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Belo Horizonte, vicino a Serravalle

Nel settembre 2009 si giocò un San Marino-Germania con i tedeschi sul 5-0 all'intervallo. Come oggi, oggi che un certo Brasile e il suo calcio sono morti. Del resto, se si passa da Zico a Bernard...

09 Lug 2014 - 00:31
 © -afp

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Serravalle, che è un ameno posto dell'Appennino romagnolo, e Belo Horizonte sono due posti leggermente differenti in geografia, sia quella reale che quella del pallone. Bene, a Serravalle, che in realtà è territorio della Repubblica di San Marino, la Germania la sera del 6 settembre 2009 andò negli spogliatoi per l'intervallo del match contro i sammarinesi sul punteggio di 5-0.

Esattamente come l'8 luglio 2014 a Belo Horizonte, semifinale mondiale, contro il Brasile, il Brasile squadra, il Brasile Seleçao, "o grande grande Brazil campeao".

Belo Horizonte, bell'orizzonte. Come è ingannevole questo nome, questa città nel momento in cui un intero Paese vede andare in pezzi i suoi sogni mondiali, anzi, molto di più, perché nei primi 28 minuti di Brasile-Germania è andato in pezzi il mito della scuola calcistica più grande, la più grande perché semplicemente basata sul talento, sulla fantasia, sulle cose che di fatto sono le più belle per chi ama il calcio. E' per questo che vedere questo Brasile, la sua agonia, la sua umiliazione in mondovisione fa un po' male a tutti. Questo Brasile brutto, povero, triste. Chi ha qualche anno in più, la tempia leggermente ingrigita, non può credere che sotto la stessa maglia si sia passati da Zico a Bernard, da Falcao a Fernandinho, da Ronaldo a Fred. Il caso, la sfortuna, un filo di dabbenaggine hanno fatto sì che nella partita più difficile non ci fossero Neymar e Thiago Silva, gli unici due tra i 23 brasileiros degni della storia, della tradizione: ed è arrivato il frontale con il Tir Germania.

Felipao "Gene Hackman" Scolari avrebbe dovuto essere consapevole del fossato ancora più profondo scavato dalle due grandi assenze: e ci ha messo del suo schierando l'assurdo 4-3-3 pesante come un canarino che ha spianato la strada alle armate di Loew. Ma di fronte a un 7-1 in casa in una semifinale mondiale qualsiasi considerazione tattica, tecnica, ambientale conta zero. Qui c'è che il Brasile è morto.

Poi resusciterà, sicuro, il pallone è come i fumetti gli eroi non muoiono mai realmente. Ma stasera, e almeno fino al prossimo Mondiale, è morto, e forse tutti dovremmo asciugarci una lacrima, poca roba confronto ai milioni che stanno sgorgando dagli occhi dei brasiliani. Forse c'è solo qualcuno, poche migliaia, che stasera ride. Sono quelli di San Marino, che non avrebbero mai pensato, in una sera di una strana estate, di sentirsi come il Brasile.

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