IN TEMPI DI CRISI

E se invece della guerra la tregua olimpica fermasse la corsa dello spread?

Anche per Londra 2012 l’Onu chiede ai Paesi membri di fermare ogni conflitto. Una richiesta assurda. Così non ci resta che sognare di congelare per tre settimane il simbolo della crisi

25 Lug 2012 - 16:57
 © Ap/Lapresse

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Con il naso all’insù per il timore della pioggia e gli occhi ben spalancati nonostante siano i primi Giochi del dopo Bin Laden, Londra è pronta per la XXX Olimpiade. Il mondo invece dovrebbe essere pronto per la trentesima tregua olimpica come vuole una tradizione seppur romanzata. Quando la Grecia era una culla di civiltà e non uno scenario da scongiurare, i Giochi riguardavano solo gli elleni: per la loro durata (pochi giorni visto che le discipline si contavano sulle dita di una mano), non solo l’ascia di guerra doveva venire ben sepolta ma anche rancori più o meno personali dovevano far posto a gioia e partecipazione ai Giochi.

L’Onu: niente guerre, siamo olimpici
Lo sport che ferma spade ieri, kalashnikov oggi e chissà quale arma hi-tech domani. Una utopia allo stato puro. Utopia che le Nazioni Unite hanno voluto ripristinare il 25 ottobre 1993 quando, con la risoluzione 48/11, hanno chiesto agli Stati membri di rispettare la tregua olimpica dal settimo giorno precedente l’inizio al settimo giorno seguente ogni edizione. Ovviamente fiato e inchiostro sprecato. Ve lo immaginate venerdì scorso un generale di Bashar Al Assad dire ai suoi soldati di lasciare in caserma divise e tank e di ripresentarsi in servizio riposati ma agguerriti venerdì 19 agosto? Saremmo chiaramente alla follia, per una volta ottimo sinonimo di utopia.

Spread, un nemico subdolo
Premesso questo, prima di cedere al patriottismo per una delle tante medaglie insperate che arriveranno diamo fiato all’idealismo (di cui “l’importante è partecipare” è degna declinazione), adattando la tregua olimpica ai giorni nostri. Di guerre con vittime innocenti e mutilati ce ne sono ancora troppe in giro per il mondo. Ma ecco appalesarsi in lontananza ben altro nemico. Un avversario subdolo di cui ignoravamo l’esistenza fino a un anno fa ma che è costato anche il posto a un governo. Esatto: l’avversario si chiama spread Btp-Bund. Tradotto una prima volta: il differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi. Tradotto una seconda volta: quel numero che ci avvicina o ci allontana dal fallimento, ci spinge verso l’assalto ai bancomat o ci induce a pensare che il peggio sia passato.

La vera tregua
Ecco la vera tregua olimpica: sospendere lo spread per tre settimane. Congelarlo venerdì pomeriggio e dimenticarlo sino a lunedì 13 agosto. Pensate che bello: tre settimane senza differenziali, Borse che inseguono o crollano e Bce che rassicura. Tre settimane dove la parola “crisi” non sia dimenticata ma non occupi militarmente le aperture di quotidiani e tiggì. La tregua olimpica dello spread congelerebbe anche gran parte di quell’agosto già definito caldo non meteorologicamente parlando. Troppo bello per esser vero, evidente. Ma non troppo difficile per quantomeno sognarlo.

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