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Tersa De Sio canta Pino Daniele: "Pino è il boss, il cantore..."

Nel disco 15 brani del cantautore scomparso, da “‘O Scarrafone” a “Tutta n’ata Storia”, riletti dalla sacerdotessa del folk

di Antonella Fagà
16 Gen 2017 - 09:48

Teresa De Sio canta Pino Daniele, non poteva esserci duo musicale meglio riuscito di questo. Sulla copertina del disco, "Teresa canta Pino", uscito il 13 gennaio, un gallo e una gallina: "Il gallo è lui, il cantore per eccellenza, che con la sua voce sveglia il mondo", racconta la sacerdotessa del folk-rock a Tgcom24. "Volevo mostrare come la musica di Pino è viva, perché lui è un classico e sopravvive a tutte le interpretazioni.. anche alla mia".

A 5 anni di distanza dal suo ultimo album, Teresa De Sio torna quindi con un nuovo progetto discografico, un “atto di devozione” dell’artista napoletana a Pino Daniele, scomparso due anni fa. Il mondo musicale di Teresa si fonde a quello di Pino, dando nuova vita ad alcuni storici brani del cantautore napoletano, senza stravolgerli ma immergendoli nelle sonorità tipicamente folk-rock della De Sio.
"Teresa canta Pino” contiene 15 brani di Pino Daniele, da “‘O Scarrafone” a “Tutta n’ata Storia”, da “Quanno Chiove” a “Notte che se ne va”, riletti in chiave personale dalla cantautrice e 1 brano inedito, “’O jammone”, ossia “il capo”, scritto dalla stessa Teresa in ricordo dell’amico e collega scomparso, da sempre visto come il più grande artista napoletano.

A quando risale la tua amicizia con Pino Daniele?
La nostra amicizia ha radici lontane. Lui venne in studio quando io stavo preparando il mio primo disco da solista. Avevamo dei musicisti in comune. Venne a vedere cosa stava facendo questa giovinetta e decidemmo che avrebbe scritto un pezzo per me, da inserire nel mio album. Il brano era “Nanninella”. Ne nacque una intensa amicizia e in sodalizio. Poi però le nostre strade si sono sperate per un bel po'...

Perché?
Per un periodo abbastanza lungo le nostre strade musicali si sono separate, non ci siamo più interfacciati, lui era molto legato al blues americano e io ero più folk rock. Poi però nel 2014 mi ha telefonato per invitarmi a partecipare a 5 concerti che lui doveva tenere al Palapartenopeo di Napoli e io ho accettato con gioia. avevamo anche dei progetti insieme ma non abbiamo potuto realizzarli purtroppo.

Come e quando è nato il disco?
Questo disco bolliva dentro di me da due anni, dalla scomparsa di Pino, ma l'ho tenuto a freno perché il fattore emotivo avrebbe prevalso e sarebbe risultato un disco di circostanza. L'ho tenuto a bada, ma adesso era venuto il momento di realizzarlo. L'idea era di fare un disco in cui il mondo autoriale di Pino, del Pino cantautore rimanesse intatto, ma il mondo sonoro fosse più vicino a me, perché altrimenti sarebbe stata una replica di Pino. Volevo creare un oggetto terzo equidistante da me e da Pino, ma vicino a tutti e due. E così nel disco c'è Teresa e c'è Pino, sono entrata nella sua maglia, senza rimanerne impigliata. Ho reinterpretato le sue canzoni in maniera più contemporanea, c'è dub, rap, pop e folk, non c'è il blues, perché è un genere che non mi appartiene e non c'è la sua chitarra perché nessuno avrebbe potuto nè voluto riprodurla.

Sulla copertina un gallo e una gallina...
Io e Pino che ci fronteggiamo, i galli sono animali benauguranti e appartengono alla tradizione magica popolare. Il gallo è il cantore per eccellenza, quello che con la sua voce sveglia il mondo. La gallina sono io. Siamo anche il re e la regina, perché in un certo periodo ci chiamavano così.

Che tipo di disco è?
Tutto il disco, a cominciare dalla copertina ha un'anima felice e gioiosa, non volevo fare un disco triste, commemorativo retorico ... volevo mostrare come la musica di Pino fosse viva perché lui è un classico e quindi sopravvive a tutte le interpretazioni anche alla mia.

C'è un tuo brano inedito tra le canzoni...
"'O jammone" dedicato a Pino. Nella “parlesia”, il linguaggio segreto dei musicisti napoletani, ‘o Jammone è il capo, il boss. Così ho cercato di raccontare, senza malinconica retorica, il personaggio di un grande musicista che un bel giorno ha deciso di andarsene a suonare altrove. Dove? In America. E' un pezzo dub con una potente sezione di fiati.

Cosa ha significato Napoli e la cultura partenopea per te?
Il mio legame con Napoli è prima di tutto di gratitudine. Se non fossi stata napoletana non avrei fatto quasi nulla di quello che ho fatto. Ho deciso di entrare nella musica quando ho scoperto la musica popolare napoletana e la tradizione napoletana e ho capito che potevo fare una musica leggera autonoma, perché possedevo un linguaggio forte e malleabile e questa anima napoletana.

Il più bel ricordo che hai di Pino Daniele?
Quando abbiamo fatto gli ultimi cinque concerti insieme a Napoli e lui mi chiamava sul palco, mi accoglieva sempre con enormi e bellissimi sorrisi con i quali io me lo voglio ricordare per sempre.

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