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Il team si era già esibito con una tuta alla caviglia durante i campionati europei in Svizzera. La federazione: "L'obiettivo è gareggiare senza che le atlete si sentano a disagio"
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Sulla pedana di Tokyo 2020, le ginnaste tedesche non sono scese in campo solo per conquistare il gradino più alto del podio, ma anche per dire basta "alla sessualizzazione del corpo femminile in questa disciplina". Una protesta che le ha portate a esibirsi con una lunga tuta alla caviglia al posto del "tradizionale" body tagliato alto sulla coscia come fosse un bikini.
La decisione delle atlete, unanime, è stata supportata da allenatori e rappresentanti della federazione, che ha parlato di "modelli per le giovani generazioni". Entusiasmo anche da parte delle atlete: la ventunenne Sarah Voss ha raccontato la genesi della scelta delle tedesche: "Ci siamo sedute e abbiamo detto: ok, c’è una grossa competizione. Dobbiamo essere sorprendenti, vogliamo mostrare a tutti che siamo sorprendenti".
Non è la prima volta però che le ginnaste tedesche gareggiano con un'uniforme alla caviglia: il vero e proprio debutto è stato lo scorso aprile durante i campionati europei che si sono svolti a Basilea, in Svizzera, dopo il via libera della Federazione internazionale a indossare indumenti a maniche lunghe o coprigambe purché di colore uguale a quello del body.
L'obiettivo è "presentarsi esteticamente senza sentirsi a disagio" sottolinea la federazione tedesca alla Cnn. Durante le competizioni, infatti, non è raro che il body a taglio alto spostandosi possa creare imbarazzo nelle atlete e il regolamento non consente di sistemare i costumi durante le esibizioni pena la riduzione dei punti.