Diego Abatantuono compie 65 anni: le foto della carriera e dei suoi film
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Tra cabaret, cinema e televisione non è mai rimasto aggrappato a un personaggio, a un ruolo o a un genere
Dal "terrunciello" al sergente Lo Russo, dal Derby a Colorado Café, passando per Carlo Vanzina, Pupi Avati, Ettore Scola e Gabriele Salvatores. Protagonista di commedie italiane degli anni 80 diventate veri e propri cult e interprete di ruoli intensi e drammatici, Diego Abatantuono spegne 65 candeline il 20 maggio. La sua lunga carriera è davvero "ecceziunale": reso celebre dal personaggio "cientoperciento milanese", si è saputo ritagliare un suo spazio nel cinema italiano non restando mai aggrappato a un personaggio, a un ruolo o a un genere.
Nato e cresciuto a Milano, Abatantuono respira l’aria dello spettacolo fin da bambino: gli zii infatti sono i proprietari del Derby Club di Milano, dove la madre lavora come guardarobiera. Per questo locale passano I Gatti di Vicolo Miracoli, Massimo Boldi, Mauro Di Francesco, Giorgio Faletti, Enzo Jannacci e molti altri. Qui si impone con un personaggio comico inventato assieme a Giorgio Porcaro: l'immigrato meridionale milanese dalla parlata maccheronica. Proprio con Porcaro e con gli altri amici e colleghi, uniti nel “Gruppo Repellente” dal giornalista Beppe Viola e dallo stesso Jannacci, nel 1977 dà vita allo spettacolo “La Tappezzeria”.
Dopo aver ottenuto delle piccole parti in "Fantozzi contro tutti" e "Il pap'occhio'" la prima vera parte da protagonista arriva con il film "Il tango della gelosia" (1981) di Steno, ruolo che gli fu affidato su insistenza di Monica Vitti. Film che decreta il successo del personaggio del "terrunciello": è l’inizio di un’ascesa fulminea, che lo porta a replicare gesti e inflessioni nel giro di due anni in tante pellicole degli anni Ottanta per la regia di Carlo Vanzina e diventate dei veri e propri cult come "Una vacanza bestiale", "I fichissimi", "Eccezzziunale... veramente", "Viuuulentemente Mia" e "Il Ras del Quartiere" oltre ad "Attila flagello di Dio" di Castellano e Pipolo. Negli anni successivi, con Vanzina lavorerà ancora nei più recenti "Eccezzziunale veramente – Capitolo Secondo... me", "2061 – Un Anno Eccezionale" e "Buona Giornata"
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Abbandonato il personaggio che gli aveva dato il successo, è con Pupi Avati che arriva la svolta: il regista bolognese è infatti il primo a intuire le potenzialità di attore anche drammatico e gli fa interpretare il ruolo di Franco in "Regalo di Natale" (1986), con cui si aggiudica un Nastro d'argento, e il seguito "La rivincita di Natale" (2004) oltre a volerlo nei suoi film "Il testimone dello sposo" (1997), "La cena per farli conoscere" (2007) e "Gli amici del bar Margherita" (2009).
"Regalo di Natale" è un vero spartiacque e da lì parte la sua seconda vita artistica che gli consentirà di musirarsi con soggetti più impegnativi. Dopo aver interpretato ancora un ruolo drammatico in "Un ragazzo di Calabria" di Luigi Comencini, fonda una propria casa di produzione, la Colorado Film, con l'amico Gabriele Salvatores con cui comincia la sua lunga collaborazione con ruoli che lo consacrano definitivamente come attore di talento: "Marrakech Express" (1989), "Turné" (1990), "Mediterraneo" (1991), premiato con l'Oscar per il migliore film straniero, "Puerto Escondido" (1992), "Nirvana" (1996), "Amnèsia" (2002), "Io non ho paura" (2003) e "Happy Family" (2010), fino al recente "Tutto il mio folle amore" (2019).
Continua ad alternare ruoli brillanti e leggeri a personaggi anche fortemente negativi con grande facilità, una dote che lo consacra come uno dei talenti del cinema italiano. Partecipa così a pellicole di qualità di altri registi importanti come Carlo Mazzacurati (“Il toro”), Marco Risi (“Nel continente nero”), Giovanni Veronesi (“Per amore, solo per amore”), Ettore Scola (“Concorrenza sleale”), Mimmo Calopresti (“L’abbuffata”). Sul piccolo schermo, nel 2003 ha ideato il programma comico "Colorado Café", in onda su Italia 1, conducendo le prime due edizioni.
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