SU CANALE 5

"Non Mentire", il regista Tavarelli: "Senza buoni e cattivi metto in crisi il pubblico"

Al via il 17 febbraio, in prima serata su Canale 5, la fiction con Alessandro Preziosi e Greta Scarano

14 Feb 2019 - 13:07
 © ufficio-stampa-mediaset

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Un uomo, una donna e due versioni totalmente differenti su un presunto stupro. "Non mentire", in onda dal 17 febbraio su Canale 5, è un thriller in cui verità e menzogna si confondono e accavallano. "Non ci sono il cattivo o il buono, ci sono due personaggi complessi che si trovano in una situazione poco chiara. Il tema della violenza è trattato con i meccanismi del thriller" ha spiegato il regista Gianluca Maria Tavarelli al portale "Link - Idee per la tv".

"Non mentire" è il remake del britannico "Liar", da cui riprende la costruzione narrativa. "Il format è interessante per questo, mette in crisi lo spettatore che è costretto a capire chi mente. All'inizio ti interessa sapere chi dei due dica la verità, ma con il passare del tempo ti interessa di loro due, del loro passato e delle loro ombre".

Una storia sempre in bilico, dove la parte più importante è affidata ai due protagonisti Andrea (Alessandro Preziosi) e Laura (Greta Scarano): "Il rischio era che diventassero subito uno la vittima e l'altro il carnefice. Sono due come noi, travolti da cose quotidiane e con deviazioni pericolose. La regia era al servizio degli attori: la macchina si muoveva in funzione loro. Non è un caso che le scene più forti dal punto di vista recitativo sono le più semplici".

Per Tavarelli la sfida è portare in prima serata sulla tv generalista un prodotto di alto livello che potesse arrivare a tutti: "Abbiamo mantenuto uno standard di racconto che evitasse riassuntoni, attenti però a dare ritmo là dove serviva e prendendoci i tempi per raccontare i silenzi. Si deve considerare il pubblico come composto da persone con un diverso metro di giudizio. Si può veicolare una narrazione alta utilizzando un linguaggio semplice: la scommessa è proprio trovare un linguaggio comune ricco di senso. Abbassare il linguaggio è una sconfitta".

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