Un crimine, tanti sicari

Chi ha ammazzato il Festival di Sanremo?

La trama sembra uscita dalla penna di Agatha Christie, una sorta di "Assassinio sull'Orient Express" dove ogni personaggio dà una pugnalata per mandare al creatore la vittima

di Domenico Catagnano
04 Mar 2006 - 16:28

L'agonia è lenta, impietosa e impetuosa. L'elettroshock di Bonolis aveva dato una botta di vita, ma è stato come il passaggio di una cometa, l'eccezione che conferma la regola: stanno ammazzando il Festival. La trama sembra uscita dalla penna di Agatha Christie, una sorta di "Assassinio sull'Orient Express" dove ogni personaggio dà una pugnalata per mandare al creatore la vittima.

E l'arma del delitto, anche quest'anno, è passata di mano in mano. L'ha tenuta parecchio Giorgio Panariello, che è partito davvero allo sbaraglio. Monologhi mediocri, conduzione in crescendo ma a livelli poco più che sufficienti, l'impressione di trovarsi lì per caso. Certo, gli va riconosciuta l'onestà di essersi preso le sue belle responsabilità, difendendo in primis i suoi autori per alcune scempiaggini che gli avevano scritto.

Ma anche loro, gli autori, Eddi Berni, Riccardo Cassini, Claudio Fasulo, Pietro Galeotti, Carlo Pistarino e Claudio Sabelli Fioretti, hanno le loro colpe. La farina del loro sacco c'è, al di là del fatto che l'ultima parola su quello da dire sul palco l'abbia avuta Panariello. Perle come la pizza Margherita che viola la par condicio o l'inopinato attacco dei cinesi sono uscite dalla loro fantasia. Va bene essere nazional-popolari, ma a tutto c'è un limite.

Complice, ma con qualche attenuante, lo scenografo da Oscar Dante Ferretti. Il suo modo di vedere il palco può piacere o non piacere: sicuramente innovativo, ma c'è chi l'ha giudicato buio, funereo, qualcuno ha scritto che l'aveva pensato solo per dare la giusta cornice alla macabra esibizione della Oxa. Però sarebbe stato lui a impuntarsi per non volere i fiori sul palco, e la cosa ha fatto arrabbiare tutta Sanremo, amministratori e floricoltori in primis.

La migliore l'ha detta il vicesindaco della città Andracco, uno showman prestato alla cosa pubblica (e se chiamassero lui come autore in futuro?): "La Rai ha pensato talmente presto ai fiori che quando è cominciato il Festival questi si erano seccati". A poco sono serviti i mazzi di "Bouquet Sanremo" scambiati quasi di nascosto sul palco: l'Ariston ha perso il suo profumo perché Ferretti avrebbe detto di no. La regia di Paolo Beldì non ha entusiasmato, nessuno sprazzo di quell'originalità a cui ci ha abituato. Ma dicono che gli hanno detto di svolgere solo un attento compitino, e lui quello ha dovuto fare.

Anche le giurie ci hanno messo del loro, perché, puntualmente, parecchie tra le migliori proposte musicali del Festival sono state mandate subito a casa. Rimane il mistero di come queste giurie siano state selezionate, perché se viene presa gente che acquista i cd, come si spiega che spesso le copie le vendono gli artisti sbattuti fuori? Aridatece la giuria di qualità, che è durata solo un anno e che sarebbe stata eliminata perché nel 2000 avrebbe determinato la vittoria degli Avion Travel. E la cosa non sarebbe piaciuta a molti addetti ai lavori, come ha confermato anche Mario Venuti, uno dei trombati di quest'edizione.

Se c'è però un mandante, quello è Mamma Rai. Sempre in bilico tra tradizione e innovazione, persa tra i vorrei ma non posso e i vorrei ma non voglio, la tv di Stato non è riuscita a confezionare uno show equilibrato, ma qualcosa che non è nè uno spettacolo di canzoni nè un varietà. Cinque serate sono troppe, e troppo è durata ogni singola serata, gonfiata in maniera sproporzionata dalla pubblicità. Cosa che anche a Panariello non è andata giù. "Gli spot massacrano il Festival", s'è lasciato scappare. Farraginoso anche il meccanismo della gara, un regolamento che in due serate elimina sei cantanti e che in una botta sola ne fa fuori dieci. Per non dire dei giovani, che hanno cantato a notte fonda. Li hanno seguiti con attenzione solo amici e parenti stretti.

Last but not least la questione cachet. Può un'azienda finanziata da soldi pubblici invocare la privacy per nascondere le cifre di una manifestazione così importante? Ma davvero questo Festival è costato tra i sette e i nove milioni di euro? Se davvero hanno assassinato Sanremo, sono stati scelti i migliori sicari sul mercato che non hanno fatto nessuno sconto.

 

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