La figlia di Wanna Marchi si confessa a "Domenica Live"
A Domenica Live, una lunga intervista realizzata da Barbara d'Urso a Stefania Nobile, la figlia di Wanna Marchi che ha da poche settimane finito di scontare la pena di 4 anni per associazione a delinquere e truffa. "Non sono innocente, - ha detto - ma ho finito di pagare le miei colpe. Ho sì denunciato il giudice Antonio Esposito alla Corte di Strasburgo perché ha anticipato la nostra condanna".
Alla domanda se si è pentita, l'ex telembonitrice ha risposto: "No, io odio i pentiti perché per me il pentito è un collaboratore di giustizia che cerca incolpando gli altri di non pagare le proprie colpe". E aggiunge: "Non ho chiesto né patteggiamento, né il rito abbreviato. Io ho affrontato il mio processo andando a tutte le udienze. Merito rispetto per aver scontato la pena". Dopo aver rivisto le immagini che ripercorrono il giorno della sentenza, la Nobile ha detto: "Sentire la sentenza mi fa ancora effetto, e mi sembra impossibile essere riuscita a mettere la parola fine".
Poi precisa: "Sono a favore dell’amnistia, dell’indulto, ma soprattutto sono a favore delle carceri migliori, perché le carceri sono una vergogna! Sono una cosa vergognosa di questo Paese, perché è giustissimo che chi sbaglia paghi, ma c’è modo e modo di pagare. Per pagare non c’è bisogno di essere trattati peggio delle bestie e in condizioni sanitarie paurose".
Sempre sull'argomento specifica: "Quando si esce dal carcere non è vero che tutti gli agenti penitenziari sono gentili. Io sono stata umiliata in tutti i modi, in cella senza riscaldamento, fai la doccia e ti lasciano per ore senza asciugarti i capelli., spesso alcuni ridono di te e poi purtroppo c’è chi si diverte a farti più male. Ad esempio, per colpa della mia artrite reumatoide dovevo tenere le manette un po’ meno strette, ma c’è stato chi si divertiva a stringermele di più. Posso dire che io sono stata trattata peggio".
Sul rapporto con la madre la Nobile racconta: "Mia madre ed io siano state in carcere a Bologna insieme, nella stessa cella per alcuni mesi insieme poi si è aggiunta un’altra detenuta. Dopo sono stata spostata e ci siamo scritte diverse lettere nelle quali le raccontavo un sacco di bugie. Non potevo dirle che facevo la doccia con le pareti sporche di escrementi delle altre detenute..non potevo dirle che molte detenute abusavano di tranquillanti e psicofarmaci perché a molti faceva comodo che dormissero… come facevo a raccontarle la verità?".
Dopo avere rivisto le immagini del processo, la figlia di Wanna Marchi ha dichiarato: "L’errore più grosso è di aver chiesto le telecamere in aula, ma ho peccato di presunzione perché dietro ogni ripresa televisiva c’è dietro un regista e dal processo è emersa solo l’accusa e non la difesa - ha poi aggiunto: “Durante tutto il processo, per me c’è stato un accanimento che è andato oltre. Parlo degli accusatori che sono andati oltre e che da 12 anni parlano di questa storia".
Conclude con: "L’insulto più doloroso è stato sentir dire che ho inventato la malattia per uscire dal carcere. Quando sono uscita non sono andata a Courmayeur, ma sono andata in un centro clinico e soprattutto lasciavo lì mia madre, il mio più grande amore della vita".