LA RECENSIONE

Al Menotti un Pirandello “al quadrato”

Con “Pensaci, Giacomino”, Pippo Pattavina riporta in scena un grande classico del teatro italiano

di Roberto Ciarapica
12 Feb 2025 - 11:28
 © Ufficio stampa

© Ufficio stampa

È una commedia con finale melodrammatico. Pirandello al quadrato si potrebbe dire, per temi e struttura, a parte l'epilogo, forse non all'altezza dei capolavori del premio Nobel siciliano. "Pensaci, Giacomino", in scena al teatro Menotti di Milano (dall'11 al 16 febbraio) è una commedia tratta dall'omonima novella (scritta nel 1910), portata a teatro per la prima volta nel 1916, con successivi remake (anche cinematografici).

In effetti la forza del messaggio pirandelliano c'è tutta in questa storia di gente che vive e di gente che mormora, in un paese siciliano di inizio '900, in cui le convenzioni, le apparenze, le malelingue sono (o sembrano essere) più forti della volontà di autodeterminazione dell'individuo. Al centro della storia c'è il vecchio professor Toti, con i suoi paradossi esistenziali. Vessato dalla classe, dal preside e dallo Stato, sbeffeggiato e sottopagato, decide di vendicarsi di tutto e di tutti, sposando (quasi solo per vedere l'effetto che fa) la giovane figlia del custode del liceo, incinta di un ragazzo del paese, senza un soldo e senza un lavoro. Da qui la reazione bigotta dell'intero contesto, cittadino e familiare, e la lunga lotta del vecchio professore per spezzare le catene della maldicenza e dell'ipocrisia.

Molto fedele al testo, lo spettacolo ha un grande protagonista, Pippo Pattavina (il professor Toti), splendido 86enne, uno degli ultimi mohicani del teatro "classico" italiano. È lui l'asse portante di una compagnia variegata, un mix di attori esperti e “in crescita”, questi ultimi forse un po' acerbi nel dare peso e anima ad alcuni personaggi, come lo stesso Giacomino.

Funzionano alla grande l'attore protagonista, appunto, e la scenografia (fatta di angoli bui in cui gli attori si "spengono", in attesa di rientrare in scena, e di enormi porte aperte da cui penetrano gli spifferi del mondo piccolo borghese, conformista e infame). Funziona meno il finale, a cui Pirandello decide di dare (un po' inaspettatamente) sfumature melò, che nella versione del Menotti però emerge poco, non arriva allo stomaco, lasciando tutto sospeso. Compreso il giudizio del critico: incantato da Pattavina, dubbioso sul risultato finale della commedia.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri