Serata da dimenticare per i bergamaschi che falliscono un rigore e si fanno rimontare a una manciata di secondi dal fischio finale. Decisiva l'esperienza dello Shakthar Donetsk
di Sauro Legramandi© Ansa
Alla Scala del calcio l’Atalanta stecca sui titoli di coda: un gol al 95’ di Solomon regala allo Shakthar Donetsk tre punti insperati nel secondo turno di Champions League. Finisce 2-1 per gli ucraini con l’Atalanta che ha più di un piede fuori dall’Europa che conta. Un peccato per i bergamaschi che un punto l’avrebbero meritato per quanto visto a San Siro davanti a 25mila tifosi e un gran bella squadra come il Donetsk.
Ma il calcio è questo. Il calcio non perdona l’errore dal dischetto di Ilicic dopo un quarto d’ora e dopo il mancato 2-1 al 93’ di Gomez gli ospiti infilano in contropiede i nerazzurri.
Un primo tempo scintillante - Memore dell’imbarcata di Zagabria, l’Atalanta parte col piglio risultato vincente nelle ultime uscite in campionato. Applicazione, corsa e idee servono per tenere a bada lo Shakthar per i primi venti minuti con Gomez e Ilicic chiavi di volta offensive del 3-4-1-2 di Gasperini. I bergamaschi smaniano per restare aggrappati a questa meritata Champions League e una mano sembra dargliela al 14’ l’arbitro Stieler concedendo un generoso rigore per un tocco di Krivtsov su Ilicic. La Var “ratifica” la decisione del tedesco ma lo sloveno non si conferma ai suoi livelli sparando di sinistro addosso a Pyatov (al quinto penalty neutralizzato in Champions). L’Atalanta accusa il colpo e lo Shakthar mette il naso in avanti per la prima volta. Gli ucraini fanno densità in mezzo e quando meno te l’aspetti la giocano in profondità per i cursori Junior Moraes, Taison o Marlos. La difesa nerazzurra dà segni di cedimento, si piega ma non si spezza. L’episodio tanto atteso che scuote Atalanta e stadio arriva tra il minuto 27 e il minuto 28: Pasalic colpisce il palo da dentro l’area e sugli sviluppi Hateboer scodella un cross dalla destra che Zapata insacca di testa.
Il gol suona la sveglia per gli uomini di Luis Castro, veloci ad alzare il baricentro di una decina di metri e capaci di prendere il controllo del centrocampo. L’Atalanta è corta ma viene infilata in velocità. Gollini neutralizza le incursioni di Patrick al 30’ e di Junior Moraes al 34’. Nulla può su un pallone servito col contagocce da Patrick in verticale per Junior Moraes che si libera di Palomino e insacca il pareggio. E’ il 41’ ma le emozioni sono come certe notti, non finiscono mai: ancora Moraes al 43’ colpisce la traversa su punizione dal limite.
Il Solomon che non ti aspetti - Gasperini e Castro non cambiano nulla in avvio di ripresa ma l’Atalanta sembra aver perso smalto e lucidità. Demerito suo o merito degli ucraini? Difficile dirlo perché col passare dei minuti gli ospiti dimostrano davvero di meritare l’appellativo di Brasile d’Ucraina, non solo per le decine di carioca ingaggiati nel corso degli anni. Quando hanno la palla tra i piedi è difficile, difficilissimo, portargliela via. Hanno esperienza da vendere e difficilmente si fanno sorprendere. Gasperini capisce che serve una scossa e leva dopo una manciata di minuti uno spento Ilicic (croce e delizia questa sera) e Hateboer, poi Masiello. Nella mischia Malinovsky, Gosens e Muriel. Il cambio di marcia orobico non si vede ma l’Atalanta resta comunque in partita con sprazzi e accelerazioni come con Zapata che manda a lato di poco sottorete e Gomez si fa fermare da Pyatov dal limite. Gli ucraini si fanno sempre più pericolosi: per fortuna Gollini si conferma sempre preciso e puntuale tra i pali e nelle uscite.
Lo spartito alla Scala del calcio sembra indirizzarsi sul pareggio ma dal cilindro di Castro spunta il Solomon che non ti aspetti.
“La storia siamo noi” - Peccato per l’Atalanta, per le migliaia di bergamaschi arrivati a Milano. Nei due anelli dietro le porte c’erano tutti. C’era chi ha visto l’Atalanta in Serie C nel 1982 pensando – giustamente – che giocare con Rhodense e Civitanovese fosse il punto sportivamente più basso della storia nerazzurra. C’era chi ha sognato con Evair e Stromberg pensando – ingiustamente - che la semifinale di Coppa della Coppe del 1988 con il Malines fosse il punto più alto di quella stessa storia.
Martedì primo di ottobre 2019 dalle sette della sera i 25mila bergamaschi hanno potuto ben dire “la storia siamo noi”. E se lo ricorderanno a lungo.
Atalanta (3-4-1-2): Gollini; Toloi, Masiello (68’ Muriel), Palomino; Hateboer (56′ Gosens), De Roon, Pasalic, Castagne; Gomez; Ilicic (56′ Malinovskyi), Duvan Zapata. All. Gasperini.
Shakhtar Donetsk (4-2-3-1): Pyatov; Bolbat, Kryvtsov, Matviyenko, Ismaily; Stepanenko, Patrick (69’ Solomon); Marlos, Kovalenko, Taison; Junior Moraes. All. Castro.