Prende il via domenica su Canale 5 la docu-serie in nove puntate girata interamente in Sicilia, in un dialogo tra cultura contemporanea e messaggio cristiano
di Massimo Longoni© Ufficio stampa
"Il discorso della montagna - Storie di beatitudini”, la nuova docu-serie condotta da don Marco Pozza, prende il via domenica 23 ottobre, alle 8:45 su Canale 5. Nove puntate, ognuna delle quali racconta la storia di donne e uomini che hanno sofferto ma non si sono rassegnati, hanno combattuto e hanno trovato il modo per risollevarsi. I protagonisti hanno intravisto un senso nella loro vita, spesso grazie a incontri con persone che li hanno accolti senza pregiudizi, per aiutarli a diventare quello che sono oggi.
"L'idea arriva da una mia passione - spiega don Marco Pozza -. Quando ero studente al liceo classico ero innamorato di Giovanni Verga e siccome quest'anno cade il centenario della morte sono tornato su alcune letture fatte, soprattutto sul concetto dei vinti che ha descritto con i suoi romanzi".
Lei è cappellano del carcere di Padova, in qualche modo ha a che fare con persone "vinte" ogni giorno?
Esatto, quel tema è pane quotidiano. Quindi mi sono chiesto potessi fare per non far cadere invano questo anniversario. E così ho cercato di unire la figura del Verga con quella parte del Vangelo affine nei temi, creando un ponte tra cultura e spiritualità. E mi è venuto così in mente il Discorso della montagna sulle beatitudini e mi sono reso conto che quello che Verga ha messo in letteratura Gesù lo aveva messo in un discorso duemila anni prima.
La docu-serie è completamente ambientata in Sicilia.
Sì, proprio per legarmi a Verga. Mi piaceva l'idea di tornare dove lui era vissuto e aveva scritto, nella città di Catania e, dopo duemila anni dal discorso di Gesù, andare a vedere come si possono declinare oggi queste nuove beatitudini. Abbiamo scelto come campo base la comunità di Sant'Egidio e poi abbiamo cercato di declinare ogni beatitudine attraverso una storia contemporanea.
Di che genere di storie parliamo?
Ovviamente sono storie di persone "vinte", che magari sono state messe per terra dalla vita, ma che allo stesso tempo non si sono arrese. Quindi sono storie di coraggio e di non rassegnazione.
Come sono strutturate le puntate?
Ci sono le mie interviste a queste persone nell'ambiente in cui vivono, poi, dalla vetta dell'Etna, cerco di fare un affondo su questa storia cercando di estrapolarne il valore teologico. Il tutto poi è introdotto all'inizio di ogni puntata da un testo del Verga che viene letto da un'attrice di Catania, Giulia Fiume. Il tentativo è quello di mettere in dialogo il messaggio cristiano con la cultura contemporanea spalleggiati dal grande autore siciliano.
Sono nove puntate, ognuna delle quali affronta una beatitudine. C'è un filo rosso che le unisce tutte?
La battaglia che stanno combattendo. Ognuno di noi lo fa. Magari i vinti poi questa battaglia la perdono, ma è bello vedere quali sono le logiche che spingono una persona a non rassegnarsi. Se potessi trovare un filo conduttore che unisce tutte queste storie è proprio il concetto di non rassegnazione. Una rabbia che ha portato qualcuno a deragliare nella vita mentre altri sono riusciti a trasformarla in creatività.
Al centro del primo appuntamento c'è Alice, una ragazza di 16 anni, che ha deciso di impegnarsi in una battaglia ambientalista contro il destino a cui il nostro Pianeta sta andando incontro. Quindi le storie mescolano difficoltà concrete quotidiane e grandi ideali?
Tutte le storie partono da un concetto: di fronte a qualcosa che ci accade la persona si domanda cosa può fare con quello che è accaduto? Alice, lotta per l'ambiente. Poi abbiamo la storia di un presidente della Corte di Assise, quindi uno che cerca di garantire la legge in una città nella quale spesso è messa alla berlina. Abbiamo una signora di 85 anni che ha preso il diploma cinque anni, e poi la storia di Franchina, un travestito che si prostituisce.