il sogno di ami

“Io senegalese di Brescia alle Olimpiadi invernali 2014”

La storia di Ami, italiana con la doppia cittadinanza: a dicembre a caccia della qualificazione allo slalom gigante a Sochi, in Russia. “Scio grazie a mio padre - racconta a Tgcom24 – Il razzismo? La diversità è una risorsa ma se una persona è stupida ditele che è stupida, non che è nera”

07 Nov 2013 - 17:51
 © Tgcom24

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Da quando è piccola, Ami scia al Passo del Tonale. Da quando scia ha un sogno nel cassetto. Quel cassetto potrebbe aprirsi nelle prossime settimane e regalarle la partecipazione alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014. Una partecipazione storica perché Ami sarebbe la prima senegalese sulla neve olimpica: Ami ha la pelle nera ed è nata a Brescia nel 1979. Aminata Gabriella Fall (per tutti Ami, Facebook compreso) ha la doppia cittadinanza e una risata coinvolgente, con immancabile accento bresciano. “Ho messo gli sci grazie a mio padre - spiega a Tgcom24 - che, quando arrivò qua, ha voluto che io e miei fratelli ci integrassimo il più possibile. Oggi sono italiana al 100% ma sento dentro le radici senegalesi, anche se finora non ci sono mai stata”.

Un mese per la qualificazione - Da Dakar a Sochi ci sono 6257 km, da Brescia “solo” 2336. Ma il numero che interessa Ami è molto più basso. “Mi servono 140 punti nelle gare del circuito di qualificazione - dice con un pizzico di emozione - e se ce la faccio sarò anche la portabandiera del Senegal”. Per centrare quota 140, la 34enne bancaria di Lonato ha in programma un tour de force a dicembre in giro per le piste di slalom gigante con il suo allenatore, l’ex nazionale Omar Longhi e il marito che l’ha sempre sostenuta nel sogno olimpico. “La mia base è a Madonna di Campiglio - spiega – ma mi alleno al Tonale dal venerdì alla domenica. In settimana faccio palestra e potenziamento: tento di unire la forza del mio Paese alla tecnica sciistica italiana”. Un tentativo, quello di Ami, che ha molte voci nella colonna dei costi e uno zero tra i ricavi: l’abbigliamento è fornito da un gruppo di amici-sponsor (“tutti rigorosamente italiani, ci tengo a dirlo perché ne sono fiera”) mentre le spese di trasferta sono a carico suo, anche se la federazione (esatto, in Senegal esiste una federazione per lo sci alpino ) le riconosce un rimborso spese.

Il razzismo, gli italiani e Balotelli
- Accento bresciano, pelle scura e passaporto italiano: il paragone Ami-Balotelli sorge spontaneo. “Mario vive una situazione diversa perché amplificata dal seguito che il calcio ha in Italia – attacca la 36enne – ma rappresenta bene la mia convinzione: se una persona è stupida ditegli che è stupida, se un calciatore non è bravo ditegli che non è bravo. Stop. Non criticatelo perché è nero. La diversità è una risorsa, è una cosa positiva al 99%”. E ancora: “Sono nata e cresciuta in Lombardia, conosco italiani di seconda o terza generazione con la pelle scura e capisco che, in tempi di crisi, la coperta è corta per tutti. Non ci si deve isolare, altrimenti è finita. A mio fratello chiedono spesso i documenti sul pullman nonostante sia italiano come chiunque altro.

La globalizzazione ce lo consenta
- Fa specie pensare a una sciatrice con origini e pettorina del Senegal tra i paletti dello slalom gigante sulla neve della Perla del Mar Nero. Un po’ come “Cool Runnings - Quattro sottozero”, il film di Jon Turteltaub, che vent’anni fa raccontò la storia (vera) della nazionale di bob della Giamaica qualificatasi per i giochi di Calgary (“Lo guardo quando sono un po’ giù – confida Ami – perché mi rendo conto che loro ce l’hanno fatto grazie alla forza di volontà”).

Roba dell’altro mondo ma non una prima volta in assoluto. La Repubblica del Senegal ha già avuto due sciatori ai Giochi. Il primo fu Lamine Gueye che a Sarajevo 1984 si mise alla prova in discesa e slalom: evidentemente ci prese gusto perché otto anni dopo ad Albertville lo ritrovarono ai cancelletti di partenza nella discesa libera, nello slalom, nel gigante, nel Super G e nella combinata. A fine carriera, a Lillehammer ’96, il 33enne si limitò alla discesa. Super G e gigante invece per Leyti Alexander Seck, senegalese in gara a Torino 2006 e Vancouver 2010. E la nostra Ami? L’importante è partecipare: il barone De Coubertin si gonfierebbe il petto se avesse conosciuto una donna prima e un’atleta poi come lei.

In attesa di mettersi alla prova, Ami rivela, scherzando, un altro ostacolo superato: “Provate voi a spiegare cosa è la neve via Facebook a mio cugino che vive in Senegal. Io ce l'ho fatta”

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