Fotogallery - I balletti di "Michelle Impossible"
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Mercoledì 8 marzo va in onda l'ultima puntata del one woman show di Michelle Hunziker. Tgcom24 ha sentito il coreografo di fama internazionale che si è occupato del programma
di Massimo Longoni© Ufficio Stampa Mediaset
Per "Michelle Impossible & Friends" è arrivato il momento del gran finale. Mercoledì 8 marzo, in prima serata su Canale 5, va in onda l'ultima puntata del one woman show di Michelle Hunziker. Ospiti saranno: Pierfrancesco Favino, Pio e Amedeo, Piero Chiambretti, Articolo 31, Serena Autieri e Alessandro Ristori. Tra i momenti di spicco dello spettacolo ci sono i balletti coreografati da Laccio, coreografo italiano che ha nel curriculum eventi internazionali come la cerimonia di apertura dei Mondiali di calcio 2022 in Qatar e l'Eurovision Song Contest di Torino. "Con Michelle abbiamo lavorato su ironia abbinata all'eleganza - dice a Tgcom24 -, perché per lei le cose devono andare sempre di pari passo".
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Nella costruzione di "Michelle Impossible & Friends" l'apporto di Laccio, al secolo Emanuele Cristofoli, è al tempo stesso un fiore all'occhiello e un tassello fondamentale. Solo negli ultimi anni è passato dalle esibizioni di Laura Pausini al Festival di Sanremo a quella dei Maneskin al Saturday Night Live, dalla cerimonia di apertura dei Mondiali al mondo del cinema, lavorando con Paolo Sorrentino per "The New Pope" e "Loro". Inoltre, è sua la direzione artistica e realizzazione coreografica della versione italiana del musical "Tutti parlano di Jamie", in scena da marzo 2022.
Per "Michelle Impossible" che tipo di lavoro hai fatto?
Il bello di Michelle Hunziker è che, nonostante la sua ironia che è alla base di tutto, lei riesce a fare sempre un lavoro molto elegante. Lei adora riuscire ad abbinare al divertimento e all'ironia la classe. Quindi dal punto di vista estetico e coreografico ci siamo detti da subito che dovevamo provare a mantenere l'eleganza nel programma. E devo dire che ci siamo riusciti.
Qual è per te il segreto di Michelle Hunziker?
Il lavoro. Lei è una che lavora sodo e quello che si vede in trasmissione è frutto di ore e ore in sala prove, non c'è nessuna improvvisazione. E oggi non è una cosa così scontata. Si tende sempre più ad asciugare i giorni di prove, il tempo della preparazione, ma poi i risultati si vedono. Con Michelle questo non accade.
Il tuo vero nome è Emanuele Cristofoli. Quando Emanuele ha lasciato il posto a Laccio?
Laccio è nato in una sala prove. Quando ho iniziato a danzare la mia insegnante per errore mi ha chiamato così perché avevo una scarpa slacciata. Facevo parte di una crew di ballerini dove tutti avevano dei soprannomi e così mi è rimasto. Alla fine però funziona, perché resta in mente.
Tu nasci come interior designer. Come è entrata la danza nella tua vita?
Ho iniziato a danzare che ero già grande, a 17 anni. Nella mia testa mai avrei pensato di fare questo mestiere. Poi sono partito per un tour con Tiziano Ferro come ballerino e da lì ho capito che sarebbe potuto diventare un mestiere.
Da danzatore sei poi passato dall'altra parte della barricata diventando coreografo.
Gli inizi sono stati da ballerino ma mano a mano che andavo avanti ho iniziato a pensare e a curare l'aspetto estetico degli spettacoli. Un po' mettendo insieme le mie competenze da interior designer nelle scenografie e nelle messe in scena. Poi ho sempre avuto grande interesse per il mondo della moda. Così sono arrivato a fare direzioni creative.
Come cambia il tuo impegno tra un evento di grandi dimensioni e il lavoro con una singola artista?
Parto dall'idea che il risultato debba diventare un'immagine. Se l'immagine è su una singola artista, come nel caso di Laura Pausini a Sanremo l'anno scorso, viene fatta da elementi di scenografia. Più è grande lo stage e più questa scenografia può essere fatta anche da persone, come accaduto ai Mondiali. Nel primo caso la difficoltà è far capire all'artista cosa è giusto per lui, invece sui lavori grandi è il coordinamento di tutti.
Quale è stato il progetto più difficoltoso che hai affrontato?
Ogni lavoro ha le sue difficoltà, dal più piccolo al più grande. Ogni volta dico "come questo mai più" salvo venire regolarmente smentito. L'ultimo step dei problemi da affrontare è proprio la parte coreografica, perché prima c'è un processo molto più lungo.
Nel progettare una performance ti affidi esclusivamente alla tua idea dell'artista con cui devi lavorare o sei solito confrontarti con lui prima?
Sicuramente arrivo con delle proposte. Io parto dall'idea di sorprendere l'artista. Se però mi trovo di fronte a qualcuno che ha le idee chiare il mio compito è prendere quella idea e portarla dall'astratto al reale. In ogni caso punto a lavorare attorno alla personalità dell'artista e non stravolgerla. Bisogna conoscere la storia di quelli con chi si lavora.
Progetti in cantiere?
Sto per lavorare con un altro regista premio Oscar, ma al momento non posso dire di più.
Qualcuno ha mai rifiutato un'idea che gli avevi proposto?
Non mi pare. Sicuramente alcuni artisti fanno sudare più di altri. Ambra per esempio. Con lei bisogna sempre passare dal caos per arrivare un risultato finale, ed è il suo bello. Ti provoca molto e questo è sfidante, non si accontenta mai della prima idea.
Nel cinema invece come cambia il tuo lavoro. Immagino che un regista come Paolo Sorrentino abbia bene in mente come vuole una sequenza.
In realtà è molto bravo a spiegarti quali sono le sue esigenze dopodiché ti lascia mano libera. E' consapevole che a un certo punto il suo lavoro finisce e inizia il tuo. Lavorare con lui è stato straordinario.