il rocker si racconta

Vasco Rossi e il fisco: "Non pagare le tasse è una vergogna"

“Io ho mantenuto la residenza in Italia per questo" ha detto il rocker in un'intervista dove ha parlato a tutto tondo della sua vita: la politica, la droga...

31 Mar 2024 - 12:11
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"Non pagare le tasse è una vergogna. Io sono italiano, fiero e orgoglioso di esserlo, e ho voluto mantenere la residenza in Italia" parla così Vasco Rossi in un'intervista al Corriere della Sera in cui il Komandante racconta, fra le altre cose, la musica, gli amori e il rapporto con la droga. Parole che sono risuonate come una frecciata a chi invece ha deciso di trasferirsi all'estero. 

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Vasco e le tasse

 "Voglio e debbo versare tutte le tasse al mio Paese. Se guadagno, vuol dire che posso pagare. Sono favorevole anche a un’imposta sul patrimonio: chi ha di più deve dare di più. E dovrebbero pagare le tasse pure le multinazionali, a cominciare dai padroni della Rete" ha detto Vasco Rossi, che sul rapporto con la politica rivela: "Mai stato comunista. Ero anarchico. Poi mi sono riconosciuto nelle battaglie di Pannella per i diritti civili. Solo in fatto di tasse sono un po’ comunista...". Eppure, dice il cantautore, "Non voto. Sono semplicemente dalla parte dei deboli. E sono impressionato dalla quantità di balle che sparano i politici. Tanto, a sparar balle non si muore e non si paga".

La scomparsa di Gabri

 Il rocker di Zocca ha poi ricordato Gabriella, scomparsa alcuni giorni fa, la donna che ispirò la canzone "Gabri" e da cui Vasco Rossi ebbe un figlio, Lorenzo: "Avevo avuto una storia con una ragazza bellissima, Gabriella, che purtroppo è mancata qualche giorno fa, all’improvviso" dice il cantautore. "L’avevo lasciata, per vivere fino in fondo la mia avventura con la musica, ma mi ero preso cura di lei: era rimasta a Zocca con mia mamma, mentre le cercavo una nuova casa e un nuovo lavoro. Le lasciai anche una macchina, una Renault5, perché potesse andare in giro, trovarsi un altro fidanzato. E lo trovò. Quando tornai, la rividi nella roulotte prima del concerto, e la salutai con affetto, per l’ultima volta. Mesi dopo mi dissero che era incinta". 

Il carcere e la droga

Vasco Rossi racconta anche il rapporto con la droga e la durissima esperienza del carcere. Un'esperienza nella quale, racconta, solo Fabrizio De André e Dori Ghezzi gli espressero vicinanza: "Cinque giorni di isolamento. Giorni infiniti, minuti lunghissimi. Non passava mai. Cercavo di dormire, mi svegliavo credendo di aver fatto un brutto sogno; infine realizzavo che era tutto vero. Poi altri 17 giorni di galera. Solo De André venne a trovarmi, con Dori. Pannella mandò un telegramma. Fu l’occasione per resettarmi. Mi sono disintossicato da solo, senza bisogno di andare in comunità. Dopo la galera sono tornato a casa, a Zocca, e non ne sono uscito per otto mesi. Senza anfetamine non riuscivo ad alzarmi dal letto. E in tanti erano contenti".

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