Al Teatro Filodrammatici va in scena la commedia nera della pluripremiata scrittrice britannica Dawn King, che indaga sulla distruzione del pianeta Terra
di Roberto Ciarapica© Tgcom24
In un immaginario, prossimo futuro (spaventosamente realistico), costretti dal clima torrido e dall’aria irrespirabile a riunirsi in una specie di aula bunker, dodici ragazzi (tutti perfettamente a fuoco) compongono una giuria che deve processare alcune persone della generazione dei loro genitori. Dopo aver ascoltato la memoria difensiva di ogni imputato, costretto a ribattere all’accusa di aver contribuito a distruggere il pianeta o - peggio ancora - di "green washing" (ecologismo di facciata), i ragazzi hanno solo quindici minuti di tempo per salvare o mandare a morte quelli che alcuni di loro chiamano i "grandi inquinatori".
Scritto e costruito con indiscutibile maestria dalla pluripremiata drammaturga londinese Dawn King, affidato alla rispettosa regia di Veronica Cruciani, The Trials - I Processi (in scena al Teatro Filodrammatici di Milano dal 5 al 15 ottobre), è una commedia lugubre sulla fine del mondo, sui danni irreversibili prodotti dal capitalismo (il vero imputato - in contumacia - di questo processo sommario e urgente) e sullo scontro generazionale. Ma non solo.
La vera riuscita dello spettacolo (che correva il rischio di perdersi dietro le istanze cieche dell’estremismo ambientalista) sta nell'altro processo che lo agita: quello in corso tra i dodici ragazzi (dodici apostoli, ma senza più Cristo, già crocifisso, come la Terra), i quali si dividono quasi subito in giustizialisti e indulgenti. "Se perdiamo la nostra umanità, che senso ha sopravvivere?", chiede Mohammad (Michele Correra) a Noah (Alberto De Gaspari), i due leader delle opposte fazioni presenti in giuria. È così che, fra momenti di altissima tensione e altri di pura, poetica nostalgia (in cui anche i giudici più severi si riscoprono bambini innocenti, come la neve che alcuni di loro non hanno mai visto), si va verso il colpo di scena finale. Che restituisce, almeno, un po’ di umanità a un mondo insalvabile.