Calciomercato

Mercato, gli affari si fanno fuori dall'Italia

Non solo Francia e Inghilterra, il Brasile è il nuovo eldorado. Mentre la Spagna punta sui giovani

26 Lug 2012 - 14:44
 ©  Afp

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In Italia il calciomercato langue, ma in giro per l’Europa e il mondo la situazione non pare essere così drammatica, almeno all’apparenza. In Francia il Paris Saint Germain fa la parte del leone, in Inghilterra si spende e si spande come sempre, mentre il Brasile pare essere diventato il nuovo eldorado del mercato in entrata. Arrancano, ma non barcollano i club spagnoli, complice settori giovanili sempre fecondi di nuove promesse, mentre i team tedeschi, dimostrano di stare al passo con le spese pazze di sceicchi ed emiri vari con la programmazione. Ma è veramente tutto oro quello che luccica? Facciamo il punto sulla situazione internazionale del mercato calcistico.

SPAGNA
Nella Liga è finito il tempo del caviale e champagne. La crisi delle banche sta paralizzando il calciomercato delle squadre a tutte le latitudini. Persino dalle parti di Madrid e Barcellona non tira aria di colpi grossi. E allora come spiegarsi il passaggio del terzino della nazionale spagnola Jordi Alba dal Valencia ai blaugrana per 15 milioni? Bella domanda. L’unica spiegazione può essere ricercata che l’acquisto del giocatore è stato definito prima dell’inizio di Euro 2012. Servirebbe un centrale difensivo in grado di disimpegnarsi anche in mediana come Javi Martinez dell’Athletic, ma il costo di 40 milioni di euro blocca qualsiasi trattativa sul nascere. Come sono lontani gli acquisti a suon di milioni di Fabregas e Sanchez in camiseta culès. Non c’è gioia nemmeno dalle parti della ‘Casa Blanca’, dove si sta cercando di portare a casa in tutti i modi Lukas Modric, genietto del Tottenham, ma l’affare non decolla. Tutta colpa di quei “cattivoni” dei londinesi che chiedono i soliti 40 ‘kilos’ per liberare il numero 8 croato. Troppi in periodi d’austerity economica anche per lo spendaccione Florentino Perez. Mourinho probabilmente si dovrà “accontentare” della cessione degli esuberi in rosa e la promozione in prima squadra di qualche giovane della ‘cantera blanca’. Scaricato Kaka, sulla via di un probabile ritorno a Milano, anche Lassana Diarra e Ricardo Carvalho paiono essere in uscita dalla capitale spagnola. E se Real e Barça piangono, le altre certamente non ridono. La prima delle squadre “mortali”, il Valencia, ha cambiato l’allenatore, con Mauricio Pellegrino al posto di Unai Emery. Al Mestalla sono arrivati Gago dal Real, Joao Pereira, terzino destro che si è messo in luce agli ultimi europei con il Portogallo, e il laterale sinistro Guardado dal Deportivo La Coruña. L’Atletico, vincitore dell’Europa League, si è mosso sul mercato dei parametri zero con gli ingaggi di Cristian Rodriguez e Emre, rispettivamente da Porto e Fenerbache, e acquistato per un milione il centrale difensivo Cata Diaz dal Getafe. Dalle parti di Bilbao da segnalare il ritorno in biancorosso dell’attaccante Aduriz (proveniente dal Valencia). Sorprende l’immobilismo degli sceicchi del Malaga. Tasche cucite anche da quelle parti? Meglio attendere la fine d’agosto prima di dare giudizi affrettati, ma pare che quest’anno in Spagna la pacchia sia proprio finita. Trippa per gatti non ce n’è più per nessuno.

INGHILTERRA
Benvenuti nella patria del denaro facile, dei multimilionari e dei petroldollari arabi e russi. Eh si, tutto questo è la Premier League. Le squadre inglesi non sembrano risentire della crisi economica dilagante che attanaglia il calcio europeo, e se ne infischiano bellamente delle direttive Fifa in materia di bilanci e fair play finanziario. Solo cosi si possono spiegare i quasi 40 milioni spesi dal Chelsea per ingaggiare il numero 10 del Lille Eden Hazard, o i 12 per il capocannoniere dell’ultima Ligue 1, Olivier Giroud, approdato alla corte di Arsene Wenger. Proprio i Blues e i Gunners sono due tra la squadre più attive in questa fase di mercato. I campioni d’Europa, portato a casa anche il talentuoso teutonico Marko Marin dal Werder Brema, continuano a sognare Hulk del Porto come erede dello svincolato Didier Drogba. Costo dell’operazione 50 milioni di euro. L’Arsenal è invece alle prese con la telenovela dell’estate del calciomercato inglese. Robin Van Persie resta o se ne va? I media d’Oltremanica un giorno si, e l’altro pure, lo danno a Manchester sponda United o City. Entro il 18 agosto, data d’inizio del campionato lo scopriremo. Per fortuna che in casa londinese non si sono fatti trovare impreparati. Lo stesso Wenger, muovendosi con grande anticipo, oltre a Giroud, ha portato all’Emirates anche il tedesco Lukas Podolsky per 15 milioni di euro. In caso di cessione dell’olandese, dalle parti del nord di Londra si “cadrebbe in piedi”. Da Manchester invece, calma apparente. La dirigenza del City, di solito protagonista assoluta del mercato, sonnecchia dall’alto del suo campionato appena conquistato, indispettendo non poco il manager Roberto Mancini, che invoca fondi per rinforzare adeguatamente la squadra in vista della ribalta europea. Un centrocampista, un difensore e un attaccante: queste le richieste del mister jesino. Il sogno è Van Persie per costruire un reparto offensivo atomico con Tevez, Dzeko, Aguero e Balotelli, mentre per la mediana e il pacchetto arretrato i nomi che circolano sono quelli di De Rossi e Hummels. In casa United, smaltito lo smacco della Premier persa all’ultimo, si lavora per portare all’Old Trafford atleti in grado di innalzare il livello qualitativo del team. Preso il jolly Kagawa dal Dortmund, le mire di sir Alex Ferguson ora si sono spostate sul nuovo crack del calcio brasiliano, Lucas del San Paolo. Manca ancora qualcosa in mediana, ma i Red Devils sono pronti a riprendersi lo scettro di regina d’Inghilterra. Alla finestra Newcastle, Everton, Liverpool e Tottenham. Quest’ultimi alle prese con la grana Modric, pronto a fare le valigie con direzione Madrid, con il nuovo tecnico Villas Boas, e il rinnovo del contratto dell’ala sinistra Bale, sono pronti a battagliare con le altre grandi con magari un Lloris o un Julio Cesar in più tra i pali. I Reds preso Borini dalla Roma per 13 milioni, stanno stringendo per il giovane mediano gallese dello Swansea, Joe Allen, designato da più parti come l’erede di Gerrard. Sterline come caramelle quindi, alla faccia di tutto e tutti. Soldi, soldi, soldi, e ancora soldi. Torneremo a rivedere la Champions League come succursale dell’FA Cup? Le premesse paiono esserci tutte.

FRANCIA
Oltre il PSG il nulla. Perché se è vero che il club parigino, forte dell’appoggio finanziario dell’ emiro qatariota, non bada a spese per costruire un team al livello dei top club del Vecchio Continente, in terra transalpina le altre sono in crisi come non mai. Dei 152 milioni spesi sinora nel mercato d’oltralpe, ben 100 portano marca PSG, mentre gli altri 52 sono da suddividere tra le restanti 19. Vuoi vedere che Raiola non ha mica tanta ragione quando afferma che il campionato francese è migliore rispetto a quello italiano? Domanda retorica, soprattutto se si analizzano tre dati che potrebbero fare impazzire l’ex pizzaiolo più famoso d’Europa. Su 142 giocatori acquistati, ben 40 sono a parametro zero e 20 provengono dalla cadetteria. Secondo punto: in Francia il trend è vendere piuttosto che comprare. Non una novità, bensì una tradizione ben consolidata che nessun multimilionario arabo potrà mai scalfire. Il Montpellier campione di Francia tanto per gradire cede per 12 milioni il suo bomber Giroud all’Arsenal, e sta trattando la cessione del suo capitano Mapou Yanga-Mbiwa al tanto bistrattato Milan. Il Lille vende il gioiello Hazard per 40 al Chelsea, mentre l’acquisto più esoso è il passaggio del trequartista tascabile Marvin Martin dal Sochaux al Lille per 10. Terza osservazione: le cosiddette big del campionato si sono mosse, almeno in minima parte, per contrastare lo strapotere in arrivo della capitale? Certo che no. Tra Lione, Bordeaux e OM non si è ancora visto un movimento di mercato, con un bel zero tondo tondo nella voce acquisti per le tre compagini. Mica male per chi, come i tifosi del Lione, negli anni scorsi, erano abituati a veder calcare lo stadio Gerland gente del calibro di Sonny Anderson, Elber, Gourcuff, Lisandro Lopez, Cissokho e Bastos. Ancora più grave la smobilitazione dei girondini, alle prese con un involuzione tecnica senza precedenti. Impossibile da decifrare l’OM, affidato al santone Baup e aggrappato alle invenzioni di Remy e Andre Ayew. In Francia si sta andando incontro ad un periodo di dittatura, stile Lione degli anni 200, del PSG. Le uniche speranze sono il Lille e i campioni uscenti del Montpellier. Forse per raggiungere il livello della nostra serie A, in Ligue 1 servono ancora molti altri magnati disposti ad investire.

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GERMANIA
La parola d’ordine in Bundesliga è una sola: programmazione. Sportiva, economica e culturale. È questo il segreto del calcio teutonico. Nessun riccone in grado di ripianare le perdite del club o grandi nomi in grado di far sognare i tifosi. Qui regna il pragmatismo. Il campione lo si coltiva in casa. Prego annotarsi l’età media della nazionale maggiore degli ultimi Europei per farsi qualche idea al riguardo o i risultati delle selezioni giovanili negli anni scorsi. L’età media delle 18 squadre del campionato è la più giovane delle principali leghe europee. L’organizzazione del mondiale 2006 ha lasciato benefici innegabili anche a livello d’infrastrutture. Gli stadi tedeschi sono degli autentici gioielli d’architettura e polifunzionalità come ad esempio la casa del Bayern Monaco, l’Allianz Arena. A livello economico poi, i club sono dei veri e propri esempi. Conti apposto e squadre vincenti. Ecco spiegato, almeno in parte, i motivi per i quali la Germania ci ha sorpassato nel ranking Uefa dei club, rubando il quarto posto disponibile per fare la Champions. Le regine del mercato sono Bayern Monaco e Borussia Moenchengladbach. I bavaresi per rifarsi il look dopo la stagione da ‘sempresecondi’ appena conclusa hanno speso quasi 30 milioni per l’ala del Basilea Shaqiri, il centrale brasiliano Dante e il puntero croato Mandzukic. Il Borussia Moenchengladbach, nonostante la cessione al Dortmund di Markus Reus per 17 milioni, ha ingaggiato il vice-capocannoniere dell’ultima Eredivise Luuk De Jong del Twente, lo svizzero Xhaka dal Basilea e il difensore spagnolo Dominguez dall’Atletico. I campioni del Dortmund, oltre all’arrivo del sopracitato Reus, hanno ceduto Barrios e Kagawa, ma sono riusciti a trattenere i vari Goetze, Lewandoski, Blaszcykowski. Per il resto gli altri team si sono limitati a setacciare il mercato in ricerca di giovani di belle speranze in grado di rendere più prestigiosa la ‘liga’ tedesca. Perché alla fine dei giochi, si torna sempre al punto di partenza, e la parola d’ordine è sempre la stessa: programmazione!

RUSSIA
‘La Mecca’ degli ingaggi milionari. Non si bada a spese in Russia per far diventare la Premier Liga uno dei campionati più competitivi d’Europa. La voglia di ben figurare al mondiale casalingo del 2018 è troppo grande: bisogna pianificare con largo anticipo. Ecco spiegati gli ingaggi come Ct della nazionale i vari Hiddink, Advocaat e Capello. E anche a livello di club, se un tempo giungevano in questa terra solo brasiliani attratti da petrolrubli facili, ai nostri giorni non è più così. I trionfi di Cska e Zenit in Europa League nella seconda parte dello scorso decennio, hanno aiutato il movimento a destarsi dal torpore degli anni ’90 e primi 2000. Attualmente ci sono almeno 5-6 team in grado di competere per la vittoria finale del campionato, a dimostrazione di un livellamento verso l’alto al dir poco sorprendente. Zenit, le squadre di Mosca, ma anche l’Anzhi di Eto’o e il Rubin Kazan di Bocchetti. Non può sorprendere più che un giocatore, anche di primissimo fascia si trasferisca in Russia, diventata nel corso degli anni una destinazione sempre più ‘sexy’. Eto’o, ma non solo: in quasi tutti i team russi vi è almeno un calciatore o un allenatore conosciuto dal grande pubblico. Criscito e mister Spalletti allo Zenit, Bocchetti e Martins al Rubin, Doumbia del Cska, o Romulo inseguito per lungo tempo dalla Fiorentina e acquistato dallo Spartak per sette milioni. Sempre i moscoviti avevano cercato d’ingaggiare Astori dal Cagliari, ma il rifiuto del giocatore ha spinto i biancorossi a cercare altre soluzioni. La voglia di made in Italy, o dello straniero, da queste parti comunque non è mai sazia. Gente come Pepe, Pazzini o Quagliarella, sono sempre accostati a club come lo Zenit o lo Spartak Mosca. Mercato in espansione, da tenere d’occhio. I soldi non mancano di certo.

BRASILE
Il Brasile è stato per anni terra di conquista dei club europei alla ricerca dei nuovi Zico, Ronaldo, Kaka, comprati per nulla (o quasi) e in grado poi di far sognare, o deludere, intere generazioni di tifosi. Oggi però la storia è cambiata. Complice l’irresistibile ascesa economica, i team brasiliani sono diventati dei clienti osticissimi per direttori sportivi e presidenti di tutto il mondo. Il caso più eclatante è sicuramente il fenomeno del Santos Neymar, che fino al 2014 non si muoverà dall’ex squadra del mito Pelè, nonostante il pressing furibondo di mezza Europa. I vari Ganso, Lucas Paulinho, per citare la nouvelle vague carioca di questo periodo, sembrano essere diventati dei novelli Godot: sempre in procinto di mettere piede in Italia, Spagna, Inghilterra, ma sempre fermi tra San Paolo, Rio de Janeiro o Brasilia. Insomma sbarcare nel vecchio continente non rappresenta più uno snodo fondamentale per gli atleti verdeoro, e nemmeno una necessità. Le società e le torcida godono. Oltretutto in tempi di crisi economica europea, club come Flamengo, Corinthians, Sao Paolo e altri, si permettono di fare la parte dei leoni sul mercato, concedendosi il lusso di venire a scippare campioni dalle nostre leghe. I casi Seedorf al Botafogo e Forlan all’Internacional sono l’esempio più lampante, ma anche D’Alessandro o Adriano sono casi che dovrebbero far riflettere. Sempre più atleti sudamericani ed europei preferiscono andare a giocare in Brasile, in un trend che pare solo all’inizio. Vedremo se sarà solo una moda passeggera, o la nuova frontiera del mercato degli anni 2000.

ARGENTINA
Al contrario dei vicini brasiliani, in Argentina negli ultimi anni si sta assistendo ad una totale razzia dei settori giovanili delle. Complice una congiuntura finanziaria non molto favorevole nel paese delle Pampas, molti club italiani e spagnoli, nella maggior parte dei casi, vagano alla ricerca dei nuovi Messi, Samuel o Cambiasso, con alterne fortune. Il campionato argentino è diventato molto simile al campionato italiano: un vivaio inesauribile per le grandi squadre brasiliane ed europee, alla ricerca di giocatori già affermati o carneadi nel Boca, Independiente, River, da comprare a basso costo. I nomi nuovi del campionato argentino sono la punta degli xeneize Araujo, già nel mirino del Barcellona e Lucas Ocampos 18enne ala del River seguita da mezza Liga.

CINA
Il calcio in Cina sta diventando un affare molto serio. Lo dimostrano gli ultimi investimenti delle varie squadre della Chinese Super League. L’arrivo dei due ex Ct d’Argentina e Italia, Sergio Batista e Marcello Lippi sulle panchine di Guangzhou e Shangai Shenhua, e di altri coach come l’ex orange anni ’70 Arie Haan o il portoghese Jaime Pacheco, stanno a certificare la voglia dei cinesi di avere in un futuro prossimo dei club altamente competitivi a livello mondiale. Tecnici di primo piano, ma non solo: dall’apripista Conca, argentino della Fluminense pagato e ingaggiato a peso d’oro nell’estate del 2011 dal Guangzhou, è esplosa la ‘chinamania’ anche tra molti atleti, magari a fine carriera, pronti a farsi ricoprire di denaro fin sopra i capelli per giocare in un campionato meno stressante rispetto a quelli europei o sudamericani . Sono da leggere così gli arrivi nella CSL di grandi campioni conosciuti dagli appassionati come il francese Anelka e l’ivoriano Drogba nello Shangai Shenhua, di Lucas Barrios e Cleo nel Guangzhou, Kanoutè al Bejing e Yakubu del Guangzhou R&F. Denari come se piovesse, top player e allenatori di caratura internazionale: oramai la realtà calcistica cinese non è più così lontana come molti addetti ai lavori possano credere.

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