L'intervento al programma di Italia 1: "Non dobbiamo condannarli alla solitudine"
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"Dietro la malattia mentale spesso si celano sensibilità uniche". A "Le Iene", Alba Parietti parla della malattia della madre: l'attrice è showgirl è stata protagonista di un toccante monologo nel corso della puntata di martedì 18 marzo.
Parietti inizia il racconto della malattia della madre con una frase: "Molti anni fa dissi a mio padre: preferirei che la mamma morisse - ha rivelato -. Non lo pensavo davvero, ma questo può farvi capire quanto fosse doloroso il rapporto con una donna che poteva essere la mamma dei sogni, una fata, e poi una strega che mi spaventava, che mi feriva, pur senza volerlo".
Una patologia scoperta dall'attrice quasi per caso: "Mia madre è stata un mistero per me quasi tutta la vita, l'ho risolto solo pochi anni fa quando in un cassettone ho ritrovato centinaia di quaderni scritti in segreto, dai 7 anni fino alla sua morte - ha raccontato Parietti -. Lei parlava della guerra, di mio padre, ma soprattutto della sua malattia mentale, e diceva di sé: questa è la storia di Graziella, una povera schizofrenica e di come ho fatto amicizia con lei. In quelle parole ho scoperto una donna molto divertente, raffinata, geniale, cresciuta tra la corte dei Savoia e la Resistenza. E ho capito che i suoi comportamenti non erano certi figli della cattiveria o del sadismo, ma di un male che nascondeva a tutti, come aveva nascosto a me per dieci anni l'esistenza di suo fratello: mio zio Aldo. Anche lui schizofrenico, internato nel manicomio di Collegno".
L'attrice poi ha voluto lanciare un messaggio a chi si trova a condividere la propria vita con persone affette da problemi di salute mentale: "Questi due grandi dolori mi hanno insegnato che dietro la malattia mentale si celano sensibilità uniche, menti geniali e straordinarie con una forza straordinaria, che però non deve diventare una condanna alla solitudine - ha aggiunto -. Mia madre, come molto spesso succede, fingeva di star bene per non diventare uno scarto della società. E purtroppo, oggi, lo stigma della malattia mentale rimane immutato. Per questo, vi dico: mettetevi all'ascolto, aprite le vostre braccia a chi soffre e ai doni che può offrire. La comprensione non è solo un atto d'amore. La comprensione non è solo un atto d'amore ma è un atto di giustizia e civiltà, perché troppo spesso ci accorgiamo del valore di una persona solo quando è troppo tardi".