava dall'uno all'altro con grande naturalezza e riusciva a modificare la voce, l’accento, l’atteggiamento e la fisicità – due corpi diversi – senza problemi.

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