A TGCOM24

Davide Paganini: "Il mio cecchino duro in conflitto con Raoul Bova"

L'attore, che in "Fuoco Amico" interpreta il tiratore scelto Paolo Visentin, svela a Tgcom24 i retroscena della fiction di Canale 5

di Viviana Pentangelo
19 Apr 2016 - 11:50

In "Fuoco Amico" (in onda ogni mercoledì in prima serata, su Canale 5), è Paolo Visentin, il cecchino fumantino della Task Force 45 guidata da Enea De Santis, alias Raoul Bova. Un ruolo che è piaciuto come pochi a Davide Paganini, che a Tgcom24 svela i retroscena della fiction e racconta quanto si sia divertito nei panni del soldato dalla testa calda: "E' stato come tornare bambini, sul set mi sentivo in gita scolastica".

Davide Paganini, genovese, classe 77, è un attore per vocazione e divertimento, tennista mancato che a 16 anni ha abbandonato la racchetta per abbracciare la recitazione, dopo quella che definisce una "chiamata con scatto alla risposta che sto ancora pagando". Apparso in tante fiction, da "Il tredicesimo Apostolo" a "Don Matteo", Paganini oggi è al cinema con il road movie generazionale "WAX" e a Teatro con lo spettacolo "Dunque lei ha conosciuto Tenco?" (di cui è anche regista), che racconta Tenco e la scuola genovese. In tv, in "Fuoco Amico - Task Force 45 - Eroe per Amore" , è lo sniper Paolo Visentin, che definisce la "testa calda del gruppo".

Il tuo personaggio ha un bel caratterino...
Paolo è una persona dura, un soldato poco garibaldino che entra in conflitto col capitano Enea/ Raoul Bova e con la Task Force perché cerca di dire la sua su come bisogna tentare di salvarsi. Ha personalità e aspira a essere leader

Ti rivedi in Visentin?
E' molto lontano da me perché è un militare, ma oggi è uno dei personaggi che mi rispecchia di più

Hai dovuto affrontare una preparazione specifica per questo ruolo?
Certo. Abbiamo avuto un maestro d'armi che ci ha addestrati per un paio di settimane, ci ha spiegato come sparare, come si porta uno zaino... E' stato divertente. Come quando da bambini giocavamo a fare i cowboy

Com'era il clima sul set?
Durante le riprese mi sono sentito in gita scolastica. E' stato un lavoro durato 7 mesi, con tante scene al giorno. E' stato molto faticoso anche perché giravamo nel deserto del Marocco e nelle fredde caverne della Sardegna, ma è stato tutto all'insegna del divertimento e dell'affiatamento che si è creato sul set con Raoul, gli altri ragazzi e un direttore d'orchestra talentuoso come il regista Beniamino Catena. Lavoravamo affiancati dagli incursori di Cagliari, con i loro mezzi. Pensa che il primo giorno mi hanno scambiato per un incursore di Livorno e si sono arrabbiati perché credevano che la produzione avesse contattato anche la concorrenza! Tra loro evidentemente c'è rivalità. Sembravo davvero un militare quando non ho fatto nemmeno la leva! Diventare qualcun altro è uno degli aspetti che più mi piace del mio lavoro

Il personaggio più agli antipodi che ha interpretato?
Un matricida. Mi è riuscito bene.

Sei al cinema con "WAX" un film che racconta la crisi dei 30enni di oggi in Europa. Per gli attori 30enni, invece, quali sono i problemi?
Per la mia generazione il problema è la precarietà, sotto tutti i punti di vista, sociale, dei rapporti e soprattutto lavorativa. Anche per gli attori il problema è il lavoro. Prima c'erano grossi contratti e tanto lavoro, oggi c'è meno lavoro e contratti più piccoli. Vogliono farlo diventare un lavoro normale, anche se normale non è. Non perché abbiamo delle responsabilità, tipo i medici, ma perché non hai continuità lavorativa e un bonifico che ti arriva a fine mese, quindi devi stare attento. Poi ci sono le solite dinamiche all'italiana, con persone che vanno avanti per motivi altri. Io vado avanti per divertimento. Posso stare anche a pane e acqua per un po'. E' la noia del non fare niente e la paura di restare senza lavoro che rovina. Io ho aperto una società di teatro.

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