VERSO LA CHIUSURA

Venezia 77: "Nomadland" favoritissimo nel TotoLeone, in "Notturno" e Favino le speranze italiane

Il film di Chloè Zhao, presentato venerdì, sembra il maggiore accreditato, ma in corsa ci sono anche "Nuevo Orden" e il film di Gianfranco Rosi. E non si escludono sorprese...

12 Set 2020 - 10:43

La 77esima Mostra del cinema di Venezia è ormai al passo conclusivo e, prima della cerimonia di chiusura, impazza come sempre il TotoLeone. Favoritissimo per il Leone d'oro sempre essere "Nomadland", di Chloè Zhao, passato venerdì come ultimo film in concorso. Ma buone possibilità per un premio sembrano averle anche "Nuevo Orden" di Michel Franco e l'italiano "Notturno" di Gianfranco Rosi. Sempre più addetti ai lavori puntano invece su "The World To Come" di Mona Fastvold.

Venezia 77, un red carpet di fascino femminile per "Nomadland"

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© Italy Photo Press
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Il film della Zaho, dato tra i favoriti anche alla vigilia della Mostra, ha messo una bella ipoteca sul Leone d'oro. Intanto è un film diretto da una regista donna e ha una protagonista come Frances McNormand, due elementi che non possono non far piacere a una presidente di giuria come Cate Blanchett. Dalla sua questa storia di loser pieni di orgoglio che sono i workamper ha anche, in sottofondo, la crisi che stiamo vivendo e la paura di quella che potremmo vivere nel post-Covid, altri elementi che potrebbero pesato nel giudizio.

In questa stessa prospettiva si pone anche "Nuevo Orden" di Michel Franco, che ha appena vinto il Leoncino d'oro di Agiscuola. Più che un'opera distopica sembra una riflessione sul domani, sui possibili scenari del dopo-Covid. Ovvero la nascita spontanea e violenta in Messico di una guerra tra ricchi e poveri, la relativa legittima repressione e, infine, la presa del potere da parte dei militari. 

Tutt'altro che fuorigioco c'è anche "Notturno" di Gianfranco Rosi, film girato nel corso di tre anni ai confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano e che racconta, sotto forma di quadri, sempre esteticamente perfetti, i dolori del mondo. Tra i film italiani in concorso è quello che ha maggiori possibilità, anche se qualche speranza la nutre anche "Miss Marx" di Susanna Nicchiarelli, con la storia di Eleanor, figlia dell'autore del Capitale, una donna proto femminista impegnata nel sociale, ma sentimentalmente dal cuore fragile. In corsa anche per la Coppa Volpi l'attrice inglese Romola Garai.

Sempre più addetti ai lavori puntano poi su "The World To Come" di Mona Fastvold, inedita storia d'amore al femminile western di fine Ottocento, film bianco e nero pieno di silenzio, freddo e solitudine. In predicato anche per la Coppa Volpi Vanessa Kirby (che corre anche per "Pieces of Woman"). Nel palmares poi buone possibilità per "Cari compagni!" di Andrei Konchalovsky e "Quo Vadis Aida?" di Jasmila Zbanic. Il primo, in perfetto bianco e nero, ci porta a Novocherkassk nel 1962 quando, durante una manifestazione operaia in una fabbrica di locomotive, scoppia una sparatoria sui dimostranti ordinata dal governo e perpetrata dal Kgb per reprimere, tra molti morti, lo sciopero. Straordinaria l'interpretazione della moglie del regista, Julija Vysockaja. Il film della Zbanic racconta invece l'orrore della guerra dell'ex Jugoslavia, esattamente la tragedia di Srebrenica, attraverso la storia di una donna straordinaria, interpretata dall'attrice serba Jasna Duricic da premio (mai come quest'anno a contendersi la Coppa Volpi al femminile sono in tante) che si ritrova a combattere per marito e figli come una leonessa.

Infine molti critici esteri puntano su "The Disciple" di Chaitanya Tamhane, in corsa per l'India, che racconta i segreti della musica classica indiana. Sul fronte Coppa Volpi maschile due nomi su tutti: Pierfrancesco Favino, protagonista assoluto di "Padrenostro" e, infine, il protagonista del film polacco che potrebbe essere un outsider, "Never Gonna Snow Again" di Malgorzata Szumowska e Michael Englert. Protagonista Zhenia (Alec Utgoff), massaggiatore ucraino che ha in comune con i supereroi di avere avuto i suoi poteri dopo un'incidente: è nato infatti vicino Chernobyl proprio il giorno del disastro nucleare.

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