Uno spazio dedicato per la prima volta al Festival. Ecco i titoli in anteprima che verranno presentati nella sezione Fuori Concorso
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Che la serialità tv sia arrivata quasi al livello del cinema è un dato di fatto ormai assodato. Il festival di cinema più antico del mondo, la Mostra del Cinema di Venezia, fa un passo in avanti, una piccola rivoluzione figlia di questo tempo, smarcandosi dalla concorrenza. E così Venezia 81 non sarà caratterizzata solo dalla selezione del Concorso, con annesso alto tasso di star, da Lady Gaga a Brad Pitt, ma anche dalla scelta apripista di creare una sezione apposita nel Fuori Concorso dedicata alla lunga serialità.
Ci sono tanti esempi sparsi sia nella storia del Lido che in quella di altri festival come Cannes, ma sono limitati a eventi non organici. Qui invece nell'edizione del Festival 2024 dal 28 agosto al 7 settembre debutta una sezione vera e propria, per ora limitata a qualche titolo, poi si vedrà, al momento fuori concorso poi chissà se avrà una sua giuria (è stata introdotta anni fa per i classici restaurati, dunque tutto è possibile). Come anni fa Venezia aprì ai film degli streamer (il caso Netflix nel lontano 2015 con "Beasts of no nation" di Cary Fukunaga in concorso, cui seguì nel 2017 la produzione italiana "Suburra la serie") in quanto "nuovo che avanza, sarebbe antistorico escluderlo", come disse il direttore Alberto Barbera nel duello a distanza con Cannes, ora il Lido fa un deciso passo in avanti con la sezione serie.
Nella nuova sezioni ci sono "Disclaimer" di Alfonso Cuarón con Cate Blanchett, "M - il figlio del secolo" di Joe Wright con Luca Marinelli, "Families like our" di Tomas Vinterberg, "Los Años Nuevos" di Rodrigo Sorogoyen e come proiezione speciale "Leopardi" di Sergio Rubini con Leonardo Maltese. C'è da dire inoltre che sempre più registi di razza sono tentati dalle serie come il premio Oscar messicano Alfonso Cuaron e che, se anche non si impegnano sulla tv, non considerano più la durata di un film come un limite umano per il pubblico tracimando ben oltre le due ore. Dunque se la durata non è un confine per il cinema e alla nuova abitudine non si è potuto opporre Barbera, visto che nella confusionaria trasformazione del cinema c'è anche l'ondivaga durata, da corto cortissimo a extra large, tanto vale allargarci a dismisura con una intera stagione di lunga serialità. Le quattro serie secondo i registi sono film lunghissimi "che nulla hanno da spartire con il linguaggio e le convenzioni delle serie televisive" e infatti aspirano anche a una uscita evento al cinema. "La proposta integrale di queste quattro serie è sembrata un rischio degno di essere assunto, volendo perseguire l'impegno del festival di segnalare, se non anticipare, le tendenze più significative che si manifestano all'interno dell'universo cinema", sottolinea Barbera.
I precedenti alla Mostra del Cinema di Venezia ci sono, clamorosi e cult come "Berlin Alexanderplatz". Correva l'anno 1980 e per intero, 14 episodi, la Mostra del Cinema ospitò l'opera di Rainer Werner Fassbinder tratta dal romanzo del 1929 di Alfred Döblin. E poi ancora l'ormai classico "Heimat" di Edgar Reitz che incollò gli spettatori nel 1984 per 924 minuti, per proseguire con "Il decalogo" di Kieslowski che nel 1989 fece conoscere il regista polacco con lodi persino da sua maestà Stanley Kubrick. Anche il Festival di Cannes ha esempi come l'evento "L'arte della gioia" di Valeria Golino di quest'anno e nel 2003 "La Meglio Gioventù" di Marco Tullio Giordana, sei ore di cinema di altissimo livello e di storia italiana. Ora Venezia che, come sottolinea il suo direttore artistico, per quanto sia una bolla straniante per quei giorni non è affatto impermeabile al suo tempo, si lancia sulla serialità d'autore, trend audiovisivo di questi anni.