La Cassazione conferma la prescrizione
A quasi 13 anni di distanza dalla tragedia di Imola, tiene ancora banco la discussione sulle cause della morte di Ayrton Senna. La Cassazione ha rigettato la richiesta di assoluzione da parte di Patrick Head, direttore tecnico della Williams. Il manager aveva fatto ricorso contro la pronuncia di prescrizione, sostenendo la necessità di essere dichiarato innocente. La Corte ha invece confermato la sentenza dell'appello.
La parola 'fine' sembrava essere stata scritta nel maggio del 2005, quando il processo d'appello aveva assolto la Williams e il progettista Adrian Newey, ritenendo invece prescritto il reato ascrivibiule a Patrick Head, direttore tecnico. Ma quest'ultimo ha voluto andare fino in fondo, affermando la sua estraneità ai fatti contestatigli e pretendendo che anche la sua posizione fosse equiparata a quella dei colleghi di scuderia. Così, il ricorso alla Cassazione, la cui pronuncia stronca la tesi difensiva del manager e conferma in toto la sentenza registrata in appello. In particolare, la Corte ritiene che i giudici che emisore quel provvedimento lo fecero "con motivato giudizio, accertando che la causa dell'incidente era riconducibile alla rottura del piantone dello sterzo, che questa era stata causata dalle modifiche male progettate e male eseguite, che tali erronee modifiche andavano ricondotte ad un comportamento colposo, commissivo ed omissivo di Head, e che l'evento era prevedibile ed evitabile".
Una bocciatura in piena regola, insomma. Una presa di posizione netta che non alleggerisce la posizione del dt della casa inglese e conferma le ombre certificate dall'indagine. Inoltre, i giudici sottolineano come la richiesta avanzata da Head non possa essere accolta perché "dagli atti non emergono in modo evidente ed assolutamente non contestabile circostanze che escludano l'esistenza del fatto, o la sua rilevanza penale". La notizia della pronuncia ha raggiunto l'interessato in Bahrein, dove domenica si correrà il terzo Gp stagionale, non suscitando particolari reazioni. Head si è trincerato dietro un laconico "no comment", mentre lo schianto di quel primo maggio maledetto echeggiava ancora all'interno di un paddock che non può e non vuole dimenticare.