PROGETTO SWING

Sylvia Pagni: "Con 'Amami' ho dato sfogo alla mia libertà creativa"

La cantante, pianista e fisarmonicista pubblica il nuovo album di inediti "Amami - A Swing Project". Tgcom24 ne ha parlato con lei

di Massimo Longoni
29 Nov 2019 - 11:33
 © Instagram

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E' nei negozi "Amami - A Swing Project" (A1 Entertainment/RTI), il nuovo album di Sylvia Pagni, L’eclettica artista (cantante, fisarmonicista e pianista) dopo essersi cimentata lo scorso anno con brani natalizi, presenta ora composizioni originali, fresche ed accattivanti, ispirate al mondo dello swing. "Per la prima volta ho avuto totale libertà creativa - racconta a Tgcom24 -. Posso dire che questo album mi rappresenta al 100%". 

Accompagnata da grandi musicisti del settore - Luca Trolli alla batteria, Dario Rosciglione al contrabbasso, Daniele Cordisco alle chitarre, Mario Caporilli alla tromba, Claudio Giusti al sax e Vincenzo de Rosa al trombone – Sylvia Pagni alterna il canto alle interpretazioni strumentali, in un vortice di note e ritmi capaci di trasmettere allegria e spensieratezza agli ascoltatori. L’uscita del cd anticipa il concerto che l’artista ha in programma al Teatro Manzoni di Milano, il 7 gennaio 2020.

© Ufficio stampa

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Come è nato questo album? 

Il progetto è nato quasi per caso. Collaborando io con RTI, avevano visto che c'erano dei brani che andavano bene per un disco. La cosa bella è che mi è stata data libertà totale per quanto riguarda le idee musicali. Quindi tutto ciò che c'è nel disco è figlio del grande lavoro fatto in passato, delle collaborazioni con personaggi importanti. Ho sfruttato questa occasione per essere me stessa al 100%.  C'è lo swing come tema principale ma non mi sono negata anche qualche puntata in altri stili come il funky. O come ne "Il volo del calabrone" che ho riarrangiato".

L'album è più frutto della libertà che hai avuto o di un'evoluzione artistica?

Intanto la componente evolutiva c'è, questo è il punto di arrivo di tutto un percorso fatto. Ma a differenza delle altre volte ho avuto mano libera. Nel caso del disco natalizio dell'anno scorso, per esempio, i brani erano già stati scelti. Qui ogni pezzo per me è come un figlio. 

Queste canzoni come sono nate?

Nella maniera più varia. Non puoi scrivere a tavolino. Sono stata al piano giorni senza trovare idee e poi mi sono trovata a svegliarmi alla mattina con spunti di melodia che erano nati nella notte e da lì ho costruito canzoni. Comporre significa cogliere il momento con la più totale libertà espressiva. 

Quali sono le tue influenze principali?

Io sono nata come pianista e direttore d'orchestra, avendo studiato all'Accademia di Santa Cecilia, a Roma. Mio papà era un grande musicista e a casa nostra venivaon personaggi come Gorny Kramer, Peppino Principe, jazzisti americani... Mi sono diplomata a 19 anni, e andavo benissimo al classico. Ho vinto anche una borsa di studio alla Scala di Milano e ho collaborato con Muti.

E la passione per la fisarmonica come è nata?

Per me è uno strumento magico e me ne sono innamorata sin da subito. Avendo in casa maestri di questo strumento come Kramer e Principe, è stato naturale. Ma mio padre non voleva. Lui era molto rigido con me, dovevo studiare parecchie ore al giorno e per me non esistevano feste. E mi vietò assolutamente di suonare la fisarmonica. 

Come hai fatto a convincerlo?

Io suonavo di nascosto quando lui non c'era e un giorno andai a un concorso nazionale, vincendolo. E lui per un mese non mi parlò, facendomi mangiare da sola in cucina. Alla fine mi chiamò e mi concesse di studiarla a patto di non togliere nemmeno un minuto allo studio del pianoforte.

E poi cosa è successo?

Oltre alla borsa di studio alla Scala iniziai a insegnare presso la cattedra di pianoforte del conservatorio di Teramo. Ma mi licenziai perché il mio sogno era il jazz. E mio padre mi consigliò di andare direttamente alla fonte per impararlo bene: negli Stati Uniti. Sono andata a Miami per un anno dove ho assimilato suoni nuovi, nuove strumentazioni. Mi sono aperta a nuovi orizzonti.

Quando sei tornata in Italia cosa hai fatto?

Ho fatto tante cose. Ho formato le mie band! Ho avuto una big band di 28 elementi, abbiamo fatto delle belle cose insieme. Poi ho lavorato in Rai facendo "Scommettiamo che?" con Fabrizio Frizzi. E poi un giorno ho conosciuto il presidente Fedele Confalonieri e ho iniziato questa collaborazione con RTI, che ha portato all'album che esce oggi. Per me è un'emozione fortissima.

Presenterai l'album il 7 gennaio al teatro Manzoni di Milano. Che concerto sarà?

In primis ci saranno queste canzoni, ovviamente. Non mancherà però un po' di musica classica perché da lì vengo. Per esempio ci sarà uno Chopin rivisitato in chiave jazz. Sul palco saremo in tanti: cinque elementi per la sezione ritmica, poi ci saranno i fiati, i coristi e io. Una mini big band!

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