La band di Jared Leto sarà in Italia questo fine settimane per due concerti, in attesa dell'uscita del nuovo album. Tgcom24 ha intervistato il cantante-attore
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
Arrivano i Thirty Seconds To Mars. In attesa dell'uscita del quinto album della loro carriera, prevista per il 6 aprile, la band di Jared Leto porta il suo "Monolith Tour" in Italia per due date a Roma (16 marzo) e Bologna (17), in attesa di tornare a settembre a Milano. "Questo è il nostro spettacolo più ambizioso - dice Leto a Tgcom24 -, suoneremo all'interno di una struttura geometrica circondati dal pubblico".
Leto torna così a smettere i panni di divo hollywoodiano (lo abbiamo appena visto nel thriller "The Outsider") per rivestire quelle di rockstar. Talento multiforme, il cantante e attore losangelino si riprende la band fondata insieme al fratello Shannon e a Tom Milicevic ripartendo dal proprio ambiente naturale: il concerto. Il "Monolith Tour" prende il via prima ancora che il nuovo lavoro (dai contorni ancora misteriosi, a partire dal titolo) abbia preso forma compiuta, eccezion fatta per il singolo "Walk On Water" e per il brano "Dangerous Night", che hanno fatto da apripista. Il pubblico italiano ha tre occasioni per assistere a uno show della band, che è sempre un evento, grazie alla carica di energia e e all'istrionismo di Leto: per chi non riuscisse a trovare uno tra i pochi biglietti rimasti per gli show al Palalottomatica e all'Unipol Arena (sold out), c'è la possibilità di recuperare l'8 settembre a Milano, per il "Milano Rocks" nell'AREA EXPO-Open Air Theatre-Experience.
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Intanto il tour ha preso il via da Basilea il 12 marzo, di fronte a un pubblico in delirio. "La prima data in Svizzera è stata assolutamente incredibile - spiega Leto -. La produzione è molto ambiziosa. Eravamo molto eccitati perché sapevamo che stavamo facendo un lavoro molto importante. Questo tour è qualcosa che non abbiamo mai fatto prima d’ora".
Il vostro nuovo album arriva a quattro anni di distanza dal precedente, un periodo decisamente lungo...
E infatti siamo cambiati parecchio. Questo album, al quale abbiamo lavorato negli ultimi cinque anni, rappresenta un nuovo capitolo nella nostra vita, e come se fosse un nuovo inizio. In un certo senso non è solo un nuovo album ma è come se fossimo una band del tutto nuova. Il mondo sta attraversando un'importante fase di mutamento e la musica riflette il nostro modo di vederlo e vedere ciò che sta accadendo.
L'album uscirà ad aprile mentre il tour ha preso il via. Come vi regolate con i pezzi nuovi?
Al momento ne abbiamo quattro in scaletta, e la gente sta reagendo molto bene. Ovviamente abbiamo "Dangerous Night" e "Walk On Water", che sono i due brani pubblicati ufficialmente. Non vediamo l'ora di suonare a Bologna e Roma, sappiamo che le date sono praticamente esaurite e non possiamo che dirvi grazie. Poi torneremo a settembre, a Milano.
Il tour è intitolato “The Monolith Tour”. Come mai?
Il riferimento è alla scenografia, che è composta da strutture geometriche molto semplici che si trovano in mezzo al pubblico. Noi suoniamo all'interno di un enorme box circondato dalla gente. Si tratta di una struttura dalle linee molto pulite ma che si muove e cambia forma a seconda dei momenti dello spettacolo.
Uno dei momenti più intensi del concerto è un medley di canzoni simbolo di artisti scomparsi, da David Bowie a Chris Cornell passando per Prince e George Michael. Cosa hanno rappresentato per te?
Sono stati un punto di riferimento fondamentale e la loro musica mi ha influenzato profondamente. Cantare le loro canzoni è il nostro modo per dir loro grazie e onorarli per il loro lavoro splendido che ci hanno lasciato.
Negli ultimi anni l'olimpo del rock e del pop si è svuotato di figure simbolo. Per qualcuno il vero problema è la mancanza di ricambio, in un'epoca che fatica a creare miti e brucia tutto velocemente. Tu cosa ne pensi?
Credo che rimpiazzare il vuoto lasciato da questi giganti al momento sia impossibile. La speranza è che ci possano essere nuovi artisti che con il tempo diventeranno iconici per le future generazioni. Credo che una certa era e un certo tipo di artisti che abbiamo venerato sia chiusa, la speranza è che emerga qualcosa di diverso.
Nel concerto siete soliti suonare l’ultima canzone avendo dei fan sul palco. Qual è il tuo rapporto con i fan?
Ho molto rispetto per loro. Io sono una persona affascinata e incuriosita dalla gente, e a maggior ragione questa cosa vale nei confronti di chi viene ai nostri spettacoli e ascolta la nostra musica. Sono affascinato dalla gente in generale, non sono quel tipo di rockstar che preferisce mettere barriere tra sé e il pubblico. Se posso queste barriere le abbatto.