La leader di Fratelli d'Italia ha parlato anche del burrascoso rapporto col padre: "La sua morte mi ha lasciato indifferente"
Giorgia Meloni si racconta per la prima volta a Silvia Toffanin, in un’intervista ritratto sulla sua vita. A "Verissimo", la leader di Fratelli d'Italia ha lasciato da parte la politica, per ripercorrere la sua infanzia caratterizzata dall’amore per la madre e la sorella, ma allo stesso tempo dal burrascoso rapporto con il padre: "Mia mamma ha incontrato molte difficoltà nella vita, ha cresciuto due figlie da sola - ha raccontato -. A lei devo tutto. Il suo giudizio è uno dei pochi che temo di più. Mia sorella, invece, è stata la mia guida. Ancora oggi è l’unica persona con la quale ho fisicamente bisogno di parlare al telefono per chiacchierare, per sfogarmi, non c’è nulla di me che lei non conosca" – e prosegue – "mio padre non c’è mai stato. È andato via di casa quando avevo un anno. Lui viveva alle Canarie e noi andavamo da lui una, due settimane all’anno e basta. Ma quando avevo undici anni, lui fece un discorso che non si dovrebbe fare ad una ragazzina e io gli dissi ‘Non ti voglio vedere mai più’. Quando è morto non sono riuscita davvero a provare un’emozione, è come se fosse stato uno sconosciuto".
La leader di Fratelli D'Italia, in uscita con un libro dal titolo "Io sono Giorgia", ha rivelato a Silvia Toffanin di aver subito episodi di bullismo durante l’adolescenza per via del suo pese: "Mi chiamavano cicciona. I nemici hanno sempre un'utilità perché ti fanno crescere e mettere in discussione". Anche acquisire credibilità in politica, da giovane donna, non è stato facile: "Non mi sono mai sentita discriminata per il fatto di essere una donna, ma magari a qualcuno non piaceva l’idea di avermi come condottiera. Ho reagito con la determinazione e il buon esempio".
Meloni è sempre al centro di numerose critiche che non hanno risparmiato neanche il suo lato più intimo di madre: “Le critiche sono la cosa più naturale per chi fa il mio lavoro. Gli insulti non li leggo e non mi fanno quasi più male. Però, ho sofferto quando annunciai di aspettare mia figlia Ginevra al Family Day. Ci sono stati molti hater che mi hanno augurato di abortire. Questa cosa l’ho patita perché mi sono sentita in colpa, come se, alla prima prova di maternità, non l’avessi protetta”. E a chi l'accusa di omofobia dice: “È falso e verificabile perché io faccio politica da trent’anni e in tutto il mio percorso non si trovano parole omofobe. Certe etichette si affibbiano alle persone per non doversi mettere a confronto”.