La judoka, cresciuta a Cidade de Deus, ha regalato al Brasile il primo oro dei Giochi di Rio, lei che a Londra 2012 era stata sommersa dalle critiche
Il primo oro del Brasile a Rio 2016 ha il sapore della favola. La medaglia più preziosa arriva dalla judoka Rafaela Silva nella categoria 57 kg. Cresciuta nella favela di Cidade de Dues, la Silva ha trovato nello sport il suo riscatto e con il primo titolo verdeoro dei Giochi entra nella storia del suo Paese e delle Olimpiadi. Un trionfo che ha festeggiato mangiando un hamburger e che cancella anche la "vergogna" di Londra 2012.
Rafaela Silva, 24 anni, è salita per la prima volta sul tatami a 7 anni, quando suo padre portò lei e la sorella Raquel (anche lei judoka) al Club escolar, una sorta di doposcuola per i ragazzi che frequentano gli istituti statali. Lo aveva fatto per strappare le sue figlie ai pericoli della strada, dove Rafaela e la sorella giocavano a calcio insieme a tanti altri bambini.
Entrata nel progetto dedicato ai giovani delle favelas dell'ex ct brasiliano del judo Geraldo Bernardes, la Silva ha iniziato la sua carriera agonistica, arrivando nel 2013 al titolo iridato, conquistato respirando l'aria di casa, a Rio.
A Londra 2012 fu squalificata per un colpo scorretto nei confronti dell'ungherese Hedvig Karakas, una macchia che l'ha perseguitata negli anni a venire. "Tanta gente mi ha criticato. Dissero che ero una vergogna per la mia famiglia, che il judo non faceva per me", racconta in lacrime oggi Rafaela, ripercorrendo quei momenti difficili. A Rio è arrivato il riscatto, ai danni della mongola Sumya Dorjsürengiin. Rafaela ha scritto la storia e ora è un idolo, che non dimentica da dove viene: "Spero di essere di esempio ai bambini che vivono ancora nelle favelas".