L'America si ferma per l'ultimo saluto a Muhammad Ali
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Ma alla cerimonia scoppia il caso Erdogan: il leader turco lascia le esequie in polemica con gli organizzatori
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Il sole cocente di Louisville non ha fermato nessuno. Tutti, senza distinzione di razze, di religioni, di età, sono scesi in strada in un'interminabile catena umana che ha accompagnato l'ultimo viaggio di Muhammad Ali verso lo storico cimitero di Cave Hill. L'addio al più grande di sempre, come è tornato a definirlo anche Barack Obama, ha paralizzato l'intero Paese, che si è fermato per un attimo per rendergli omaggio.
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Milioni di americani incollati davanti alla tv per seguire almeno una parte della cerimonia svoltasi nell'enorme 'Yum Kc Center', dove si accalcano almeno 20mila persone. Circa 300 le personalità del mondo della politica, dello sport, dello spettacolo presenti. Tra queste l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, incaricato dell'orazione funebre, e le star di Hollywood Billy Crystal e Will Smith, che ha magistralmente interpretato Ali sul grande schermo.
A stringersi attorno alla famiglia di Ali - dalla moglie ai nove figli, a due delle sue ex mogli - anche due eredi sul ring: Mike Tyson e Lennox Lewis. All'esterno altre migliaia di persone. Molte anche davanti alla casa natale di Ali, anch'essa sommersa di fiori e ghirlande intrecciate, per ricordare non solo il campione che ha interpretato ai massimi livelli l'arte della boxe, ma anche il campione dei diritti civili. E altre persone ancora davanti al cimitero dove nel corso di una cerimonia privata, senza telecamere, è stata sepolta la bara di legno di ciliegio di Ali, avvolta in un velo dalla simbologia islamica.
"Siamo colpiti da tanto amore. Abbiamo ricevuto migliaia di messaggi, in tutte le lingue e da tutte le parti del mondo", ha detto Lonnie, la vedova. Poi l'intervento di Bill Clinton: "Ali ha sempre agito per quello in cui credeva. Convinto che né la sua razza, né la sua fede avrebbero potuto privarlo di decidere la sua storia". Toccante anche il messaggio di Barack Obama, letto da Valerie Jarret, la sua più stretta collaboratrice alla Casa Bianca. Il presidente non è potuto venire per partecipare a Washington alla cerimonia per il diploma della figlia Malia. Ma le sue parole arrivano dritte al cuore dei partecipanti alla veglia per Ali: "Lui è stato l'America. Muhammad Ali sarà sempre l'America". Un ricordo che diventa personale: "Ali ha ispirato anche un bambino con un nome strano. E gli ha fatto credere che poteva diventare qualunque cosa, anche presidente degli Stati Uniti". Quel bambino era Barack Obama.
L'unica nota stonata della giornata il caso Erdogan. Il premier turco, come il re di Giordania Abdullah II, era tra gli invitati, ma avrebbe lasciato gli Usa in fretta e furia senza partecipare alla cerimonia interreligiosa d'addio. Il motivo? Si sarebbe offeso per quella che avrebbe definito una mancanza di rispetto da parte degli organizzatori. Cosa sia successo veramente non è chiaro. Molte le versioni che circolano sui media, tra cui quella che ad Erdogan non sia stato permesso di porre sulla bara di Ali un pezzo di stoffa proveniente dalla Kaaba, l'antica costruzione al centro della Mecca, il luogo più sacro dell'Islam. Altri invece parlano di un Erdogan infuriato perché gli sarebbe stato negato il permesso di leggere un passo del Corano durante la cerimonia.