© Ansa
© Ansa
"Uno spettacolo degno di Milano", commenta Giorgio Armani. Una Prima che entrerà nella storia del teatro. Una prima con tanti elementi a cui però ne è mancato uno fondamentale: l'applauso del pubblico
© Ansa
© Ansa
E' davvero stata una Prima quella di stasera della Scala. La Prima inaugurazione senza il pubblico. La Prima senza un titolo d'opera. La prima volta di uno spettacolo solo in tv (e streaming mondiale) con 24 star della lirica. Una sorta di megaconcerto come il Band Aid (così lo ha definito il tenore Vittorio Grigolo). Con un obiettivo: far capire che anche la lirica è Pop, che "l'opera è ricca, ma non per ricchi" come ha detto la scrittrice Michela Murgia.
Ed è così ricca che ciascuna delle arie cantate ha avuto una propria scenografia e ciascuna "diva" un vestito firmato da grandi stilisti come Dolce & Gabbana e Armani. Scenografie di realtà aumentata, come il vortice di piume ne "La donna è mobile" interpretate da Grigolo , le immagini di Pertini, Mandela o Gandhi mentre Domingo canta Andrea Chenier o una vera e propria piscina d'acqua che allaga il boccascena per Rigoletto, Andrea Chenier, Madama Butterfly e l'Habanera di Carmen interpretata da Marianna Crebassa in abito scarlatto, o il treno innevato del Don Carlo, con le interpretazioni di Ildar Abdazakov e Ludovic Tezier.
Scenografia che il regista Davide Livermore ha ripreso dalla sua regia scaligera di Tamerlano. Non un semplice gala ma un format, in cui brani nuovi o di autori famosi (da Hugo a Sting, passando per Ezio Bosso e Montale) letti, anzi recitati, da attori come Caterina Murino e Massimo Popolizio fanno da introduzione alle arie. Si tratta di un messaggio di speranza: un viaggio musicale che parte dal tema della maledizione di Rigoletto per arrivare alla catarsi di Guglielmo Tell. Per dire che riusciremo "...a riveder le stelle ..." come recita il titolo dello spettacolo.
Invero un unicum che il maestro Riccardo Chailly spera di non dover ripetere, così come Placido Domingo che è arrivato a Milano per cantare un'aria dall'Andrea Chenier prima di volare a San Pietroburgo, perché, ha spiegato, la mancanza del pubblico si sente. Una serata "straordinaria", ha aggiunto il sovrintendente Dominique Meyer, costretto a cancellare in corsa Lucia di Lammermoor a causa di un focolaio di Covid nel coro per proporre "qualcosa fuori dall'ordinario", qualcosa per cui è arrivato a dare una mano "tutto il mondo della lirica".
A partire da Lisette Oropesa (che qui ha dato un assaggio di quanto avrebbe potuto fare nell'intera opera) e Juan Diego Florez, protagonisti della Lucia che si sono subito proposte di mettere comunque in scena qualcosa. E come loro hanno detto sì Marina Rebeka, Sonia Yoncheva, Luca Salsi, Francesco Meli, Piotr Beczala (con due arie perché nel "Nessun dorma" ha dovuto sostituire l'indisposto Jonas Kaufmann), Roberto Alagna che alla Scala non metteva piedi dal dicembre 2006 quando lasciò il palco di Aida in polemica con i fischi del loggione e tanti altri. Talmente tanti artisti che dallo spettacolo tv è stato tagliato il duetto dalla Walkure di Wagner, perché si sarebbero sforati i tempi. Sarà comunque visibile su Raiplay e in streaming: le arie sono infatti tutte state preregistrate dal vivo, fino all'ultimo, (l'orchestra ha lasciato il teatro alle 16), e poi montate insieme.
Anche la parte iniziale, dopo le immagini aeree di Milano di notte e l'ingresso della musa della Musica in teatro, quando i coristi nei palchi e i lavoratori sul palco, con l'orchestra posizionata su una pedana sopra la platea, rigorosamente con mascherina, hanno "occupato" la Scala per cantare l'inno di Mameli. Il regista Davide Livermore ha scelto di dare una forma "cinematografica" allo spettacolo con tributi a Fellini con Una furtiva lacrima eseguita da Juan Diego Florez nel set della Strada e il Dino Risi del Sorpasso con la spider su cui si alza Rosa Feola cantando "S'o anch'io la virtù magica" da Don Pasquale. Anche questa una parte di scenografia già usata alla Scala (proprio per il don Pasquale con la regia di Livermore) come il leone di Tosca, che ha aperto la scorsa stagione.
Ma c'è stato spazio anche per la danza, con un brano dallo Schiaccianoci - balletto natalizio per eccellenza - interpretato da Nicoletta Manni e Timofej Adrijashenko, con Waves interpretato da Roberto Bolle in un cono di luce laser, e con Verdi suite, coreografia del nuovo direttore del ballo Michel Legris danzata da Martina Arduino, Virna Toppi, Claudio Coviello, Marco Agostino, Nicola Del Freo. C'è tutta la Scala, anche il ricordo del concerto della riapertura del 1946, della ripartenza "dalla cultura" come ha detto Livermore. "Solo con l'arte si può pensare di tornare tutti insieme a riveder le stelle". . "Non si poteva assolutamente non fare la Prima, non si poteva fare quella classica per cui questa mi pare la migliore soluzione" ha detto il sindaco Giuseppe Sala, che è presidente del teatro. "Uno spettacolo godibilissimo, che ha ricordato a molti i momenti stupendi vissuti in questo meraviglioso teatro", ha commentato Giorgio Armani. "Devo dire - ha aggiunto Armani, che ha seguito la serata da casa - che sono molto contento di come sono apparsi alcuni protagonisti con i miei abiti". Per lo stilista, che ha vestito tante prime, compresa questa (suoi i capi indossati da molti artisti), quello andato in scena stasera è "uno spettacolo degno di Milano". Una prima che entrerà nella storia del teatro. Una prima con tanti elementi in cui però si è sentita la mancanza dell'applauso del pubblico.
Nonostante tutto "la Scala c'è, è in piedi e vuole andare avanti", ha affermato il sovrintendente Dominique Meyer parlando della "straordinaria" Prima, realizzata in sei giorni, con artisti di tutto il mondo. "Abbiamo tutti desiderio di trovare spettatori in platea e nei palchi, i musicisti in buca e i cantanti sul palco perché abbiamo bisogno di essere insieme" ma finché non si può "ricerchiamo soluzioni".