Tanti gli amici alla camera ardente allestita nella sede Rai di via Asiago: da Ambra Angiolini a Renzo Arbore
A varcare la soglia della camera ardente allestita nella sede Rai di via Asiago per dare l'ultimo saluto a Gianni Boncompagni le prime sono state Raffaella Carrà e Ambra Angiolini, le donne più "importanti" del padre della Radio e della tv. "Il sodalizio artistico va bene, sono contenta dei complimenti che gli hanno fatto, ma io ho potuto vivere con lui e godermi Gianni in casa sua con le sue tre figliole. Mi porterò dietro l'uomo", ha detto in lacrime la Carrà.
"Gianni se n'è andato piano piano - ha proseguito - ha avuto un coraggio da leone, è stato molto sereno. Abbiamo potuto ancora ridere e scherzare, abbracciarlo e dargli tanti bacini fino all'ultimo prima di lasciarlo andare".
"Oggi è una giornata tristissima", ha detto Renzo Arbore tra i primi ad arrivare con Marisa Laurito, Benedicta e Brigitta Boccoli, Alba Parietti, Riccardo Rossi, e Nino Frassica. "Gianni Boncompagni rappresenta un pezzo della mia vita, una storia d'amore romantica - è il pensiero di Isabella Ferrari - E' stato un genio anticonformista che ho avuto il privilegio di incontrare, a 17 anni (per il programma tv Sotto le stelle, ndr): a quell'età, se si incontra una personalità di tale portata, si può solo crescere dal punto di vista professionale. E' stato un uomo di grande genialità che ha fatto la storia di radio e televisione".
Barbara Boncompagni, una delle tre figlie, fermandosi brevemente con i giornalisti ha ricordato: "Oggi papà è tornato a casa, non ci poteva essere luogo più perfetto di questo per salutarlo".
"Che ci avessi preparato un ottimo scherzo per Pasqua non c'erano dubbi: solo tu potevi rubare la scena a Cristo. Grazie nonno, per tutto quello che ci hai insegnato, per averci dato nostra madre, tua figlia, e soprattutto per averci insegnato a scherzare". "Per me sei stato un idolo, un re. Ti voglio bene e rimarrai sempre nella mia anima". Così Mattia e Brando, nipoti di Gianni Boncompagni, nel corso della cerimonia funebre.
I due giovani sono stati preceduti dal commosso intervento di Renzo Arbore, amico e compagno di tante scorribande televisive e radiofoniche di Boncompagni. "Ho chiamato Mario Marenco che vive all'estero per avvertirlo della scomparsa di Gianni - ha rivelato Arbore - ma lui mi ha freddato dicendomi subito: 'quando lo raggiungiamo tutti e quattro?'".
"Per me e' difficile piangere un amico - ha detto Roberto D'Agostino - anche se io per Gianni provavo davvero soggezione: ti poteva fulminare in tre secondi con una battuta. Quando lo vidi la prima volta stavano registrando Bandiera Gialla. Avevo 17 anni e lui 15 anni più di me. Entrai in quello studio e la mia vita cambiò per sempre". "Gianni aveva una sua capacità - ha proseguito D'Agostino - di vedere il mondo. Ad esempio odiava le 'marchette'. Un giorno a Domenica In doveva essere presentato un cinepanettone con De Sica e Banfi. Lui ordinò dalla camera di regia a tutti i cameraman di puntare le telecamere sul soffitto dello studio invece che sui due attori. Banfi s'infuriò e cominciò a girare per la Dear arrabbiatissimo. Gianni si salvò dalla sua ira solo perché si era chiuso in cabina di regia". Infine, "il ricordo piu' forte che ho di Gianni - ha concluso D'Agostino - sono le sue cene di surgelati che io chiamavo 'bombe epatiche': aveva riempito la casa di frigoriferi e congelava pure l'acqua".