Fotogallery - La fotostoria della quarta serata del Festival di Sanremo 2024
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Serata dedicata a cover e duetti: molte le esibizioni degne di nota, forte emozione per le interpretazioni di Angelina Mango, Mahmood e Alfa con Roberto Vecchioni
di Massimo Longoni© IPA
Quarta serata per il Festival di Sanremo 2024. Dopo le esibizioni di tutti e 30 i Big nella serata di apertura, dei primi 15 avvenuta nella serata di mercoledì, dei restanti 15 Big giovedì, si sono esibiti di nuovo tutti in cover e duetti. Molte le esibizioni degne di nota, forte emozione con le performance di Angelina Mango e di Alfa con Roberto Vecchioni, bravissimi anche Mahmood e i Santi Francesi con Skin.
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Sangio si affida all'autocover, esercizio che se non nobilitato da una rilettura lascia un po' il tempo che trova. L'elemento di rottura è nel duetto con la popstar spagnola ma anche questo il plus sembra davvero ridotto. 5
Arrangiamento ricercato ma rispettoso dell'originale e uno straordinario sfoggio di vocalità. Annalisa dimostra anche di saper scurire il proprio timbro per avvicinarsi maggiormente alla Lennox sulle note basse, e le armonizzazioni con Veronica sono una gioia da sentire. 8,5
Ahimè la performance di Rose è purtroppo lontano dall'essere impeccabile e il risultato è che l'impasto vocale con quello della "Gianna nazionale" è a dir poco traballante. Peccato, un'occasione persa. 5
Correttamente i due non si discostano dalla versione originale ma, nonostante si parli di una ballad pianistica, manca tensione senza contare che il brano sembra anche prestarsi poco a un versione a due voci. 6
Il repertorio di Tozzi è un conto in banca, Stash e compagni suonano in maniera brillante lasciando al "maestro" il giusto spazio. E il risultato non può che essere trascinante. 7+
Duetto rischioso, perché avere al fianco un mostro sacro come Vecchioni può essere un onore ma anche un peso per il confronto. Invece quella che ne esce è emozione pura: per Alfa una pubblica investitura, per Vecchioni una standing ovation. 8
Non è nemmeno il caso di valutare la rielaborazione del brano. Quella di portare su questo palco una leggenda come Pino d'Angiò è l'idea che merita gli applausi. 7
Un duetto tutto intensità ed emozione, con Irama che al cospetto di Cocciante si fa quasi piccino perché una cosa così non accade tutti i giorni. 7,5
Quanto si divertono i due a scambiarsi i ruoli sui brani arrivati al primo e secondo posto nel 2017! Soprattutto la Mannoia si scatena tirando fuori il suo lato più giocoso. 7
Scegliendo la canzone di Leonard Cohen si prendono il rischio di misurarsi con un brano stra-sfruttato nei talent. Certo che se poi sfoderano una prova vocale di questo tipo gli si perdona tutto, anche se un filo di misura in più non guasterebbe. 7+
All'Ariston (e a casa) scatta il momento karaoke. Proprio per questo motivo la scelta di cantare gran parte di "Sarà perché ti amo" in spagnolo è incomprensibile. 6,5
Ghali conferma che la sua è la presenza più politica di questo Festival. La sua performance, che parte con un cantato in arabo per arrivare all'omaggio a Toto Cutugno con "L'italiano", passando per "Cara Italia", è un inno all'accoglienza e all'integrazione. 8
Orchestra sugli scudi in questo arrangiamento dove le due voci faticano a trovare un amalgama perfetta. 5,5
A lei non piace vincere facile e al proprio greatest hits preferisce un brano di Tenco. Dopo uno stop a causa di un problema tecnico parte a mille e offre un'interpretazione di grande effetto, dove il suo graffio risulta particolarmente efficace. Solo una domanda: perché non far cantare anche Venerus e usarlo solo come chitarrista? 7,5
Fondendo radici napoletane e modelli internazionali dà vita a quanto di più sinceramente hip hop si sia mai visto su un palco dove il rap spesso arriva depontenziato se non in una forma folkloristica. 7,5
Affronta il compito più difficile mostrando un lato di sé molto diverso da quello della noia. Una versione delicata e intima, appoggiata su archi e pianoforte e con un crescendo orchestrale che va di pari passo con quello emotivo. Ma tutto questo è contorno per un'interpretazione da brividi. Colpo da ko. 8,5
E improvvisamente all'Ariston è estate, Salento, chiringuito sulla spiaggia. Peccato che fuori stia piovendo un mondo freddo. 6-
Operazione ardita nella quale cuce le sue canzoni alla musica di Morricone. Presuntuoso o ambizioso? La resa complessiva non è neanche così male ma Morricone scompare un po'. 6-
Mahmood sceglie di non blandire il pubblico e affronta un classico di Lucio Dalla facendone una versione scarna, tutta incentrata su interpretazione e intreccio vocale con il coro dei Tenores di Bitti, con armonizzazioni da brividi. Coraggioso. 8
Alle radici del pop melodico italiano degli anni 90. Mr Rain riporta sul palco un pezzo della nostra storia e dal quale è nato musicalmente anche lui. 6+
Negramaro con Malika Ayane, "La canzone del sole"Il gruppo salentino è ormai "classico" tanto che per le cover punta sul classico dei classici: Lucio Battisti. Versione elegante, raffinata e arrangiata in modo molto vicino alla poetica negramaro. 7+
Scegliere tre successi entrati nel cuore della gente in maniera così profonda è un'arma a doppio taglio. Il rischio autogol viene evitato soprattutto grazie a Emma ma in questa serata è troppo poco per spiccare. 6
Rock epico e sinfonico, a questo tendono i tre ragazzi del Volo, e la scelta di questo pezzo per le cover è particolarmente significativa. Versione muscolare, forse non troppo elegante ma di grande impatto. 6,5
Introdotta da una parte in prosa recitata da Filippo Timi la versione del cantautore tarantino rilegge in maniera personale il classico di De André. La differenza di vocalità porta il brano in un mondo diverso (il graffio lo mette Savoretti), l'orchestrazione lo eleva. Un altro gioiello. 7,5
Chi si definisce punk oggi con chi il mondo del punk lo ha visto da vicino. L'abbinamento era affascinante e logico. L'arrangiamento è fuori fuoco: l'originale del 1982 era molto più dirompente. 5,5
Nell'accoppiamento il Tre svela la sua inclinazione cantautorale anche perché nel duetto si trova perfettamente a proprio agio. 6+
Prendi il classico delle Labelle, mettici dentro qualche barra, un inserto in napoletano e condisci tutto con abiti burlesque e soprattutto grinta da vendere. Sfrontate. 7
Versione "Stomp", con percussioni tribali martellanti ed Ermal che sottolinea quasi urlando il verso "le vostre inutili guerre". Apprezzabile. 6,5
Vista l'ora tarda Fred decide di trasformare l'Ariston in una discoteca per scuotere un po' di torpore. E con le canzoni degli Eiffel 65 ha gioco facile. 6,5
Essendo in due duettano tra di loro, coverizzando i propri brani. Un inno all'autoreferenzialità. Senza nulla togliere al valore delle canzoni scelte, un filo di sforzo in più non avrebbe guastato. Però si sono divertiti un sacco 6