Il 28 maggio, in Inghilterra, una maratona per puntare il faro sui disturbi mentali: anche dall'Italia, una partecipazione per raggiungere lo stesso obiettivo
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Brighton per i londinesi è la costa, il mare, la via di fuga dallo stress, dalla centrifuga urbana che scuote anche l'anima, la testa. È forse per questo che tra Londra e Brighton la Mental Heath Foundation ha organizzato per il 28 maggio prossimo una maratona, London2Brighton: due distanze, 56 chilometri oppure 100, e un obiettivo, quello della sensibilizzazione sui temi della malattia e del disturbo mentale e dell'aiuto a chi ne soffre, temi di cui la fondazione britannica si occupa. È un'associazione, un ente che non ha ancora un omologo in Italia: eppure, i sofferenti di patologie mentali sono ancora guardati di sbieco, considerati come soggetti che in qualche modo si sono procurati un male: mentre invece lo hanno incamerato e subìto, come capita con qualsiasi altro disturbo o malattia cronica.
A gettare un ponte tra Inghilterra e Italia prova Isabella Zuppa, studentessa padovana sofferente di bipolarismo e da tempo molto attiva sul problema suo e di tanti altri tramite un'associazione e una presenza diffusa in rete. Isabella sta abbinando la sua presenza alla London2Brighton a un fundraising (https://www.justgiving.com/jesopazza/) volto a destinare un contributo alla Mental Health Foundation: un gesto concreto, ma soprattutto volto poi ad attirare l'attenzione, a lanciare ulteriore comunicazione di creare una struttura simile anche nelle nostre lande: tante le iniziative come la sua, nessuna, ancora, la mano - magari guidata dal settore pubblico, come sarebbe auspicabile - che unisca le volontà in un unico progetto, che concretizzi alcune proposte quali l'istituzione di Pronti Soccorsi psichiatrici (certi attacchi, in alcune patologie, possono condurre al suicidio o alla morte naturale), una rete di collegamento e sostegno per gli adolescenti che cominciano ad accusare il disagio mentale, incontri informali e con professionisti per parlare, confrontarsi, aiutarsi. Sono cose ancora molto lontane dal panorama italiano, dove le forme di cura e di sostegno sono sempre e solo quelle legate alle comuni terapie psichiche e ai farmaci. Percorrere 56 o 100 chilometri a piedi in Inghilterra, questo sì, è roba da matti: mentre per il resto la roba da matti, nel nostro quotidiano, dovrebbe cominciare ad assumere un altro aspetto, quello che porti a capire ciò che non capiamo e che rifiutiamo di capire, a tendere una mano e non ad allontanarla pensando malamente al diverso, sfuggendo la condivisione.