Con il "Non stop live", il 33esimo tour dei suoi 41 anni di carriera, il rocker di Zocca continua a registrare il tutto esaurito
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Instancabile, grintoso e energico come un ragazzino. Vasco Rossi è tornato e allo Stadio Olimpico di Roma, prima delle due date sold out nella capitale, e ha letteralmente infiammato la folla. Con il "Non stop live", il 33esimo tour dei suoi 41 anni di carriera, il rocker di Zocca continua a registrare il tutto esaurito. "Cosa succede in città" il primo pezzo di una ventina in scaletta, più i due bis con "Alba Chiara"...
Fasce e t-shirt dedicate, occhiali da sole e berretti militari e un grido corale ad ogni sua canzone, il pubblico festoso omaggia così il "Blasco", che si esibisce su un palco gigantesco, largo 70 metri e profondo quasi venti alla luce di centinaia di raggi LED e con una scenografia di 600 metri quadrati che riproduce scintille, fuochi ed esplosioni.
Nel tour 2018 negli stadi italiani (Bari e Messina saranno le prossime date, che hanno già registrato il tutto esaurito), Vasco Rossi porta la sua storia, il rock e il romanticismo che hanno accompagnato alcuni dei momenti più importanti della vita dei suoi fan e hanno lasciato un segno anche nella memoria collettiva. "Deviazioni" dall'album Bollicine, degli anni Ottanta, il singolo "Blasco Rossi", per poi fare un salto negli anni Duemila con "E adesso che tocca a me" e "Come nelle favole", e tornare a uno dei suoi piu' grandi successi, "Fegato, fegato spappolato", del suo secondo album "Non siamo mica gli americani!", con all'interno una citazione dei Metallica.
E a metà concerto, la dedica al primo album, "Ma cosa vuoi che sia una canzone", con "Ciao" al pianoforte, mai eseguito prima, e un omaggio musicale a Ennio Morricone e a Stanley Kubrick. Dal '77 ad oggi Vasco Rossi ha raccontato in musica l'Italia e, in particolare, la provincia: la genuinità dei rapporti, la quotidianità nel quartiere, le bravate giovanili, il perbenismo piccolo-borghese e la generazione degli "sconvolti", i sentimenti e le riflessioni profonde sull'io. Ha raccontato, con irruenza e tenerezza, la fragilità dell'essere umano e l'imprevedibilità degli eventi, scardinando la facciata del "va tutto bene", del "siamo tutti forti e felici", che per certi versi negli ultimi anni, complice forse la comunicazione tramite social, è tornata in auge.
Tra i pezzi in scaletta anche alcuni medley, sintesi dei caratteri che la musica di Vasco Rossi da sempre tiene insieme: il primo in stile inconfondibilmente rock ("Delusa", "T'immagini", "Mi piaci perché", "Gioca con me", "Stasera!", "Sono ancora in coma", "Rock'n'roll show"), un altro in stile pop e electro dance ("Brava", "L'uomo più semplice", "Ti prendo e ti porto via", "Dimentichiamoci questa città"), l'ultimo acustico per il primo bis ("Dillo alla luna", "L'una per te", "E..."). E poi le canzoni più amate della star emiliana, come "Senza Parole", "Sally", "Siamo solo noi", "Vita Spericolata", arrivate alle orecchie anche di chi non ha mai apprezzato la sua musica.