© Desmond Murray
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La cantautrice statunitense ha pubblicato "Ocean to Ocean", un album nato nel periodo del terzo lockdown in Gran Bretagna. Tgcom24 ne ha parlato con lei
di Massimo Longoni© Desmond Murray
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Un disco nato nel pieno del lockdown per la pandemia, in un momento di isolamento e sconforto dove gli unici appigli per tornare a vedere la luce sono stati la musica e il rapporto con la natura. E' questo "Ocean to Ocean", il nuovo lavoro di Tori Amos. "Nei mesi del terzo lockdown in Gran Bretagna sono stata presa dallo sconforto più totale - dice a Tgcom24 -. E ho capito che l'unico modo in cui potevo uscirne era scrivere da quell'inferno privato nel quale ero precipitata".
Statunitense della Carolina del Nord ma da anni trasferitasi con la famiglia in Cornovaglia, sulla costa sud della Gran Bretagna, Tori Amos ha vissuto sulla sua pelle tutte le restrizioni imposte per il diffondersi del Covid. E lei, abituata a prendere linfa per la sua musica dai viaggi e dal contatto con le persone, si è trovata in un momento di grande difficoltà. Ma la musica ancora una volta ha mostrato tutta la sua forza curativa: e così sono state proprio le canzoni a tirare fuori Tori Amos dallo sconforto e dalla depressione in cui era finita. E' così che è nato il suo sedicesimo lavoro in studio. Un album inatteso perché inizialmente i progetti erano altri: fare un disco decisamente più politico e portarlo in tour negli Stati Uniti nel 2020 in prossimità delle elezioni presidenziali. Ma il destino ha avuto altri piani per Tori e per il mondo...
Quando sono nate le canzoni di "Ocean to Ocean"?
Le cose hanno iniziato a prendere forma nel mezzo dello scorso inverno, nel pieno del terzo lockdown per il coronavirus in Gran Bretagna. Il primo lockdown lo avevamo superato bene: eravamo insieme in famiglia, avevamo un sacco di progetti su cui lavorare, ho fatto un tour virtuale per presentare un libro che avevo scritto (“Resistance: A Songwriter's Story of Hope, Change and Courage” - ndr) e anche un Ep per Natale, intitolato “Christmastide”. Ma una volta arrivati al terzo lockdown era tutto cambiato. Probabilmente perché tutte le cose si sono accumulate ma sono precipitata nello sconforto più totale. E ho capito che l'unico modo in cui potevo uscirne era scrivere da quell'inferno privato nel quale ero precipitata. La prima canzone che ho completato è stata “Metal Water Wood”.
Il terzo lockdown per te è stato così pesante perché ti sentivi tagliata fuori dal mondo o perché non vedevi una via d'uscita?
Credo che sia stata una combinazione di entrambe le cose. La prima volta non avevamo idea che potesse durare così tanto e comunque abbiamo del nostro meglio per tenerci impegnati. Una volta arrivati al terzo lockdown la sensazione era quella di non avere speranza, sembrava di essere entrati in una trama senza fine. Non avevo le energie per creare, ballare, fare qualsiasi cosa. E poi altre cose hanno iniziato ad accadere.
A cosa ti riferisci?
Il mio Paese, l’America, a un certo punto dopo le elezioni è sembrato impazzire, con l’insurrezione e l’attacco al Campidoglio. Alcuni dei nostri leader politici, persone elette, che hanno una responsabilità e hanno giurato di servire la Costituzione, improvvisamente hanno deciso di bruciarla per servire solo il proprio tornaconto. Di fronte a tutto questo una parte di me si è intristita, ancora di più non sapendo quando avremmo potuto viaggiare e vedere altre persone. In questa situazione ho dovuto trovare un modo di uscirne, perché era veramente una situazione scoraggiante.
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Cosa pensi dell'attuale situazione americana?
E' un anno e mezzo che non torno nel mio Paese. Spero di andarci presto perché ho bisogno di vedere con i miei occhi e ascoltare la gente che vive lì, quali sono le loro esperienze e i loro sentimenti.
Le canzoni sembrano essere nate in un arco di tempo piuttosto breve, è così?
Sì direi che tutte le canzoni sono arrivate in un arco di tempo abbastanza breve. A un certo punto è apparso evidente che dovevo trovare qualcosa di diverso verso cui canalizzare la mia energia perché niente stava funzionando. E in tutta la mia vita la musica è stato sempre un mezzo per viaggiare. Anche usando la mia immaginazione e la mia forza sonora potevo deviare la mia energia.
In questo disco la forza della natura emerge potente in diverse canzoni. Quanto è stato importante per te attingere all'energia della terra nel momento in cui le attività dell'uomo erano bloccate?
E' stata fondamentale. Osservando la natura mi è apparso chiaro che lei non era in lockdown, anzi, era impegnata a fronteggiare diverse cose in tutto il globo: incendi, inondazioni, terremoti. Allo stesso tempo la osservavo passare dall’inverno alla primavera in questa rinascita metaforica. Ho trovato questa cosa un'incredibile fonte di ispirazione e ho voluto rifletterla nella mia musica.
Tu sei americana ma da anni vivi in Cornovaglia. Nel brano "Ocean to Ocean" hai creato un dialogo tra questi posti del cuore che a lungo sono stati forzatamente divisi.
E' una canzone che contiene un desiderio. Un desiderio rivolto ad entrambi i luoghi. Non sono stata in grado di andare negli Stati Uniti per il periodo più lungo che mi sia mai capitato. Ma c'è un altro significato nella canzone. Mia figlia Tash ha partecipato a un documentario intitolato "Seaspiracy" e guardarlo mi ha scioccato. Credo che la gente dovrebbe rendersi conto di quello che sta accadendo ai nostri oceani e di quanto siano stati compromessi. Io stessa non ne avevo idea delle conseguenze tragiche che hanno alcuni dei nostri comportamenti. Così mi sono sentita davvero motivata a scrivere qualcosa che esaltasse il valore dei nostri oceani e mettesse in risalto le nostre responsabilità.
Come vedi la situazione della musica oggi dopo tutto quello che è successo?
Non possiamo dimenticare quello che è accaduto. L’industria musicale ne è uscita devastata, così come il comparto teatrale. E mi riferisco soprattutto ai lavoratori dello spettacolo, le crew, chi lavora spesso dietro le quinte. Tutte queste persone hanno pagato un prezzo altissimo. Molti non ci pensano perché non hanno vissuto sulla propria pelle o sulla pelle di qualcuno vicino a loro questa situazione, ma portando ai giorni nostri un celebre evento, è stato "il giorno in cui la musica dal vivo è morta" (il 3 febbraio 1959 l'aereo che trasportava le giovani rockstar Buddy Holly, The Big Bopper e Ritchie Valens precipitò. Quel giorno venne definito "The Day the Music Died" - ndr).
Tori Amos si esibirà dal vivo in Italia, il 22 febbraio 2022, al teatro Arcimboldi di Milano.
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