"NON SPARATE SULLA NOSTRA CANZONE"

Veronica Pivetti a teatro, fioraia di giorno e spacciatrice d'oppio di notte: "Non diamo nulla per scontato... il tempo è prezioso"

L'attrice al Franco Parenti di Milano, fino all'8 gennaio, in una black story a suon di musica e canzoni. L'intervista a Tgcom24

di Antonella Fagà
29 Dic 2022 - 11:05
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Veronica Pivetti è a teatro nei panni di Jenny Talento, fioraia di giorno e venditrice d'oppio di notte. E' lei la protagonista di "Stanno sparando sulla nostra canzone", di Giovanna Gra, commedia dai toni noir, black story con musica in scena fino all'8 gennaio al Teatro Franco Parenti di Milano. Con lei sul palco Cristian Ruiz e Brian Boccuni. "Sono due anni che giriamo con questo spettacolo e il debutto al Parenti di Milano, la mia città, è stato emozionante. Un'accoglienza stupenda. Staremo col pubblico anche per lo show di fine anno", racconta Veronica a Tgcom24: "E' una grande storia d'amore dove ci si diverte e la componente musicale è importantissima...".
 

"Stanno sparando sulla nostra canzoni", ecco alcuni scatti di scena

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"Stanno sparando sulla nostra canzone" è uno spettacolo originale in cui le canzoni sono parte integrante del testo. "Ne abbiamo scelto alcune tra le più famose e popolari, anche molto moderne, che ricoprono tutte le epoche, dagli anni Settanta al Duemila, brani in varie lingue, francese, italiano, inglese. Si va da "The show must go on" a "Certe notti", "Love me tender", "Parigi" di Paolo Conte... Tutte riarrangiate in maniera originale dal maestro Alessandro Nidi":

Si tratta di una specie di musical allora?
Un mini musical piuttosto, perché, per il casino che facciamo sembriamo trenta, ma in realtà siamo solo tre. Non è una commedia musicale però e nemmeno un musical vero e proprio, meglio una commedia con musica. Qui le canzoni si inseriscono perfettamente nel testo portando avanti la storia, vi aggiungono pezzi. E’ stato un lavoro lungo, ma la risposta della gente ci fa capire che abbiamo scelto bene. Le canzoni servono a trasmettere anche sensazioni, un mondo interiore e un'atmosfera, come nel caso, ad esempio, di "Certe notti". C'è una parte del brano, dove c'è la parola autogrill, ed è ovvio che negli anni Venti in America, dove è ambientata la vicenda, gli autogrill non esistevano. Ma l'atmosfera della notte con la sua magia, il suo mistero e la malinconia vengono rievocati nella storia, proprio grazie alla canzone.
E' uno spettacolo in cui ci si diverte e che diverte e dove ci si commuove, anche per via di alcuni brani come "Parigi", una delle più belle canzoni di Conte, secondo me.

E veniamo alla storia vera e propria, che racconta di ...

Di Jenny Talento (mi piace molto il cognome), fioraia di giorno e spacciatrice d'oppio di notte, innamoratissima di Nino Miseria (e anche qui il cognome dice tutto) inesperto giocatore di poker, un truffatorello e perditempo, che vive alle sue spalle. 
Siamo in America, nei mitici anni Venti, con l’epidemia di influenza spagnola, che è ormai un lontano ricordo. 
Nella storia di amore e passione tra Jenny e Nino, tra cazzotti amorosi e grandi baci, ci mette lo zampino Miky Malandrino (attenzione al cognome), un gangster senza scrupoli, "diabolico", la figura più simbolica della storia, perché è lo specchio del presente di allora, ma parla anche del futuro, il nostro oggi, fatto di social media. E' un gangster alla James Cagney e ci sono molti richiami a quel periodo cinematografico. Un intreccio a tre... molto colorato.

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Ci sono molti parallelismi con i giorni nostri, anche noi siamo negli anni Venti e usciamo da una pandemia...
Esatto. Era un periodo di crisi proprio come oggi, da cui lentamente ci si stava rialzando, dopo la spagnola, come sta avvenendo adesso per la pandemia da Covid.
Tante cose ci ricordano il nostro presente, anche perché la storia, come ben sappiamo, si ripete, ci sono ondate storiche inevitabili che ci riportano a certe situazioni.  
Si parla anche della condizione della donna, che a quei tempi era paradossalmente molto più libera, perché ci riempiamo tanto la bocca con i diritti conquistati, ma vi do una notizia, di diritti ne abbiamo conquistati ben pochi.

Che ruolo ha il canto nella tua carriera?
Io canto a teatro da almeno dieci anni. Cantare è come recitare, solo che lo fai in musica, e in più c'è la bellezza della melodia. E' una cosa che cerco di fare sempre quando il tempo e le circostanze me lo permettono e questo spettacolo è stato costruito proprio sulle canzoni.

Nei tuoi personaggi, a teatro come nei libri, ad esempio con la protagonista del tuo ultimo "Tequila bang bang", che è una ex spogliarellista del Crazy Horse, sembra sempre che tu ti muova in equilibrio su quella linea sottile che divide la legalità dalla trasgressione... Tu quanto sei trasgressiva?
 
E' vero i miei personaggi, in generale, fanno spesso marachelle e uso apposta questo termine un po' d'altri tempi, perché secondo me la trasgressività consiste proprio in questo: nel non rinunciare alla componente birichina di quando eravamo piccoli. 
La trasgressività ha miliardi di sfumature e colori però. Sei trasgressiva ad esempio se chiedi scusa in un mondo in cui nessuno lo fa più. Esci dal coro. Io non so se sono trasgressiva o no, cerco di essere fedele a me stessa, forse in certi comportamenti, in questa fedeltà a me stessa, sono trasgressiva e mi piace mettere questo aspetto nei miei personaggi quando posso.

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Come negli anni Venti dello spettacolo, c'è aria di rinascita anche oggi... cosa ha lasciato questa pandemia e cosa ti aspetti per il 2023, visto che il 31 dicembre è vicino?

Il 31 dicembre è solo una data, non iniziano e finiscono le cose, non è che cambia tutto. La pandemia è arrivata quando ha voluto e gli strascichi se ne andranno nel tempo, quando avremo digerito lo shock mondiale, che ha provocato, ognuno ha i suoi tempi però. 
Io per il futuro mi aspetto delle sorprese positive, amo le sorprese e lavoro perché nel mio piccolo le cose migliorino.
Dal punto di vista teatrale il Covid ha lasciato un gran desiderio di andare a teatro e le sale sono strapiene. Questo non è successo col cinema purtroppo, che è un altro luogo di culto, perché è stato sostituito da altro, dalle piattaforme. Il teatro non può essere sostituito, perché fa una cosa unica: unisce le persone fisicamente, con i loro corpi, in una sorta di rituale, che ha a che fare con la comunicazione vera, proprio quella che è venuta a mancare negli ultimi periodi. A teatro ci si tocca gomito a gomito e gli attori esistono solo se esiste il pubblico...


Tutt'altra cosa rispetto alla comunicazione dei social...
Sarebbe un discorso lungo e ci porterebbe lontano dal nostro tema, ma certo è che i social vengono presentati come una forma di unione, ma in realtà sono una reale divisione, ti parlano di 10mila amici... Ma gli amici veri sono molti di meno ... io ne ho 2 e mezzo in tutto ad esempio. Gli amici veri sono quelli che ti supportano e ti sopportano.
Essere amici significa essere disposti a rinunciare a noi stessi per dedicarci a qualcuno, la discriminante dell'amicizia è proprio questa, la capacità di rinunciare ai propri programmi per dedicare tempo a qualcun altro. 
Ho imparato a 57 anni che non dobbiamo permettere alle nostre piccole pandemie ai nostri piccoli e grandi guai di distrarci. Il tempo poi passa. Diamo troppe cose per scontate. Ma nulla è scontato. Tutto cambia da un momento all'altro e il Covid ce lo ha dimostrato. 
Ogni volta tutto va riconquistato

Le sorprese positive che ti aspetti però non usciranno da un cappello come per magia...

Le sorprese vanno costruite, le favole sono belle ma non esistono, la vita è un'altra cosa, traduzione: spero che vadano in porto dei progetti che ho in mente. Qualcosa di nuovo a teatro, per l'anno ancora successivo al prossimo, poi devo scrivere un paio di nuovi libri e poi c'è una cosa su cui sto lavorando da tempo per la televisione, che potrebbe essere una bella storia, un racconto storico.

Se tu fossi una politica quali riforme apporteresti al mondo dello spettacolo
Bisogna dare più soldi alla cultura, nutrire il nostro corpo e il nostro cuore di cultura è importantissimo. Ci vogliono i soldi perché la cultura è un nutrimento spirituale, che all'essere umano serve: senza cultura si inaridiscono menti e cuori.

Jenny è fioraia di notte e venditrice di oppio di notte, Veronica è attrice e scrittrice di giorno e di notte?Di notte... mi piace stare sveglia... e lavo i piatti. Sono un'amante del lavaggio dei piatti di notte: ha qualcosa di erotico.
La veglia di notte mi porta tanto, mi sembra che mi vengano dei pensieri belli... ma non è un consiglio che sto dando a nessuno... sia chiaro.
 

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