Dopo la notizia della demolizione dello stadio, teatro della tragica finale di Coppa del 1985, i familiari delle vittime chiedono di preservare le aree commemorative
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Per la seconda volta, Bruxelles prova a cancellare un pezzo di storia dello sport. Una pagina tra le più nere, una memoria pesante, che rischia di perdersi nell’indifferenza delle istituzioni: “Aspettavamo questa decisione da 28 anni, ci è voluta la candidatura agli Europei per arrivare a sbloccare il dossier”, ha dichiarato l’assessore allo sport della capitale belga, Alain Courtois. L’abbattimento dello stadio Roi Baudouin è stato accolto con sollievo perché, nonostante sia stato ricostruito sulle ceneri del precedente impianto, è ancora considerato un luogo maledetto. L’hanno intitolato a una testa coronata, ma per noi italiani resterà sempre noto con il nome di Heysel.
Il Comune di Bruxelles ha dato il via libera alla demolizione, al suo posto verrà edificato un complesso residenziale di lusso, con aree verdi e attività commerciali: un tentativo si riqualificare una zona segnata dal degrado, un tentativo di dimenticare la tragedia che il 29 maggio 1985 si consumò durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. 39 persone, tra cui 32 italiani, persero la vita, condannate dalla forza d’urto degli hooligans inglesi e dall’inadeguatezza delle forze dell’ordine belghe. A ricordo del dramma del settore Z restano solo due targhe e un monumento concesso a denti stretti a vent’anni di distanza. Ora potrebbero sparire insieme al fantasma dell’Heysel, ma i familiari delle vittime si stanno battendo perché non accada.
“La decisione di cancellare tutto fa male, ma non ci stupisce – afferma Annamaria Licata, portavoce del comitato Per non dimenticare Heysel – ma soprattutto ci feriscono le parole dell’assessore, totalmente prive di sensibilità. Non aspettavano altro che una scusa, hanno colto al volo l’occasione della candidatura agli Europei del 2020 per distruggere l’Heysel e costruire altrove un nuovo stadio”.
I familiari hanno reagito lanciando una petizione online su Change.org per salvare almeno le targhe e la Meridiana - il monumento alla memoria - collocate al di fuori dello stadio in corrispondenza della curva che ospitava i tifosi juventini. In ventiquattro ore sono state raccolte più di 1300 sottoscrizioni, dall’Italia e dall’estero, molte dall’Inghilterra: “Paradossalmente la società del Liverpool è più attenta di quella bianconera – prosegue Licata – hanno capito la loro colpa senza tentare di rimuoverla. Abbiamo ricevuto solidarietà anche da diversi club belgi e dalla Francia, ma da via Galileo Ferraris per ora nulla”. La richiesta di “preservare o ricollocare degnamente le aree dedicate ai nostri cari” è indirizzata al sindaco di Bruxelles e, per presa visione, al presidente Andrea Agnelli. “Però confidiamo di più sull’interessamento delle istituzioni della Repubblica, stiamo allacciando dei contatti con il ministro dello Sport, Josefa Idem. Per quanto riguarda la Commissione europea, speriamo invece di poter contare ancora una volta nel sostegno del vicepresidente, Antonio Tajani. Fu grazie a lui se nel 2005 vennero sbloccati i fondi per la commemorazione delle vittime”.
Lascia l’amaro in bocca l'ennesimo silenzio della Juventus, “ma dato il successo della sottoscrizione potrebbero decidere di muoversi - commenta Licata - Certo, se potessero dimenticare anche loro, lo farebbero volentieri. Perché nessuno è senza colpe in questa vicenda”.
Federica Zille