In vista del giorno della Liberazione, il rocker ricorda il padre Carlino che si rifiutò di combattere con i nazisti: "Scelse il lager piuttosto che tradire. Mi chiamò Vasco come un suo compagno di prigionia"
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Sarà un 25 Aprile carico di significati per Vasco Rossi, che non smette mai di mischiare il rock alla riflessione, la memoria collettiva alla sua personale esperienza. Un messaggio, quello del rocker di Zocca che affonda le sue radici nella storia del nostro Paese ma anche della sua famiglia. "Viviamo in un'epoca di cambiamenti e di turbamenti, di guerre e valori rovesciati, di capi di Stato impazziti e di dittatori sanguinari confermati. Mi sento come tutti, stranito. Viviamo davvero un periodo molto buio" dice il Blasco in un'intervista al quotidiano La Stampa.
"La resistenza ai soprusi è sacrosanta. L’avevo detto che stava arrivando una valanga di ignoranza, e ora quella ignoranza è al potere. Ma io sono felice di portare gioia e amore con i miei concerti. Perché anche nelle mie provocazioni c’è amore: servono a risvegliare le coscienze", spiega il rocker di Zocca ricordando anche suo padre Carlino, che rifiutò di combattere con i nazisti e venne deportato in un campo di lavori forzati a Dortmund durante la Seconda Guerra Mondiale. "Ha preferito il lager piuttosto che arrendersi al nazifascismo e combattere con i tedeschi contro gli italiani. Era in un campo di lavori forzati e senza mangiare molto, per cui ne morivano la metà, di fatica o di botte. Aveva fatto amicizia con un compagno di sventura che gli aveva salvato la vita quando cadde in una buca durante un attacco: si chiamava Vasco. Aveva scritto un diario, con alcuni episodi, e mia madre l'aveva poi ricopiato".
La scelta di raccontarsi alla testata torinese non è casuale. A giugno parte da lì la nuova avventura live del rocker emiliano, che esordirà il 31 maggio e 1° giugno allo Stadio Grande Torino. Era dal 2013 che Rossi non partiva da qua. Ma già dal giorno di Pasquetta la macchina si è rimessa in moto: Vasco è in Puglia per le prove e rifiniture che culmineranno in due anteprime a Bibione a fine maggio, prima della grande partenza. Il tour 2025 sarà qualcosa di più di un semplice evento musicale. "Quest’anno – spiega – il filo rosso della scaletta è la vita. Vita celebrata, complicata, ostinata, leggera, vita fiera. Non dico più 'voglio una vita spericolata', dico 'sono una vita spericolata'".
A 40 giorni dal debutto, la febbre per il tour è già altissima. I fan sono in delirio, a caccia di indiscrezioni sulla scaletta, in attesa di rivivere le emozioni di chi, con le sue canzoni, continua a ricordarci che vivere, davvero e pienamente, può essere la più grande forma di ribellione.