Va in scena al teatro Manzoni di Milano, dal 5 al 7 febbraio, "D'Annunzio segreto"
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
A 80 anni dalla morte di Gabriele D'Annunzio, le memorie del Vate prendono vita sul palcoscenico, sapientemente interpretate dall’attore Edoardo Sylos Labini. E' "D'Annunzio segreto", in scena dal 5 al 7 febbraio al teatro Manzoni di Milano. "Quello che metto in scena è il D'Annunzio della fine - spiega a Tgcom24 -. Non è più il superuomo ma una persona delusa, che mostra anche le proprie debolezze".
In scena con Sylos Labini ci sono Erika Urban, Paola Radaelli, Francesca Kelly Tisi, Irina Ioana Sirbu, Iolanda Gurreri e Lucia Conte Fabiani. La drammaturgia è di Angelo Crespi, mentre la regia è affidata a Francesco Sala.
Ritorna a un vecchio amore interpretando di nuovo D'Annunzio dopo "Gabriele D'Annunzio tra amori e battaglie di qualche anno fa". Qual è il collegamento tra i due spettacoli?
Il punto in comune è la forza di raccontare la biografia di un personaggio straordinario. In questo secondo spettacolo al centro c'è però l’ultima parte di vita, quella al Vittoriale, quando D'Annunzio è vecchio, deluso. E' appena uscito dall’impresa di Fiume dove è stato bombardato dallo stesso governo italiano.
Quindi ci troviamo di fronte a un D'Annunzio molto diverso?
Non è più il superuomo, sembra un capocomico. Al Vittoriale costruisce il luogo che dovrà eternare la sua grandezza. Il primo era più pop, questo è più notturno. E’ un uomo che se ne sta andando e si domanda cosa sta lasciando. La soluzione la diamo nel finale: ci ha lasciato una delle pagine più straordinarie della letteratura.
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In questo suo pensare alla vita D'Annunzio si trova a dialogare con una Eleonora Duse immaginaria...
Quando il Vate si chiude nel Vittoriale la Duse era già morta. Dopo la loro pazzesca storia d’amore lui non ha più avuto rapporti con lei ma è rimasta la donna più importante della sua vita. Mette un busto velato di Eleonora e le parla. Nello spettacolo rivive, affrontano i problemi esistenziali, i rapporti difficilissimi con i figli, e poi rivivono alcune pagine belissime, come quando sono in prova per "La città morta".
Nello spettacolo precedente c'era in scena anche la musica, grazie al lavoro di un dj. Questa rappresentazione è più tradizionale?
Sì. Qui siamo veramente nel Vittoriale, è come se spiassimo nella sua stanza. Lo vedi nel suo essere vecchio, smunto. Malgrado il suo corpo stesse andando in disfacimento durante il giorno continuava a fare uso di stupefacenti e incontrare ragazze. Anche un principe rinascimentale o una rockstar mostra i lati più umani. E questo mi piace raccontare.
Cosa manca di D'Annunzio oggi?
D’Annunzio ha fatto una battaglia culturale pazzesca, ha innalzato la nostra cultura. Basti pensare che fu lui a inventare il termine Assessore alla cultura. A Fiume ci ha regalato una pagina straordinaria d’Italia, e il 6 febbraio, dal palco del Manzoni, in pieno spirito dannunziano e fiumano lanceremo un movimento culturale che si chiama #CulturaIdentità.
PER INFORMAZIONI
Teatro Manzoni
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