Il bluesman emiliano ripubblica il suo ultimo album con l'aggiunta di sei inediti. E mentre pensa al ritorno alla musica dal vivo bacchetta le istituzioni: "Vedo troppo disinteresse verso la cultura"
di Massimo Longoni© Daniele Barraco
Era pronto per partire per il suo tour mondiale di 150 date, ma il Covid ci ha messo lo zampino. Zucchero però non è stato con le mani in mano e si è messo a lavorare su alcuni brani che ora arricchiscono il suo ultimo album, "D.O.C." in una versione deluxe. E tra impegno sociale e cover inaspettate, nessuno dei brani ha il sapore del riempitivo. "La fortuna di aver avuto una carriera lunga è quella di invecchiare bene artisticamente - dice -. Non voglio strizzare l'occhio alle mode o essere a tutti i costi giovanile o radiofonicamente attuale".
Anticipata dal singolo "September", realizzato in coppia con Sting con cui ormai il legame è forte e consolidato ("Ho fatto da padrino a sua figlia"), questa nuova edizione di "D.O.C" si arricchisce di pezzi con diverse storie. Alcuni dei quali affondano nel passato. Come per esempio "Wichita Lineman", brano scritto da Jimmy Webb nei primi anni 60. "E' un brano che mi è sempre piaciuto da quando ho iniziato a suonare - spiega Zucchero in collegamento da una stanza di un albergo di Milano -. La suonavamo con la band nei baleroni, appartiene a quel periodo. Ho voluto farla a mio modo, un po' minimalista, in una tonalità tenuta un po' bassa".
© Ufficio stampa
Dal cassetto personale è invece uscita "Don't Cry Angelina". "Parte della musica l'avevo scritta al tempo di 'Oro, incenso e birra' - dice -. L'ho sempre tenuta lì perché c'erano cose che non mi convincevano. Tra giugno e luglio l'ho finita, riarrangiata e soprattutto ho messo un testo, che parla di una staffetta partigiana (ispirata al libro "Angela, Una storia d’amore nella guerra partigiana" di Ezio Meroni - ndr). Una storia un po' drammatica ma una grande storia d'amore basata su una storia vera".
Zucchero ha sentito come tutti il contraccolpo della pandemia, ma ha cercato di far fruttare questo periodo nel modo migliore possibile. "Stavamo iniziando a fare le prove per i 150 concerti in giro per il mondo - racconta -. Il primo momento in cui abbiamo avuto lo stop c'è stata un po' di depressione generale e poi io mi sono reinventato un po' di cose per tenere il motore caldo. Quando non sono in tour lavoro tutti i giorni e cerco di fare le cose che sento, che mi piacciono, che mi ricordano l'inizio della mia carriera e che ritrovo attualissimi ancora. La fortuna di aver avuto una carriera lunga è quella di invecchiare bene artisticamente. I miei esempi sono Johnny Cash, Tom Waits e James Taylor. Non voglio strizzare l'occhio alle mode o essere a tutti i costi giovanile o radiofonicamente attuale".
Con questo materiale per le mani viene spontaneo chiedere come mai una riedizione del disco precedente e non un album nuovo. "Non mi piace fare un disco uguale all'altro, con gli stessi suoni, con la stessa matrice - risponde -. Adesso finisce il capitolo di 'D.O.C. 'e poi ne parleremo". Anche perché a "D.O.C." Zucchero è tutt'ora molto affezionato. "Sono molto geloso di questo disco perché ha sonorità diverse dai precedenti - sottolinea -. Non è facile rinnovarsi rimanendo se stessi. Non vedevo l'ora di eseguirlo dal vivo. Mi avrebbe dato la possibilità di confermare quello che provo io su questo disco". Tanto più che i nuovi brani sono perfettamente inseriti nella linea tematica del disco originale. "'D.O.C.' è un album in cui in ogni canzone c'è un inizio di redenzione. Parlo sempre di luce, di una scia che sto cercando - spiega -. Lo stesso avviene nei brani aggiuntivi. Su 'September' è evidente ma anche su 'Wichita Lineman', 'Illudermi' così e soprattutto su 'Don't Cry Angelina'. 'Succede' e 'Facile' poi facevano parte della rosa dei brani di 'D.O.C.'. Non erano finiti perché mancavano i testi ma la produzione risale a quella sessione".
© Daniele Barraco
Inevitabile affrontare il tema della crisi del mondo musicale, paralizzato dal diffondersi del covid e dalle successive misure restrittive. Su questo Zucchero ha le idee chiare. "Vedo poco interesse. Non solo verso la musica ma anche verso il cinema, il teatro - afferma -. Il governo, quando parla di cultura, parla del ritrovamento di un mosaico a Pompei o cose così. Parla di roba che è molto alta. Però c'è anche la cultura più bassa. Chiamiamola pure così, bassa, ma almeno ne parlassero. Ci sono state manifestazioni ma nessuno ne parla mai. Vorrei un po' più di attenzione. E soprattutto vorrei che arrivassero i soldi promessi a tutti i poveretti che lavorano dietro le quinte, la crew, i tecnici". In attesa che le istituzioni si smuovano lui ci ha messo del suo: "Per quanto riguarda la mia gente ci penso io in prima persona, con la mia assistente e il mio manager, almeno fino a quando non ripartiremo. Anche perché è l'unico modo per sapere che i soldi arrivino a destinazione".
Già, quando si ripartirà. In teoria il tour di Zucchero dovrebbe ripartire il 23 aprile con 14 date all'Arena di Verona, ma al momento è tutto ancora nel campo delle ipotesi. "A gennaio dovremmo sapere come poter fare - spiega -. Anche ci fosse una capienza ridotta io suono lo stesso. Il problema mio è che magari parto in Italia e poi negli altri Paesi cosa succede? Perché se dalle altre parti non fanno suonare, avremmo dei costi allucinanti e diventerebbe un problema".
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
POTREBBE INTERESSARTI: