La famiglia dell'ex terzino rossonero in difficoltà economiche, il figlio maggiore lancia un appello
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Si pensa sempre che la vita dei calciatori sia tutta rose e fiori, che con tutti i soldi che guadagnano la felicità sia una conseguenza logica, ma ci sono tantissime storie che contraddicono questa tesi e quella della famiglia Anquilletti è una di queste. Angelo Anquilletti, detto Anguilla, ottimo terzino che ha giocato 11 stagioni al Milan tra il 1966 e il 1977 e campione d'Europa con la Nazionale, dove però era chiuso da Burgnich, è scomparso nel gennaio di quest'anno a 71 anni lasciando la moglie Elsa e i figli William e Roberto (47 e 42 anni) sul lastrico.
E proprio il figlio maggiore, William, dalle pagine di Repubblica racconta la storia della sua famiglia e lancia un appello: "Mio padre pensava che tutti fossero come lui. Onesti, lavoratori, puliti. Ma intorno al calcio, allora come oggi, si muove un ambiente di finti amici, spesso lavorano nelle banche o nell'edilizia, propongono affari enormi che quasi sempre si rivelano solenni fregature". Nel caso di 'Anguilla' le "fregatire" hanno assunto i contorni di una clinica odontoiatrica e di una ditta metalmeccanica: circa due miliardi di lire bruciati.
Poi ci sono stati i fallimenti dell'autolavaggio aperto con William e della videoteca aperta con l'altro figlio, Roberto, fino all'umiliazione della convocazione da parte della sua banca per un rosso di poco più di 60 euro. Nel 2014 l'ex terzino rossonero scopre di avere un tumore al duodeno: "Il Milan gli ha fatto un contratto da osservatore - racconta ancora William - ben sapendo che non avrebbe avuto la possibilità di andare in giro per i campi. Erano più di duemila euro al mese". Ma a gennaio 'Anguilla' smette di lottare: "Il funerale non avevamo i soldi per pagarlo, ha provveduto un gruppo di solidarietà. Adesso tiriamo avanti in due con la pensione da 600 euro di mia madre - dice William - Mangiamo quasi sempre pasta in bianco, mia madre ha venduto i pochi gioielli cha aveva, io e mio fratello siamo disoccupati. Accetterei qualunque lavoro."
Ma ancor più che sul lavoro, l'angoscia della famiglia Anquilletti si concentra sulla casa che stanno rischiando di perdere. Una villetta con giardino a Bellusco: "Non potremmo permettercela, pensavamo di venderla, ma non possiamo perchè è ipotecata. L'abbiamo scoperto solo dopo la morte di mio padre, che doveva 50mila euro al creditore. Le prime due aste sono andate deserte, la terza sarà libera e gli immobiliaristi sperano di pagarla un terzo di quello che vale."
E qui arriva il disperato appello del figlio maggiore di 'Anguilla': "Con 50mila euro potrei annullare l'ipoteca, poi vendere la casa a un prezzo di mercato e da quello stornare i 50mila euro e ridarli a chi li ha anticipati. Non sto chiedendo la carità, sarebbe una specie di prestito. Ho scritto anche al presidente Berlusconi, ma sono sicuro che non ha letto la mia lettera". "Ho deciso di rendere pubbliche le difficoltà della mia famiglia, cosa che mio padre non avrebbe mai fatto, perchè a questo punto non so cos'altro potrei fare".