© IPA | Vittorio Cecchi Gori con Mario Monicelli
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L'ex produttore ha raccontato in una lunga intervista al "Corriere della sera" episodi e aneddoti della sua storia
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Compie 80 anni Vittorio Cecchi Gori. Produttore cinematografico con tre Oscar in bacheca, presidente della Fiorentina e anche imprenditore televisivo, è stato uno dei personaggi più importanti nel mondo dello spettacolo italiano, salvo essere poi protagonista di una rovinosa caduta che lo ha portato a perdere tutto, tra crac finanziari e guai con la giustizia. Oggi Cecchi Gori, dopo un infarto che lo ha costretto a un ricovero a gennaio, vive nella sua casa ai Parioli a Roma e spera nella grazia da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il matrimonio mancato con Ornella Muti, i consigli a occhi chiusi a Benigni per "Johnny Stecchino", l'amicizia con Donald Trump, il successo internazionale, gli amori burrascosi. E poi il crollo, la perdita di tutto quello che aveva, la voglia di guardare avanti e pensare sempre "di cinema" anche nei momenti più bui, anche oggi che deve finire di scontare l'ultima condanna a otto anni per il crac della Safin cinematografica e della Fiorentina. Nella lunga intervista rilasciata al "Corriere della sera" Cecchi Gori ricostruisce la sua vita, una vita da film non solo per il lavoro che ha fatto a lungo ma anche per come è stata vissuta. "Avevo un ruolo in 48 società, qualcosa mi è sfuggito, ma non mi sono accorto di aver fatto niente di male - dice -, quel che è successo non lo so dire tuttora".
E così meglio lasciarsi andare ai ricordi, dal primo set bazzicato, quello di "Napoletani a Milano", nel 1952, dove si trovò seduto sulle gambe di Eduardo De Filippo, all'ultimo, per "The Silence" con Robert De Niro, nel 2015. L'America è stata la sua ultima roccaforte, dove le società non sono state coinvolte dal fallimento, e per questo lui continua a sognare di poter produrre qualcosa. Come il remake de "Il Sorpasso". "Ho pronta la sceneggiatura, devo solo riprendere a muovermi. Un bel film vorrei ancora farlo". Cresciuto all'ombra del padre Mario, dovendo scontare anche un po' di diffidenza, Vittorio si è fatto largo grazie all'intuito e alla conoscenza del cinema. "Fui io a voler fare '...Altrimenti ci arrabbiamo', mio padre sosteneva che Bud Spencer e Terence Hill senza gli spaghetti western non li avrebbe visti nessuno". Da "Brancaleone alle crociate" (1970) all'ultimo in tutto Cecchi Gori ha prodotto una quantità sterminata di film ("Anche 90 all'anno tra prodotti e distribuiti"), con tre Oscar in bacheca, per "Mediterraneo" ("E' ancora attuale"), "Il postino" e "La vita è bella".
Ma da cinema per Cecchi Gori è stata anche la vita sentimentale, con amori da copertina. A partire dall'attrice Maria Grazia Buccella ("Il mio primo grande amore, finì perché eravamo giovani ma siamo ancora amici"), passando per Ornella Muti ("La volevo sposare ma ci lasciammo, fu una delusione") per arrivare a Rita Rusic e Valeria Marini. Con la prima è stato sposato vent'anni ("Abbiamo due figli straordinari. Quando le storie finiscono il gossip è inevitabile ma io e Rita abbiamo un buon rapporto"), con la seconda ha avuto una relazione di cinque ("Fu una bella storia, un po' faticosa"). Oggi il cuore, a parte fare qualche scherzo come l'infarto del 2017, si è messo in pace ("A 80 anni più bisogno di amicizia"). Restano il sogno di poter produrre ancora un film e di liberarsi dagli ultimi fardelli giudiziari: "Spero solo che il presidente Sergio Mattarella, così equanime e sereno, mi conceda l'onore della grazia".
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