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Dal 6 marzo, con il patrocinio di Amnesty International Italia: azioni e speranze del gruppo di attivisti climatici
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Il documentario "Come se non ci fosse un domani" sul movimento Ultima Generazione arriva nelle sale italiane dal 6 marzo, con il patrocinio di Amnesty International Italia. Diretto da Riccardo Cremona e Matteo Keffer, racconta le azioni, le discussioni, i dubbi, le speranze del gruppo di attivisti climatici impegnati da anni in una campagna di disobbedienza civile non violenta, che ha attirato l’attenzione dei media e della politica tramite iniziative controverse come blocchi stradali e imbrattamenti di palazzi istituzionali e opere d’arte. Tgcom24 vi offre una clip esclusiva.
Il movimento si definisce l’ultima generazione in grado di fermare la curva di una emergenza climatica che ha ormai superato la soglia critica e "Come se non ci fosse un domani" prova a dipingere il ritratto corale di questo gruppo e la loro battaglia indomabile affinché invece ci possa essere un domani. Una narrazione onesta ed equilibrata ci racconta quello che succede dietro le quinte delle loro proteste attraverso il punto di vista e le storie personali di cinque protagonisti del movimento che si intrecciano con gli eventi della cronaca.
"Come se non ci fosse un domani" è diretto da Riccardo Cremona e Matteo Keffer, due registi con all’attivo numerosi lavori su temi sociali e ambientali che per la prima volta si cimentano in un lungometraggio per il grande schermo, ed è stato scritto con la consulenza di Paolo Giordano. Il film è una produzione Motorino Amaranto e GreenBoo Production con Maestro Distribution e prodotto da Ottavia Virzì.
Amnesty International Italia ha dato il suo patrocinio al documentario poiché, come afferma il portavoce Riccardo Noury: "Come se non ci fosse un domani spiega come Ultima generazione stia cercando di chiamare Penultima generazione (quella al potere) a rispondere della sua inerzia e mancanza d'azione nei confronti della crisi del clima. Penultima generazione non solo non risponde ma criminalizza sempre di più, grazie a un'ampia complice narrazione mediatica che si concentra sui metodi anziché sulle ragioni e sugli obiettivi, l'attivismo per la giustizia climatica. Come spiega un'attivista, prendersi cura delle persone significa oggi doverle disturbare. Ci auguriamo che quest'opera 'disturbi' molto pubblico”.