Mikaela Calcagno, il calcio nel dna: "Il futuro? bisogna sempre pensare in grande"
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La conduttrice di "Serie A Live" su Mediaset Premium si racconta a Tgcom24, tra passato, presente e qualche sogno nel cassetto
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Rigore, preparazione e fascino. Dal 2008 Mikaela Calcagno è il volto dei posticipi e degli anticipi di serie A su Mediaset Premium dove conduce "Serie A Live" oltre che "Europa League", in onda anche su Italia1. "Dicono che quello del calcio sia un mondo maschilista ma non ho avuto problemi" dice a Tgcom24. E per il futuro? "Non mi pongo limiti, bisogna pensare in grande: non è detto che lo sport sia per sempre".
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Il calcio per lei è sempre stato nel dna. Una passione di famiglia, visto che il padre era presidente dell'Imperia calcio e per Mikaela appassionarsi è stato naturale. Dopodiché la passione è diventata anche un lavoro. "Ho mosso i primi passi a Imperia nei giornali locali - racconta -, poi sono passata da Genova a Roma e infine a Milano, occupandomi più o meno sempre dell'ambito calcistico, a parte una piccola parentesi con il basket".
Hai trovato difficoltà nell'affrontare la conduzione di un programma che affronta le partite a caldo?
In realtà non molte. Tutti dicono che è un ambiente maschilista ma io mi sento di smentire. E' vero che c'è un po' di pregiudizio perché partono dal presupposto che non hai mai giocato a calcio e quindi non sai di cosa stai parlando. A parte il fatto che io a calcio ci ho giocato, anche se non a livelli professionistici, devo dire che mi sono sempre trovata bene. Sono una a cui piace imparare, quindi studio, mi preparo, sono aperta alle esperienze di tutti e raccolgo qualcosa da tutti.
Come definiresti il tuo stile?
Ho una impostazione piuttosto aggressiva, ma in generale la nostra una squadra di lavoro che non fa sconti a nessuno. Se c'è da fare una domanda cattiva, non per la polemica fine a se stessa ma perché è necessario farla, non ci tiriamo di certo indietro. Qualche volta forse mi perdonano un po' di più perché penso che a rispondere male a una donna ci si pensi un attimo, ma non sono mancate le occasioni in cui qualcuno si è tolto gli auricolari e se ne è andato.
Qualcuno in particolare?
Nomi non ne faccio anche perché comunque ce ne sono stati diversi. Tante volte si sono arrabbiati. A caldo qualcuno ha reagito male ma poi si è sempre appianato tutto perché comunque capiscono che lo stesso metro di trattamento vale per tutti.
Hai una squadra del cuore?
Io ho sempre tifato Sampdoria. Si cambia tutto ma la fede calcistica non si cambia mai.
E quando si accede la luce della telecamera riesci a dimenticarla?
Dimenticarla no, ma quando si fa questo tipo di lavoro si è portati a guardare tutte le cose con obiettività. Anzi, se proprio devo dire la verità mi sono resa conto a volte di eccedere al contrario: se si tifa per una squadra si corre il rischio di essere persino un pochino più critici verso di lei, magari proprio perché incosciamente c'è il timore che qualcuno colga qualche forma di benevolenza..
Qualche anno fa hai raccontato della difficoltà a trovare un uomo che capisse la tua passione per il calcio. Alla fine hai risolto il problema trovando l'amore nell'ambiente calcistico accanto a Gianluca Paparesta...
Sì, diciamo che ho trovato il giusto compromesso. Quando da donna ti piace il calcio ti piace a livello completo e non tutti capiscono una donna che stia lì a guardarsi le partite. Adesso invece ho trovato una persona che nel mondo del calcio ci è nata e lo ha vissuto da tutti i punti di vista, prima come arbitro ora da presidente del Bari, che una piazza davvero fantastica. Diciamo che abbiamo degli interessi in comune.
Hai qualche sogno nel cassetto per il futuro?
Voglio imparare e crescere a tutti i livelli. Fino a oggi lo sport mi ha dato tanto ma caratterialmente sono una che non si accontenta e mi piace pensare in grande. Credo sia giusto porsi degli obiettivi. Non è detto che lo sport sia la mia strada per sempre, magari un giorno condurrò una trasmissione non calcistica ma che affronti anche altri argomenti.