L'attore, protagonista di "Walker Texas Ranger", ha citato in giudizio alcune case farmaceutiche e chiesto 10 milioni di dollari
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"Mia moglie avvelenata dal gadolinio, sostanza che viene iniettata nel corpo come mezzo di contrasto per le risonanze magnetiche". Questa l'accusa che Chuck Norris, 77 anni, ha rivolto ad alcune grosse case farmaceutiche produttrici di macchinari e prodotti per la RM (tra cui l'italiana Bracco, ndr) chiedendo un maxi risarcimento di 10 milioni di dollari. L'attore, protagonista di "Walker Texas Ranger", ha dovuto abbandonare la carriera cinematografica per dedicarsi interamente alle cure della moglie Gena, 54 anni.
Secondo l'attore e campione di arti marziali la moglie avrebbe cominciato a stare male circa cinque anni fa, dopo essersi sottoposta a tre esami diagnostici con mezzo di contrasto nel giro di pochi giorni a causa di un'artrite. Poco dopo la terza somministrazione di gadolinio, metallo che si trova negli agenti di contrasto utilizzati in molte scansioni, la donna avrebbe cominciato ad avvertire un generale malessere, bruciore in tutto il corpo, "come se mi avessero iniettato dell'acido", ha spiegato lei stessa e una forte stanchezza, debolezza e tremori: "Pensavamo stesse morendo", ha raccontato Norris. Portata più volte in pronto soccorso i medici avrebbero escluso la reazione tossica al gadolinio ma Chuck non si è arreso fino a che qualcuno non ha confermato i suoi sospetti. Da allora l'attore ha messo in stand by la sua carriera per dedicarsi alle cure della moglie, che è dovuta restare a letto immobile per mesi. La richiesta di un maxi risarcimento arriva adesso da parte dei coniugi Norris, insieme alla causa legale presentata alla Superior Court di San Francisco, per i danni subiti, le spese mediche e i mancati guadagni di lui.
La Radiological Society of North America si giustifica dichiarando che il gadolinio viene usato per esami diagnostici in circa un terzo dei 60 milioni di scansioni per RM eseguite ogni anno in tutto il mondo senza effetti collaterali. Questo metallo dovrebbe essere espulso in poche ore attraverso l'urina, anche se recenti ricerche suggeriscono che si possa depositare in alcune zone del corpo, tra cui le ossa, i reni e il cervello.