Tre Allegri Ragazzi Morti, vent'anni di carriera in un concerto "per principianti"
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Il gruppo punk al giro di boa del ventennale ma il leader Davide Toffolo dice a Tgcom24: "Non è una celebrazione retorica, ma un nuovo punto di partenza"
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Vent'anni di Tre Allegri Ragazzi Morti. Il gruppo capitanato da Davide Toffolo festeggia l'anniversario con un tour speciale, intitolato "Per principianti", indirizzato proprio a chi debba recuperare un po' di tempo perduto. "Abbiamo scelto quasi tutte location gratuite per rendere più semplice possibile l'accesso a chi non ci ha mai visto - dice Toffolo a Tgcom24 -. Per noi questa non è celebrazione retorica ma un nuovo punto di partenza".
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Allegri lo sono sicuramente, e anche molto vivi. Anzi, mai come ora i ragazzi mascherati di Pordenone hanno goduto di tanta popolarità. Partito dal Magnolia di Milano, il 6 giugno, il tour andrà avanti fino alla fine di agosto, con una coda il 27 settembre, a Faenza, per una data speciale in collaborazione con l'Abbey Town Jazz Orchestra. Ma in realtà di tappe speciali in questa estate ce ne saranno più d'una, a partire da quella di sabato 26 luglio, a Soliera, in provincia di Modena, per il festival "La tempesta, l'Emilia, la Luna". Un appuntamento organizzato dall'etichetta dei TARM e che vedrà sul palco insieme a loro molti dei nomi che contano dell'indie italiano. "E' un festival che facciamo da sei anni - spiega Toffolo -. Quest'anno ci saranno Le Luci della Centrale Elettrica, Zen Circus, Sick Tamburo, Maria Antonietta e molti altri. Con questa etichetta abbiamo trovato un modo per fare musica senza dover passare per l'assenso o meno di altri interlocutori".
Come è nata l'idea di questo tour "per principianti"?
Il concerto racconta i venti anni del nostro viaggio ma alla nostra maniera, ovvero senza retorica. Dentro ci sono le canzoni conosciute, ma anche la modalità con la quale facciamo i concerti, che è la cosa più originale che abbiamo. La mostriamo tutta, da come eravamo nel 1994, quando abbiamo iniziato, fino alle ultime cose.
E la risposta del pubblico è notevole.
Negli ultimi due anni c'è stato un avvicinamento di molte persone, anche giovanissimi, e molte di queste non avevano mai visto un nostro concerto. Volevamo fare qualcosa che fosse facilmente accessibile e così abbiamo scelto molte piazze gratuite.
Gratuito è anche il vostro nuovo singolo "Mi basterà una vita"...
Da sempre è la nostra politica. Spesso la gente non capisce il motivo per cui tante persone si avvicinano ai Ragazzi Morti. C'è sicuramente la musica e c'è l'immaginario articolato che ci circonda, ma un'altra grossa verità è che abbiamo sempre mantenuto un accesso piuttosto facile alle nostre cose.
E' però curioso come i TARM siano stati come scoperti dopo tanti anni di carriera e in un contesto meno favorevole all'indie rispetto al 1994. Come lo spieghi?
L'Italia è un posto abbastanza conservatore, dove si investe sempre sugli stessi marchi. Basti pensare all'anomalia di un Paese dove da vent'anni il rock viene associato solo ai soliti tre nomi, Vasco, Ligabue e Zucchero. In una situazione così diventa difficile spostare le cose. Nell'ultimo periodo però la fine dell'egemonia delle major ha lasciato degli spazi nuovi e i meccanismi per fare arrivare la musica alla gente sono cambiati. Anche nei media, dove Internet ha occupato un posto primario.
E questa cosa vi ha dato una mano?
Per quanto riguarda la nostra personale esperienza ci sono da dire un paio di cose. Intanto per il fatto di avere le maschere abbiamo sempre avuto un accesso difficile ai media tradizionali, accesso reso ancora più difficile dal nostro nome: la morte non si adatta bene all'idea di spensieratezza che la maggior parte dei mezzi di comunicazione vogliono veicolare. Dall'altra parte non eravamo nemmeno una realtà che si potesse consumare in un tempo breve. In questi anni abbiamo comunque avuto un rapporto forte e costante con il territorio e ora arrivano anche altri risultati.
Però all'estero ci sono gruppi che sulle maschere hanno costruito un impero economico...
Ci chiamiamo Tre Allegri Ragazzi Morti. Anche a noi ha fatto gioco la maschera, però ha reso la cosa più difficile da consumare. E' una scelta che non rinnego, anzi, ne sono felicissimo. Gli altri esempi sono tutti internazionali e noi dobbiamo fare i conti con la realtà italiana. Ora non mi lamento: gli spazi li abbiamo ma ce li siamo conquistati con una certa difficoltà.
Avete collaborato con un'orchestra jazz. State allargando i vostri orizzonti musicali?
I Ragazzi Morti hanno sempre portato avanti non solo una musica ma un immaginario, fatto di fumetti e tanto altro. Questo mondo ha un certo appeal anche su altri tipi di artisti. Per esempio questa big band di jazz ha immaginato di riarrangiare un po' di nostre canzoni in quella direzione. E' stata una bella sorpresa perché le canzoni prendono un'altra prospettiva e si capisce che hanno una loro classicità.
E poi siete anche in teatro con il musical Lo-Fi "Cinque allegri ragazzi morti".
In questo caso una regista che si chiama Eleonora Pippo ha immaginato di fare un lavoro di drammaturgia basato sulle storie dei Ragazzi Morti. Ha trovato degli attori molto bravi e ha immaginato questa cosa. Quest'anno è il ventennale della nostra carriera e mi piaceva che potesse essere un anno non solo di celebrazione retorica ma di rifondazione, dove gettare dei semi che possano poi germogliare in futuro. Sono contento che altre realtà si siano avvicinate.
L'anno scorso avete aperto i concerti negli stadi di Jovanotti. Come è stato collaborare con un personaggio che sembrerebbe molto lontano dal vostro mondo?
E' stato lui a chiederci di unirci al suo tour, perché è una persona intelligente e attenta a ciò che gli succede intorno. A posteriori la possiamo definire un'esperienza molto forte. La percezione del gruppo da parte del pubblico è cambiata moltissimo. A prescindere dalla difficoltà di fare la spalla di un artista così grosso, l'idea di gruppo è cresciuta in modo incredibile. E in più abbiamo un amico nuovo, un amico che ha una grandissima energia e che ci ha un po' contagiati.